Corriere della Sera, 18 novembre 2024
Intervista a Stefano De Martino
Stefano De Martino è il personaggio tv del momento. Conduce il programma più visto della televisione italiana, Affari tuoi, con cui ha vinto la sfida impossibile di superare gli ascolti del predecessore Amadeus. Trentacinque anni, un figlio undicenne dalla donna più desiderata d’Italia, Belén Rodriguez. «Ma non mi monto la testa. L’ho già fatto, a 19 anni, e ho avuto tutto il tempo di rismontarla». Racconta che il suo animale totemico è la tartarughina che gli regalò Maurizio Costanzo, e che tiene nascosta sotto il telefono rosso con cui tratta le offerte del «notaio» al Teatro delle Vittorie.
Si ricorda la prima volta che ha pianto?
«Quando è morto Massimo Troisi. La videocassetta del trio La Smorfia erano i miei cartoni animati. Quando mio padre mi trovò in lacrime rimase colpito e, dopo, mi regalò il francobollo commemorativo dedicato all’attore: ce l’ho ancora, dentro un libro».
E il suo primo ricordo pubblico?
«L’11 settembre. Faceva un caldo tremendo, mia madre stava dormendo e andai a svegliarla dicendole che era successo qualcosa di grave».
Ha sempre voluto fare tv?
«No, volevo fare quello che facevano gli altri. Dunque, all’inizio il calciatore: terzino sinistro. Poi a 9 anni ho cominciato ad accompagnare mia sorella in bicicletta alle lezioni di danza. Siccome non volevo fare due viaggi, la aspettavo lì seduto. Un giorno l’insegnante, di cui era stato allievo anche mio padre, mi chiese di provare».
Suo padre era nel corpo di ballo del San Carlo di Napoli.
«Sì, e lavorava anche nel Bar Stella di mio nonno, a Torre Annunziata, dove sono cresciuto. Facevo colazione lì la mattina, poi ci tornavo dopo la scuola per fare i compiti. Mio padre, abbandonato da mio nonno paterno, era stato cresciuto come un figlio dal mio nonno materno. E lui, quando scoprì che aveva messo incinta la figlia, non la prese bene. Poi però lo perdonò».
Come mai?
«Quando vide il fiocco azzurro, quello che annunciava la mia nascita, con il suo nome – Stefano —, si sciolse».
Dove vivevate?
«In un palazzo fatiscente sopravvissuto al terremoto del 1980. Non c’era portone né citofono, quando cercavano qualcuno, gridavano il nome dal cortile. La mia vita era tutta lì: in piazza c’erano il bar del nonno e la chiesa, dove ho servito messa».
Mike se lo ricorda?
«Certo, lo guardavo sempre. Ma nella mia memoria televisiva confondo quello che vedevo da bambino e quello che ho visto nelle teche. La tv che mi piace è la tv che hanno fatto quando io non c’ero. Ne cito solo uno: tutto Arbore».
Lo sente?
«Sì, ho questo privilegio. È attento alle cose che faccio, qualche giorno fa siamo stati al telefono 52 minuti».
Nella parodia che le fanno al GialappaShow dice che «Arbore è un vecchio De Martino».
«Quella parodia mi fa molto ridere, mi regala una spocchia e una cattiveria che non ho. Cerco sempre di ridimensionare quello che mi succede. L’Auditel lo leggo al contrario: se facciamo il 25 per cento di share, diciamo che il 75 non ci ha guardato».
Quando allora si è montato la testa?
«Agli inizi, con Amici, quando tutti mi fermavano nella metro. In quel periodo ho avuto su me stesso pensieri fuori misura. Per fortuna subito dopo sono andato a New York, dove sono entrato in una compagnia di ballo, ed ero l’italiano che si distingueva perché non sapeva parlare bene l’inglese. È stato prezioso per ridimensionarmi».
«Amici» vuol dire Maria De Filippi.
«Una donna molto intelligente, guardandola fare il suo lavoro mi sono appassionato anch’io. Allora era molto lontana da me l’idea di fare il conduttore. Televisivamente parlando mi sento suo figlio».
Maurizio Costanzo?
«Ero un fan del Maurizio Costanzo Show, era bravissimo a fare il fritto misto. Ricordo ancora quando, a Uno contro tutti, Carmelo Bene parlava di sé come di un’entità astratta – “io non ho una quotidianità, io non esisto!” -, e Roberto D’Agostino gli chiese: “Scusi, ma se lei non esiste, perché si tinge i capelli?”».
E Carmelo Bene?
«Apprezzò».
«Amici» significa anche Belén, la sua ex moglie.
«Il fatto che sia stato sposato con una donna così bella ha creato attorno a me il falso mito che mi piace solo quel tipo di donna. Non è vero. Di lei mi affascinava la luce, l’ambizione, questa voglia di mondo che era la mia stessa voglia».
Ai tempi aveva 22 anni, Belén 27.
«Penso che tanti uomini, dopo, abbiano cominciato a sentirmi vicino perché in fondo io ce l’avevo fatta con mezzi limitati. Lei stava con Fabrizio Corona, un’altra generazione, un’altra vita: in teoria non c’era gara».
Come l’ha conquistata?
«Ballare insieme ha subito accorciato le distanze. È un peccato che oggi più nessuno balli un lento: sterno contro sterno, cuore contro cuore; si risparmia un sacco di tempo, l’invito a cena, l’approccio con il cuore in gola...».
Perché è finita?
