Libero, 17 novembre 2024
I carri armati nelle guerre moderne
Fra le immagini delle stragi con cui Hamas il 7 ottobre 2023 ha scatenato la guerra contro Israele, c’è il filmato di un carro armato dello Stato ebraico, un Merkava, in fiamme sulla frontiera con la Striscia di Gaza. Il cingolato è stato centrato da un drone palestinese che ha sganciato una granata sulla verticale della torretta, dove la corazza è meno spessa. In tal modo Hamas ha aggirato il sofisticato sistema di protezione installato sul carro israeliano, il Trophy. Apparato composto da un radar che rileva proiettili o droni kamikaze in arrivo e comanda una rosa di proiettili in direzione della minaccia. Tutto accade nel giro di 1-2 secondi e assicura una protezione aggiuntiva a quella della corazza. Ma il Trophy ha anche angoli ciechi e tempi morti sfruttabili dal nemico. È inefficace verso proiettili che arrivino esattamente sulla verticale del carro. Perciò l’invasione terrestre di Gaza s’è accompagnata a bombardamenti fra i cui scopi c’era anche creare spazi ampi, corridoi in cui i mezzi corazzati avanzassero, in appoggio alla fanteria, tenendosi lontani dai piani alti degli edifici. In questa logica rientra il corridoio Netzarim, che taglia Gaza fino al mare.
Sebbene resti vulnerabile, il carro armato, che sembrava un “dinosauro” in via d’estinzione, è invece “resuscitato” dimostrandosi insostituibile nel conflitto fra Russia e Ucraina, come in quello fra Israele e i suoi nemici Hamas ed Hezbollah.
FORTINO SEMOVENTE
In scacchieri urbani, come Gaza o le città ucraine, il carro armato appoggia la fanteria, ma ne viene anche a sua volta appoggiato. I soldati pattugliano e bonificano palazzi e cantine sventrati dalle esplosioni, in cui possono nascondersi miliziani che sguscerebbero sparando missili anticarro da brevissima distanza. La fanteria, a sua volta, arriva sul campo su veicoli corazzati studiati per portare squadre da 10-15 soldati, a seconda del tipo, che escono da portelli sul retro. Droni da sorveglianza aumentano la protezione per i carri contribuendo a individuare ed eliminare in anticipo le minacce. Il classico carro armato, quindi, detto anche carro da battaglia, o, all’inglese, Main Battle Tank (MBT), è stato riscoperto negli ultimi anni grazie al miglioramento della coordinazione con gli altri sistemi, che ne ha ridotto la vulnerabilità, pur non eliminandola. Del resto, non esiste alcun mezzo militare esente da perdite. Il Merkava israeliano è operativo dal 1979 in versioni via via migliorate. Il grosso dei Merkava è attualmente della versione Mk4, operativa dal 2004 in poi. Nacque dagli studi del generale Israel Tal, che sull’esperienza delle guerre dei Sei Giorni del 1967 e del Kippur del 1973 ideò un tank in cui la priorità spettava alla protezione dell’equipaggio, mettendo l’armamento al secondo posto e la mobilità al terzo, tenuto conto della natura spoglia e piatta dei terreni del Medio Oriente, in cui la velocità pura conta meno. Così il Merkava ebbe il motore in posizione anteriore, a differenza degli altri carri, il cui motore è nel retro dello scafo. Col motore nel muso, la massa del monoblocco funge da protezione aggiuntiva frontale. La corazza dello scafo è molto inclinata, per smorzare i colpi diretti e la torretta ha forma appiattita, a cuneo, per lo stesso motivo e anche per offrire una sagoma bassa e un difficile bersaglio al nemico. I dettagli della corazza del Merkava sono segreti, ma si sa che è spaziata e multistrato, con elementi in ceramica interposti alle lastre d’acciaio. Potenziale punto debole, lo spazio fra il retro della torretta e lo scafo è stato protetto appendendo al margine della torretta una serie di catene che anticipano l’esplosione delle armi anticarro facendone scattare la spoletta. Liberando il retro del carro dal motore, gli israeliani hanno guadagnato spazio per le munizioni, ma anche per l’imbarco di 8 soldati [ma nell’immagine a corredo dell’articolo c’è scritto che ce ne stanno 4, boh, nde], come un veicolo da fanteria. Di più, il tank israeliano è più armato della media dei carri. Oltre al cannone da 120 mm, calibro classico per i carri occidentali, il Merkava porta 4 mitragliatrici, anziché le classiche due, più un mortaio e un lanciagranate, utilizzabili come schermo contro la fanteria nemica con armi anticarro. Il carro di Israele è quindi un fortino semovente che porta con sé una sua fanteria d’appoggio. Nell’ottobre 2024, in Libano, diversi Merkava sono stati distrutti dalle milizie Hezbollah. Che ne siano stati annientati 20, come dicono gli sciiti libanesi, o molti meno, comunque Hezbollah sarebbe riuscita a surclassare il sistema difensivo Trophy sparando insieme due missili anticarro russi Kornet da un’apposita rampa doppia, chiamata Tharallah.
