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 2024  novembre 17 Domenica calendario

La seduzione (ormai dimenticata) di La Perla

Alberto Masotti, 88 anni, fece diventare (insieme alla moglie Olga) una grande azienda il laboratorio artigianale di corsetteria della madre Ada, rivoluzionando negli anni 80 il mondo della lingerie. Così racconta la sua esperienza in Cina, a Shangai, in occasione dell’apertura del primo negozio monomarca in Asia: «Impostai l’assortimento dei capi sul colore bianco, ritenendo che anche nella cultura cinese questa tinta si associasse al matrimonio e alla purezza. Fu un fiasco commerciale completo. Indagai e feci una scoperta che mi lasciò basito: è il colore rosso, e non il bianco, la tinta associata da quella cultura al matrimonio, mentre il bianco è il colore del lutto e quindi mal si addice all’abbigliamento intimo. Ritirai tutti i capi e ripartii, fortunatamente in poco tempo arrivò il successo».
Masotti ha scritto un libro, La nostra Perla (Editore Minerva), per raccontare la sua avventura imprenditoriale durata 70 anni, dal primo laboratorio con due macchine Singer (1954) al successo nello star system, con clienti affezionati: da Claudia Schiffer a Natasha Stefanenko, da Cher a Donatella Versace, da Sharon Stone a Victoria Beckham, sul fronte maschile Phil Collins era un aficionados e perfino Daniel Craig nel film James Bond-Casino Royale, indossa un costume da bagno griffato La Perla. «Com’è nato il nome?», ricorda Masotti. «L’ostrica che si apre nelle profondità oscure del mare, racchiude una perla e lascia intravedere una meraviglia di bagliore straordinario e dalla forma perfetta come il corpo di una donna e poiché il nostro fine era proprio valorizzare l’appeal femminile è venuto naturale pensare alla perla».
L’exploit dell’azienda (che Masotti ha venduto nel 2008 a un fondo americano, poi è passata nuovamente di mano con alterna fortuna) avvenne a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 con una mossa audace: «All’epoca», racconta, «per quanto bizzarro possa sembrare agli occhi del mondo di oggi, l’intimo veniva declinato soltanto in tre colori: il bianco, il nero e il color salmone. Andammo contro questo tabù, con colori e disegni anche vivaci, intercettando l’immagine che la donna aveva guadagnato di sé e rivolta a una profonda libertà».
Capi raffinati, maestria del vedo-non-vedo, disdegno della standardizzazione. Spiega Masotti: «Non si trattava solo di creare ma anche dell’abilità della realizzazione, che comprendeva varie discipline, dal taglio al cucito alla conoscenza specifica dei tessuti, alla ricerca continua sia sulle tecniche che sui materiali. Si poteva intrecciare l’artigianalità con una produzione di numeri anche elevati. Oggi è tutto diverso. Per questo ho scritto il libro, per raccontare com’è stato possibile creare un immaginario che ha convertito alla seduzione un pubblico internazionale, partendo da due macchine Singer. Peccato che oggi il piacere della seduzione non esista quasi più».
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