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 2024  novembre 18 Lunedì calendario

Ada Negri e il ribelle che uccise il presidente francese

La Gazzetta Piemontese, il 3 luglio 1894, riferiva che il Don Marzio di Napoli e la Difesa di Venezia “hanno accusato, in due articoletti che hanno fatto rumore, l’Ada Negri di avere inspirato (sic) l’assassino, o di avere almeno benedetta l’anarchia, perchè essa fu maestra a Motta Visconti, la patria del Caserio”. Ada Negri era la famosa poetessa (Lodi, 1870- Milano, 1945), che sarebbe stata candidata al Premio Nobel per la letteratura. Il menzionato “assassino” aveva le fattezze di Sante Caserio (Motta Visconti, 1873- Lione, 1894), l’anarchico che il 24 giugno 1894 aveva ucciso a Lione il presidente della Repubblica francese Sadi Carnot, e per questo era stato condannato a morte e ghigliottinato il 16 agosto.
Al tempo dell’attentato, la Negri era vicina al Partito Socialista, anche se poi sarebbe diventata una fedele seguace del fascismo, tanto da ottenere nel 1931 il Premio Mussolini e da entrare nel 1940 all’Accademia d’Italia (prima donna a farne parte). Soprattutto, era maestra elementare a Motta Visconti, fra Milano e Pavia, il paese dell’anarchico. In quel luglio del 1894 si insinuò pertanto che lo avesse frequentato e persino ispirato. Il 3 luglio ‘94, la Gazzetta Piemontese riportò anche che la poetessa aveva replicato “largamente all’assurda accusa, prima osservando che essa fu a Motta quando il Caserio ne era già lontano, secondo che essa non appartiene a nessun partito politico”.
Ora, però, a riaprire quella vecchia storia è la riscoperta di un opuscolo commemorativo che, nel centenario della nascita della scrittrice, venne pubblicato nel 1970, in una edizione limitata, da un sacerdote di Motta Visconti. A ritrovarlo è stato Roberto Gremmo, che ne dà conto nel numero sessantaquattro della rivista Storia Ribelle, interamente dedicato, come recita il titolo del fascicolo, a I segreti di Sante Caserio. L’anarchico venuto dal Ticino e la “propaganda del fatto”. In una delle poesie, custodite per anni “da persone generose” del posto, la Negri canta un ignoto “ribelle senza fama che ride in faccia al mondo”. Si potrebbe ravvisare in lui proprio Caserio? Oppure si trattava di Ettore Patrizi, un giornalista socialista con il quale Ada intrattenne una corrispondenza amorosa, che sarebbe in seguito emigrato negli Stati Uniti, dove fondò giornali e si occupò di musica lirica? L’interrogativo resta, sebbene i versi paiono suggerire che fosse Sante Caserio quel “soldato dell’idea”, che combatte “nudo, solo, incompreso e maledetto, nel fango, ne l’oblio”. Ada Negri, ricorda Gremmo, affermò di avere conosciuto varie famiglie Caserio a Motta Visconti, ma di non avere mai sentito parlare di un anarchico. E, a un quotidiano, dichiarò inoltre come quel Caserio potesse essere “un individuo emigrato da molto tempo, perché gli individui esaltati non possono vivere nell’ambiente tranquillo dei nostri Comuni lombardi”. Ma l’uccisore di Carnot, pur essendosi trasferito a Milano nel ‘92, ogni tanto ritornava al paese. Come “accertò il professor Cesare Lombroso, faceva apertamente propaganda ‘fra gli zotici campagnuoli di Motta’”. La Negri volle nascondere, per motivi comprensibili, il rapporto col “ribelle”, pur non rinunciando a celebrarlo in poesie destinate a non essere pubblicate?