DOPPIO COLPO
Il principio di far breccia in un carro armato con colpi ripetuti, magari nella stessa area d’impatto, risale almeno alla Seconda Guerra Mondiale. Nel 1941 un carrista inglese, il tenente Robert Crisp del 3° Royal Tank Regiment, di cui sono note le memorie, affrontando in Africa col suo carro M.3 Stuart i Panzer III tedeschi di Erwin Rommel ordinava al suo cannoniere: “Carri tedeschi, scegline uno e insisti fino a fracassarlo. Insisti su quel figlio di puttana fino a farlo fuori!”.
Oggi ritroviamo un principio del genere in armi anticarro a carica doppia in tandem, come il missile spalleggiabile americano Javelin, che Washington fornisce all’Ucraina già dal 2018, su ordine di Donald Trump, aumentando le consegne dopo che nel febbraio 2022 la Russia ha invaso il paese. Il Javelin ha una gittata di 2,5 km e quando si avventa sul bersaglio, fa esplodere in successione le sue due cariche cave perforanti. La prima serve a distruggere lo strato di corazza aggiuntiva, specie del tipo ERA, Explosive Reactive Armour, la seconda aggredisce il vero guscio dello scafo o della torretta. Il Javelin è efficace in Ucraina contro i carri russi che, spesso, sono ricoperti dalle mattonelle esplosive ERA per distruggere l’ordigno in arrivo. I carri russi più diffusi, come le versioni modernizzate del T-72, del T-80 e del T-90, imbarcano vari sistemi di protezione attiva, come lo Shtora-1, dispositivo che disturba il puntamento laser delle armi nemiche, o l’Arena, simile al Trophy israeliano, che con un piccolo radar rileva il razzo in arrivo e lancia un altro piccolo razzo che a sua volta lo abbatte. I carri russi sono più piccoli di quelli occidentali, ma portano un cannone di calibro un po’ maggiore, cioè 125 mm. L’equipaggio è di 3 uomini, anziché i 4 dei carri occidentali, grazie al ricorso al caricamento automatico del cannone. La dottrina russa limita le dimensioni dei tank per consentire loro di sfruttare la copertura del terreno, della vegetazione e degli edifici nel variegato paesaggio dell’Europa. Il prolungarsi della guerra ha spinto i russi ad aumentare la produzione di nuovi carri e la revisione di vecchi tipi prelevati dai depositi della Guerra Fredda. L’intelligence inglese ha stimato che nel 2024 la Russia abbia raggiunto una capacità produttiva di 1200 carri all’anno. Per semplicità, la produzione resta impostata sulle serie T-72 e T-90, oltre al rimettere in sesto tipi più vecchi. Va a rilento l’entrata in servizio del nuovo T-14 Armata, che nelle linee assomiglia più ai carri occidentali, con la novità della torretta interamente automatica e dell’equipaggio radunato nello scafo in una cellula protetta.
ABRAMS ALLA PROVA
I russi hanno imparato a usare i carri in modo più cauto, rispetto ai primi tempi della guerra, proteggendoli col fuoco di preparazione dell’artiglieria. Così i tank hanno potuto appoggiare con maggior sicurezza l’avanzata con cui sono state conquistate varie piazzeforti nemiche, come Bakhmut nel maggio 2023, Avdiivka nel febbraio 2024 e Vulhedar nel settembre 2024. L’esercito ucraino ha sprecato molti dei carri forniti dalla NATO, come i Leopard 2 tedeschi e gli M1 Abrams americani, utilizzandoli secondo dottrine d’impiego sbagliate, a detta degli ufficiali NATO. L’abbondanza di modelli ha creato agli ucraini confusione nella logistica per i pezzi di ricambio e le munizioni. Kiev usa centinaia di carri propri, di origine sovietica, o catturati ai russi. Quando nel settembre 2023 gli ucraini hanno ricevuto i primi dei 31 carri americani Abrams promessi, li si millantavano armi risolutive. In realtà, a dati di settembre 2024, dopo un anno la forza di Abrams dell’esercito ucraino è stata decimata, con 20 esemplari distrutti. Gli americani, prima di consegnarli a Kiev ne hanno smontato alcune parti elettroniche segrete per evitare cadessero in mano russa in caso di cattura del cingolato. Troppo pesanti e ingombranti per il soffice terreno ucraino, gli M1 sono stati spesso scoperti e colpiti dai droni russi, o anche ingaggiati in duello da equipaggi di T-72 o T-90. Hanno patito difficoltà logistiche per gli elevatissimi consumi del motore a turbina Honeywell, che inoltre, pur essendo policombustibile, trova il suo carburante ottimale nel kerosene JP8, non sempre disponibile. L’esperienza della guerra in Ucraina sta portando a un ripensamento in favore di carri più leggeri, anche per evitare i costi eccessivi dei mezzi più pesanti. Si è capito che è meglio disporre di grandi quantità di tank, quindi a costi minori, per ripianare le perdite di un conflitto ad alta intensità. Nella tendenza rientra lo sviluppo del nuovo carro leggero americano M10 Booker, da 38 tonnellate con cannone da 105 mm. Prototipi del Booker sono stati consegnati all’US Army nel 2024 e sono in corso di sperimentazione.