Tuttolibri, 18 novembre 2024
Intervista a Jennifer L. Armentrout. Parla del Romance
Parleremo qui di romance, tropi, BookTok e bookstagrammer. Terreni incogniti per noi, come credo per la maggior parte di voi lettori di Tuttolibri, che forse avete un account su Instagram ma non su TikTok. Ed è questo a rendere la cosa interessante. Cerchiamo qui di capire un fenomeno editoriale enorme, deflagrato dopo la pandemia. Non che prima non si leggessero i romanzi d’amore. Gli Harmony sono sempre andati alla grande, ma qui parliamo di una cosa diversa. Perché il romance di oggi può usufruire del volano dei social network, ovvero del passaparola digitale, e si interseca con altri mille generi, in particolare con il fantasy e quindi forse tecnicamente sarebbe più corretto chiamarlo «romantasy», ma non andiamo troppo per il sottile. Per questo abbiamo intervistato una delle autrici più famose del genere, Jennifer L. Armentrout (conosciuta anche con lo pseudonimo di J. Lynn). Chiedete a chiunque sopra i 25 anni e non l’avrà mai sentita nominare. Ma andate nella cameretta di un’adolescente ed è probabile che troverete i suoi libri ben allineati sullo scaffale e anche sottolineati e pieni di post-it. Sono le stesse ragazzine che al Salone del Libro di Torino affollano gli stand e formano code lunghissime per un autografo delle star del romance, partite da Wattpad, dove si pubblicano capitoli e si interagisce con i lettori.
Anche Armentrout, classe 1980, nata in West Virginia, è partita dalle recondite e sconosciute praterie del selfpublishing e dei piccoli editori indipendenti per poi approdare all’editoria mainstream e scalare le classifiche dei bestseller del New York Times (oltre che essere tradotta in tutto il mondo). Ha scritto venticinque libri, e le sue serie (The Dark Elements, Covenant, Titan, The Harbinger) sono pubblicate in Italia da HarperCollins. La serie più amata è Blood and Ash, insieme allo spin off Flesh and Fire, di cui a gennaio 2025 uscirà il nuovo volume.
Ma prima di dare la parola a lei è necessario finire la premessa spiegando altre due o tre cose poco chiare a noi boomer. Il romance ha una struttura fissa, sono storie semplici da capire, scritte in modo molto piano, ma con trame spesso complicatissime e mille personaggi. La base di tutto è ovviamente la storia d’amore. Poi ci sono i sottogeneri: l’office romance (storia d’amore in ufficio), sport romance (va molto di moda il campione di Formula 1), il romantasy (avventura, dramma, dinamiche di potere, battaglie, regni, tradimenti, rapimenti, massacri, creatura magiche, streghe) e via elencando. Chi compra quel tipo di sottogenere, sa cosa contiene e non vuole essere deluso. Altro termine da tenere a mente sono i «tropi», ossia i topos letterari. Esistono anche nella letteratura classica, ma nel romance sono molto determinati. Per esempio: brother’s best friend (storia d’amore con l’amico del fratello maggiore), enemies to lovers (da nemici ad innamorati), friends to lovers (da amici a innamorati), fake relationship (si parte con il fingere una relazione che poi diventa vera), forced proximity (due bloccati in un posto, tipo baita di montagna).
Armati degli strumenti basilari, eccoci ora al dialogo con la Armentrout.
Le lettrici di romance sono per lo più native digitali, ma preferiscono avere il libro fisico tra le mani. Perché?
«Credo che le lettrici di romance siano come la maggior parte delle nuove lettrici che hanno iniziato a leggere di più dopo la pandemia: tendono ad avere la copertina rigida o la copia in brossura da tenere sugli scaffali. Quindi penso che abbia a che fare soprattutto con il desiderio di collezionare i loro libri preferiti».
Perché il romance ha avuto un boom editoriale negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia?
«Credo sia dovuto al fatto che promette il lieto fine o il “vissero per sempre felici e contenti”. Quando il mondo reale inizia a diventare troppo duro e difficile da affrontare, le persone cercano una via di fuga. Vogliono leggere qualcosa che le faccia sentire bene e felici. Credo che sia proprio questo il motivo per cui il romanzo d’amore vende sempre bene, specialmente quando nel mondo accadono cose che la gente vuole dimenticare».
Quali sono gli elementi che non possono mai mancare in una sua storia d’amore? Può elencarli e spiegare perché pensa che abbiano una tale presa sul suo pubblico?
«Ovviamente direi il lieto fine. Poi sono nota per aver creato personaggi sarcastici e irriverenti; quindi, i lettori possono aspettarsi un dialogo che faccia sorridere chi lo legge. Un’altra cosa è la chimica. È molto importante per me quando scrivo un libro, e penso sia molto importante anche per i lettori sentire quella chimica. E che sia credibile, reale».
Quali sono le domande più ricorrenti che i lettori le rivolgono?
«Probabilmente questa: “Da dove prendi l’ispirazione?”. È sempre una domanda a cui è difficile rispondere. Perché l’ispirazione arriva dappertutto e da nessuna parte, è estremamente difficile dire con esattezza da dove si traggono le idee, direi che in un certo senso vengono da sé».
