la Repubblica, 18 novembre 2024
Loredana Bertè s’addormenta solo guardando film horror
«È il momento di rimettersi in gioco. La strada è tutta in salita» ha detto. Loredana Bertè non ha mai schivato le sfide. Non si è mai sentita una signora, anzi, all’ultimo Sanremo ha portato un brano intitolato Pazza.
Non l’hanno fermata neanche i problemi di salute della scorsa estate. Da venerdì è tornata tra i giudici diThe voice kids, su Rai 1, con Clementino, Arisa e Gigi D’Alessio, condotto da Antonella Clerici.
Un programma con giovanissimi di talento. Un po’ com’era lei all’inizio.
«Sono super preparati. Ma il talento ha bisogno di disciplina e studio».
Lei lo ha nutrito anche girando il mondo. Frequentò la Factory di Andy Warhol, per dire.
«Eravamo a New York, in quegli anni succedeva tutto lì, un formidabile fermento artistico. La Factory era aperta e inclusiva, si facevano incontri pazzeschi. Ho conosciuto Warhol nel bar del negozio di Fiorucci, un altro genio, ha rivoluzionato la moda».
Oggi, invece? La sua giornata tipo?
«Inizia con tre caffè neri amari.
Faccio la cyclette, guardo i tg, ascolto brani per nuovi album o proposte di collaborazione. Faccio riunioni con il mio team, ceno, e prima di dormire guardo un paio di film, preferibilmente horror».
Niente social e smartphone.
«Non uso il cellulare perché mi è successo di non rispondere a una delle chiamate a cui proprio non dovevo mancare, a questo punto credo di poterne fare a meno. Sui social mi informa la mia manager».
La canzone che la rappresenta di più?
«Tutte le mie canzoni sono figli, visto che non ne ho avuti. È tutto quello che lascio di me. Con alcune il pubblico ha un rapporto particolare,Non sono una signora è un manifesto per tante donne, un modello di autodeterminazione. Sto lavorando a un mio podcast e vorrei che il titolo fosse proprio questo».
A proposito di donne: sono stati fatti dei passi avanti sui diritti?
«Non riconoscerlo non renderebbe giustizia alle donne che hanno lottato per i diritti di cui godiamo oggi. Anche se è scandaloso che tante conquiste vengano di continuo messe in discussione: il corpo delle donne continua a essere un campo di battaglia. L’immagine della ragazza iraniana arrestata, che voglio chiamare con il suo nome, Ahou Daryaei (si era spogliata nel cortile dell’università, ndr) rappresenta il dramma che le donne continuano a vivere e ci ricorda che, purtroppo, dobbiamo ancora batterci per la libertà».
L’episodio della sua carriera che l’ha fatta più arrabbiare. E quello che ricorda con piacere.
«Come canto inPazza, sono sempre la ragazza che per poco già s’incazza.
Il premio della critica Mia Martini, quest’anno a Sanremo, mi ha resa felice: finalmente l’abbiamo riportato a casa».
Grande momento per il tennis.
Lei non è stata fortunata con i tennisti. Uno che salverebbe?
«Salvo il tennis e non i tennisti. Seguo le partite e mi diverto».
Definisca la parola amore.
«L’amore, non sono parole mie ma di Djavan, è sopravvalutato, ti invade e ti finisce. In questi ultimi anni ho scoperto l’amore per me stessa, ho iniziato a volermi un po’ bene. Una grande conquista».