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 2024  novembre 17 Domenica calendario

La banda degli orologi, «un po’ fan un po’ mariuoli»

Avevano preso un po’ troppo alla lettera il detto: «Trasforma la tua passione in un lavoro e non lavorerai mai un giorno nella vita». La loro passione era il Napoli e però di mestiere rapinavano i calciatori azzurri. Son così finiti in carcere tre giovani partenopei: Gianluca Cuomo, Giuseppe Vitale e Giuseppe Vecchione. Sono accusati di aver aggredito, pistola in pugno, il centrocampista brasiliano David Neres Campos il 1° settembre scorso per sottrargli un prezioso orologio Patek Philippe modello 5164-r del valore di 100mila euro.
I complici sono stati identificati in tempi record dalla Procura del capoluogo campano grazie a una microspia piazzata in un’auto per una diversa inchiesta sul clan Iadonisi del rione Lauro, aggregato di palazzine popolari che, da queste parti, offre rifugio a ogni genere di gaglioffi. I tre avevano assaltato il van che stava riportando Neres in hotel dopo la partita casalinga col Parma a poche decine di metri dall’ingresso dello stadio: dopo aver sfondato con il calcio del revolver il finestrino, si erano fatti consegnare il gingillo della casa di produzione svizzera. «Mamma mia che mostro», esclama estasiato Gianluca Cuomo quando se lo rigira tra le mani. «Vale cento patate», risponde Vecchione. Ma il primo rilancia fiducioso: «Qualche 120, 130mila euro ci devono dare eh...».
Dalle indagini emerge che la gang studia il colpo con cura maniacale, e da mesi. I banditi divorano giornali e siti online specializzati sul Napoli fin dal momento della firma del contratto del calciatore. Al primo match ipotizzano che mister Antonio Conte non lo schiererà in campo. Sempre Vecchione: «Come ha fatto Zuniga (già rapinato nel 2014), va in tribuna perché non può giocare». E vaticina: «Se lo mette sul braccio (il Patek, ndr) perché va a personaggio adesso là sopra». Intendendo dire che il Neres sfoggerà sicuramente l’orologio per darsi un tono alla sua prima uscita ufficiale. L’intuizione si rivelerà esatta: il brasiliano lascia le scarpette al chiodo negli spogliatoi e si gode la partita dagli spalti. Sarà la sua fine.
Il gruppetto conosce alla perfezione il modello di Neres perché lo ha analizzato guardando decine di interviste video su Youtube. Un po’ ultras, un po’ mariuoli. Ancora Vecchione: «Ma a questo lo seguivo già prima perché giocava nel Benfica, è forte come giocatore». Ribatte Cuomo: «Ma questo (l’orologio, ndr) è quello che ho visto il video?». Sì, è proprio quello: si parte. Solo che a guastare la festa dei tre balordi si mette una donna che, la sera della partita, osserva dalla finestra di casa l’aggressione a Neres e corre in Questura a denunciare. Dopo qualche giorno è il panico. I quotidiani locali riportano la notizia che c’è una testimone oculare che ha spifferato tutto agli investigatori. I tre vanno nel pallone, in tutti i sensi: chiamano l’avvocato e si disfano degli indumenti usati per l’agguato. Abiti, scarpe e caschi vengono distrutti in un autocompattatore dell’azienda comunale di igiene urbana. Gianluca incita i compagni a non farsi problemi di immagine: «Sto scalzo, che me ne fotte Peppe... butta... butta».
L’orologio è al sicuro, e bisogna affidarlo a qualche ricettatore di esperienza. Vecchione: «Guarda quant’è bello, guarda...». Gianluca: «Ma è oro?». Vecchione: «È oro, è oro...». E, mentre scorre la rubrica in cerca di qualche piazzista di livello per la refurtiva, Vecchione confida sconsolato all’amico di essere stato truffato su un acquisto online. «Domani mattina devo andare a fare la denuncia», confessa il ladro che è stato a sua volta derubato. Il cortocircuito perfetto.
Il resto è nelle pagine finali dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, che disegna un’altra traccia del gigantesco mercato dei cronografi trafugati. Un affare che, ha spiegato il collaboratore Luca Esposito, genero del superboss Patrizio Bosti, solletica gli appetiti delle cosche. «Io sono un broker, anzi un dealer specializzato nella compravendita di orologi di lusso. Nel mio telefono troverete anche contatti con sultani: il settore degli orologi è in forte espansione», mette a verbale Esposito. «I dealer mondiali durante il Covid si sono tutti trasferiti a Dubai (…) I soldi transitano su conti correnti (...) oppure vengono regolati con permute». E fa il nome anche di due calciatori che farebbero affari con il passamano. «Ho fatto da tramite per un Patek Philippe Tiffany poi andato all’asta per quattro milioni e mezzo...», si compiace il faccendiere. Ma quella è un’altra categoria: la Champions League del crimine.