Sempre parlando del rapporto con i lettori: c’è un episodio particolare che le è rimasto impresso?
«Quando i lettori mi dicono che leggere i miei libri li ha aiutati a superare un momento difficile della loro vita, non importa che si tratti di un romanzo contemporaneo o di un fantasy su divinità o alieni. Credo che ci si dimentichi dell’importanza dei libri in quanto possono fornire un’ancora di salvezza per tenere la testa a galla in cose che le persone affrontano nella vita reale e che non sono in grado di gestire».
Lei ha scritto moltissimi libri. Come ha iniziato e perché ha scelto il genere romance?
«Ho scritto il mio primo libro quando frequentavo il nono anno di algebra, durante il corso. Il mio amore per la scrittura è nato dall’amore per la lettura. Sono cresciuta molto povera, quindi durante l’estate non avevamo vacanze, non andavamo in spiaggia o in campeggio. Mia madre ci portava alla biblioteca pubblica, perché era gratuita, ed è lì che i libri sono entrati nella mia vita ed è lì che è nato il mio amore per la lettura e per i libri che erano disponibili all’epoca. A quel tempo non c’erano molti libri per adulti e così ho iniziato a leggere romance storico ed è lì che è nato il mio amore per i romance e il motivo per cui sono diventata un’autrice di romance».
Come nascono i personaggi di un romance?
«È molto difficile rispondere, non c’è un modo solo in cui un personaggio si crea nella mia testa. Talvolta arrivano perché ho già l’idea della storia in mente. Quindi, se conosco la storia, posso costruire i personaggi in base a quella. A volte un certo personaggio mi viene in mente prima della storia, ed è molto simile all’ispirazione, ti salta in mente e poi lo segui».
Secondo lei, che cosa rende una storia d’amore davvero coinvolgente e memorabile per i lettori?
«Penso il fatto che ricorda alle persone la prima volta che si sono innamorate o che dà aiuto alle persone che non si sono ancora innamorate e penso che sia questo il motivo per cui è così coinvolgente. Suscita una risposta emotiva e non tutti i generi di libri lo fanno».
Quali sono gli stereotipi del genere romance che cerca di evitare o che vorrebbe superare?
«Lo stereotipo che cercherei di evitare è quello di una persona che non legge romance ma ha un’opinione basata sul fatto che non legge romance. Oppure il fatto che si pensa che solo i romance hanno “tropi”, mentre ogni singolo libro là fuori ha dei tropi».
Lei è partita con il self publishing, ora scrive due libri all’anno, tradotti in tutto il mondo. Che è una produzione notevole, viste anche le dimensioni dei suoi volumi. Come lavora?
«Beh, prima scrivevo molto più di due libri all’anno. Credo che per circa due o tre anni, forse più, ho scritto otto libri all’anno, ma ora non posso più farlo. Lavoro quasi tutti i giorni, a meno che non sia in viaggio, e le giornate lavorative sono solitamente di 10-11 ore al giorno. Non è una cosa che consiglierei a nessuno, ma è così, e io lavoro ogni giorno».
Era una lettrice da bambina? Qual è il primo libro che ricorda?
«Da bambina ero una lettrice. Non so dire il primo libro che ho letto, ma il primo libro che mi ha davvero colpito è stato un libro young adult dell’autrice LJ Smith, The Vampire Diaries, il terzo libro della serie, e ricordo di aver pianto leggendolo e di essere rimasta molto confusa, perché sapevo che non era una storia reale. E allora ho capito, come lettrice, che questi tipi di libri possono avere davvero il potere di tirare fuori emozioni forti».
Ha qualche autore di riferimento nella letteratura classica?
«Assolutamente no. Dicendolo perderò la membership del club degli autori: non sono una fan della letteratura classica. Non riesco a relazionarmi con il modo in cui è scritta. Ecco il punto: il motivo per cui non riesco a relazionarmi con i personaggi del libro è che stanno vivendo una vita priva di esperienze, ovviamente di alta fantasia. È il modo in cui sono scritti. Sai qual è il termine corretto? Lo chiamerei Old English e non riesco a collegarmi a quel tipo di scrittura».
Non ha letto neppure Tolkien ("Il Signore degli Anelli") o C.S. Lewis ("Le cronache di Narnia")?
«No, non li ho letti. Tolkien non è come alcuni classici della letteratura, ma credo che sia perché ho visto i film de Il Signore degli Anelli e so che i libri sono probabilmente molto diversi, ma credo che il film è quello che mi sarebbe sempre rimasto in mente».
Il romance è un’industria editoriale in rapida crescita, che spesso aiuta le case editrici a generare ricavi e a pagare stipendi ai dipendenti, ma è snobbato dal pubblico colto. Pensa che sia un genere sottovalutato?
«Sì, vorrei che esistesse un sistema universale che elencasse quanti introiti generano i diversi generi di libri. Vedere lo shock sui volti delle persone quando si accorgono che il romance è al primo posto è molto frustrante. Ma è così da quando sono un’autrice, era così decenni prima che diventassi un’autrice e, purtroppo, credo che per alcune persone rimarrà sempre così. Da quando c’è BookTok lo snobismo si è ridotto, ma non credo che scomparirà mai veramente». —