«Gli amori si compiono. O si resiste al tempo con affanno, o si ha il coraggio di dire che è stato molto bello. L’unico amore eterno è quello tra genitori e figli».
Che papà pensa di essere per Santiago?
«Pendolare. Parto il giovedì per Milano e torno a Roma la domenica. Tutti dicono che mi somiglia moltissimo, ma non osano ammetterlo se c’è la madre. Parla tre lingue: italiano, spagnolo e inglese. Andiamo spesso a Londra, abbiamo visitato insieme la Tate Modern. Mi piace creare ricordi con lui, mostrargli cose nuove».
Lo vizia?
«Credo di no. Se mi chiede qualcosa di ragionevole, non gliela compro subito. Gli dico: aspetta, tra due settimane mi pagano per questo lavoro e te la prendo. In modo che capisca che le cose hanno un valore, non si ottengono schioccando le dita».
Ogni tanto le attribuiscono un nuovo amore. L’ultimo era Alessia Marcuzzi.
«Sì, ogni mese ce n’è una nuova. Mentre è vero che mi piace frequentare persone più grandi di me, che hanno da insegnarmi qualcosa. Seguendo questo schema, però, dovrei uscire con le ottantenni!».
E invece la voce che la sua carriera in Rai fosse legata a un’amicizia con Arianna Meloni?
«Abbiamo smentito entrambi. Io ho dovuto perfino cercarla su Google quando è saltata fuori questa cosa, non sapevo nemmeno che faccia avesse».
È di sinistra?
«Se esistesse la sinistra, forse potrei rispondere se sono di destra o di sinistra. La verità è che da quando voto, cioè da quando ho 18 anni, purtroppo ho dovuto votare il meno peggio senza mai sentirmi realmente rappresentato».
Stefano De Martino: «Ad Amici mi montai la testa. Le chiamate e i consigli di Arbore. Il mio tipo ideale non è solo Belén. Nessun politico mi convince»
Quanto conta, per fare carriera, avere un agente come Beppe Caschetto?
«Non so quanto abbia contato per me. So che abbiamo la stessa visione, cioè che è meglio non essere mai il personaggio del momento, perché tanto poi passa. Bisogna puntare a una carriera lunga, senza picchi particolari. E preferisco sia lui a rispondere, quando mi propongono delle cose, perché rispecchia molto il mio modo di fare».
Prima la seguiva Lucio Presta, che non ha preso bene il cambio. Al Festival della Tv di Dogliani ha detto: «Chi tradisce una volta, tradisce sempre».
«La verità è che a me Lucio Presta sta simpatico, e penso sia reciproco. Ha un modo di fare molto cinematografico, che mi diverte, e questo spiega anche la sua battuta. Quando ha avuto l’incidente sul trattore gli ho scritto, ero dispiaciuto».
Amadeus lo ha più sentito?
«Gli ho scritto un messaggio quando ho saputo che avrei fatto Affari tuoi, e mi ha incoraggiato. Ero subentrato a lui anche a Stasera tutto è possibile».
Si è sentito in competizione con Ama, quando ha cominciato ad aprire i pacchi al posto suo?
«No, nessuna competizione con Amadeus, piuttosto mi sono concentrato per trovare un mio modo di condurre. In ogni caso la partita noi ce la giochiamo con Canale 5».
«Striscia la notizia» ogni tanto vi punge, mette in dubbio la regolarità del programma.
«Fa parte della natura di Striscia. Sollevare dubbi è legittimo. Il vero punto è dimostrare le cose e non credo che a loro manchino gli strumenti, se davvero ci fossero gli estremi. La competizione con il programma risale al 2003».
Stefano De Martino: «Ad Amici mi montai la testa. Le chiamate e i consigli di Arbore. Il mio tipo ideale non è solo Belén. Nessun politico mi convince»
Stefano De Martino da settembre conduce «Affari tuoi»
Dal 26 al 29 dicembre sarà a Napoli con il suo spettacolo teatrale, scritto con Riccardo Cassini, «Meglio stasera». A Roma, al Brancaccio, il 7 e l’8 febbraio. Le mette più ansia un debutto a teatro o in tv?
«Arriviamo a un grande teatro dopo aver fatto tante tappe in posti più piccoli, dopo esserci rodati. La tv mi crea più ansia, perché ti vedono contemporaneamente milioni di persone».
Va ancora dallo psicologo?
«Sì, ogni settimana, ormai da anni. Mi piace quella pausa dalla mia vita frenetica».
Il film della vita?
«Ricomincio da tre. E poi quando sono triste mi basta guardare qualsiasi film di Totò: subito mi cambia l’umore. Me lo insegnò Costanzo».
L’ultimo libro letto?
«Cecità, di Saramago».
È vero che ha parato un rigore a Maradona?
«Eravamo ad Amici. Lui prima di tirare guardò dall’altra parte; non ci sono cascato. Ecco, di tutti i personaggi che ho incontrato, lui è l’unico che mi è sembrato soprannaturale».
Come immagina l’Aldilà?
«Penso che le persone non se ne vadano mai finché qualcuno le ricorda. Sarà un caso, ma quando è andata in onda la prima puntata del Bar Stella, erano cent’anni esatti dall’apertura del bar di mio nonno a Torre Annunziata».
Non le abbiamo chiesto niente di Sanremo.
«La clausola per farlo nel mio contratto c’è. Ma non ho fretta: Sanremo è una foto che incornici e appendi al MoMa. Per i prossimi due anni un conduttore c’è già. Poi vedremo».