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 2024  novembre 18 Lunedì calendario

Davide, Dalí, Spider-Man, Sfera Ebbasta quanto è gioioso crescere fuori dagli schemi

Quando si parla di giusto e sbagliato ancora oggi molti chiamano in causa la natura. Una cosa giusta è “secondo natura”, una sbagliata è “contro natura": forse siete anche voi tra quelli che si sono accorti che questo modo di pensare non funziona tanto bene. Gli ostacoli di un ragionamento di questo tipo sono molti: la medicina è una cosa utile e buona, eppure è spesso “contro natura” dato che modifica l’andamento naturale delle malattie; l’impulso aggressivo che alcune persone assecondano, e non inibiscono, ad esempio facendo risse, o aggredendo persino degli indifesi, è qualcosa di assolutamente “naturale”, anche sbagliato (e infatti illegale). Allo stesso modo certi fenomeni atmosferici improvvisi, poniamo le tempeste, sono, nella vita reale, pericolosi, ma quando accadono sulla pagina, o nella mente di uno scrittore, possono invece essere qualcosa di entusiasmante e pieno di bellezza.
Ci pensavo proprio un attimo fa, mentre ripercorrevo alcuni passaggi di Cronache e leggende di ragazzi strani (Piemme), perché il tipo di processo che scatena Alessandro Giammei quando prepara il suo tavolo da gioco (fatto di storie, miti, oggetti e autori), per mettersi a riannodare fili e aprire prospettive sull’identità e le relazioni umane, è molto simile a una tempesta, ma a una tempesta paradossale, che non ha bisogno di violenza. Una tempesta buona, si potrebbe dire, che illumina e non oscura, riempie di vita e non di paura, una rivoluzione che scuote il nostro mondo, così ancora pieno di pregiudizi e bugie condivise, con energiche scosse di passione narrativa, conoscenza e sapienza storica. Giammei fa tutto ciò parlando, in particolare, dell’essere maschi, di come si diventa maschi, dell’educazione/formazione di quegli individui chiamati, un giorno, a diventare “uomini”. Sceglie di farlo inventando una sorta di romanzo di formazione comunitario, sovratemporale e interdisciplinare: come un alchimista, un veggente o un guaritore, opera sulla linea del tempo, fa saltellare il lettore con lui mano nella mano da un’epoca all’altra, evocando controesempi luminosi e mostrando che la distinzione vecchio/nuovo, classico/moderno, passato/futuro è meno netta di quel che ci diciamo. Materializzando davanti ai nostri occhi giovani eroi, artisti, poeti, tutti diversi nel senso di memorabili, ci mostra che il progresso a volte ci sta (anche) alle spalle, che la libertà più che conquistata va recuperata guardando meglio, più da vicino, autori, opere, biografie, destini.
E Giammei, merito più unico che raro, oggi, inoltrandosi in questo campo pieno di temi urgenti e problemi (come il bullismo e la violenza di genere, l’omotransfobia e il fascismo) non perde mai il sorriso: ovviamente noi non lo vediamo, ma dalle sue parole ci è facile immaginarlo questo sorriso, ci è facile immaginare la sua felicità, di scrittore, lettore e studioso, la sua euforia piena di slancio e fiducia nelle possibilità che ancora oggi molti ragazzi si vedono negati fino a imparare a negarsele da sé. Il mondo è troppo grande, sembra pensare, troppo pieno di talento e splendori, specie se ci tuffiamo nelle storie, di ieri e di oggi, per lasciare che l’ottusità e l’ignoranza spengano questa felicità, ovvero questa speranza. David, Gionata e l’affetto tra maschi, Salvador Dalí e l’epifania dei peli adolescenziali, Ruggiero dell’Orlando furioso e la sua vacanza di liberazione dagli stereotipi: più che la teoria, Giammei sa bene che sono gli esempi in carne e ossa che cambiano davvero la nostra visuale, sono i volti, gli incontri. Come dimenticare, dopo averla letta, la storia dell’astronauta americano Ron McNair? Come non legare per sempre, dopo queste pagine, le collane di Sfera Ebbasta e quelle di Pietro Aretino e san Maurizio? Come non aver voglia di rileggere/rivedere tutto Spider-Man dopo una dichiarazione d’amore così struggente come quella che si staglia in questa raccolta spericolata e insieme colta, che tanto ricorda una Wunderkammer, una camera delle meraviglie, nella quale si collezionano talismani con un nome proprio, capaci di spalancare più esperienza e libertà, più curiosità verso l’altro, più senso della famiglia umana?
Nato sotto Urano, il pianeta del cambiamento, Giammei da buon Acquario ha la passione della libertà, ma avendone molta anche per il passato (è un esperto, tra le altre cose, di letteratura cavalleresca) gli viene naturale muoversi con gioiosa frenesia tra l’alto e il basso, la tradizione e i miti del nostro tempo, il Rinascimento e la trap, in una lucida confusione che è anche una festa, di aneddoti e connessioni, rivisitazioni e trame nascoste. Spesso i personaggi che ci presenta sono stati bollati – o sarebbero ancora oggi bollati – come “strani”. Freak, si direbbe in inglese, o weird. Bizzarri, strambi, o proprio “sfigati”. La mossa più preziosa di questo catalogo delle stramberie sta forse nel rivelare che queste etichette scattano, sono sempre scattate, al cospetto dei cuori che preferiscono la fedeltà a sé stessi, rispetto ai copioni tramandati, desiderosi di rimanere in contatto coi propri bisogni, le proprie passioni, le proprie affinità elettive. I ragazzi strani sono i ragazzi liberi, che corrono il rischio di sperimentare fuori dal perimetro del “così si è sempre fatto": sono i ragazzi che non hanno paura di transitare, mutare, mischiare, scoprirsi non così diversi dalle ragazze. Sono convinto che più di una generazione potrà trovare, in questo piccolo villaggio di freaks, bagliori utili per iniziare a riconoscere stelle migliori di quelle con le quali ci siamo orientati finora, fidandosi di più della spontaneità dei nostri amori, delle nostre intuizioni, del nostro corpo. Cronache e leggende di ragazzi strani è un ottimo punto di ripartenza per immaginare, e tradurre in pratica condivisa, quell’educazione affettiva di cui tanto, a ragione, in questi anni si parla. Per raccoglierci attorno al fuoco magico del racconto, e lasciare che, da solo, senza bisogno di chissà che sforzi o tensioni, per effetto del suo stesso potere, sciolga i nodi dolorosi dei cattivi maestri e, a poco a poco, cambi le cose, rendendoci meno impauriti di diventare noi stessi. —