Corriere della Sera, 17 novembre 2024
Intervista a Francesca Fagnani
Sempre sicura di sentirsi un Jack Russell? Non sembra granché come belva.
«No, non ho cambiato belva, direi che resto razza cane, faccio le feste».
Sua madre la soprannominava Faccia d’angelo, come il boss del Brenta, Felice Maniero. Questo sì un tratto da belva.
«Avevo tratti angelici: occhi chiari, biondissima, carnagione bianca. Un visetto rassicurante, invece ero come il bel René, Vallanzasca».
Un suo difetto, sgradevole però.
«Sono prepotente, ho la tendenza a essere impositiva. Sul lavoro quando devi prendere decisioni è naturale esserlo ed è anche giusto, nel privato invece purtroppo – e sottolineo purtroppo – ti tocca scendere a compromessi».
È più egocentrica o narcisa?
«Narcisa, sicuramente».
Si specchia?
«Sì. Sempre. Anche nelle placche di ottone dei citofoni».
È più ossessionata dalla bilancia o dallo specchio?
«La bilancia non la guardo, ho lo stesso peso dal liceo. Invece lo specchio... ma non è un’ossessione, è semplicemente più forte di me. Se passo davanti a un motorino parcheggiato un’occhiata nello specchietto la do».
Francesca Fagnani riparte domani su Rai2 in prima serata con Belve, il format di interviste – tre in ogni puntata – che riesce sempre a tirare fuori dagli ospiti uno o più «titoli» da giornale.
Nella prima puntata ci sarà Mara Venier.
«È una donna allegra e solare, però vedrete anche i suoi aspetti inediti, una versione più riflessiva e malinconica».
Scamarcio?
«Una sorpresa, è stato molto disponibile al gioco, più divertente che ombroso. In generale però trovo sempre difficile intervistare gli attori, perché hanno la capacità di interpretare un personaggio anche quando li intervisti, del resto sanno recitare».
Flavia Vento sicuramente non sa recitare...
«No, ma è stata eccezionale, molto divertente. Il suo sogno oggi è tornare vergine come la Vergine Maria. La vedo dura».
Le trattative con Giambruno come vanno?
«Io mi sono limitata a invitarlo, la trattativa è interna a Mediaset, stanno dialogando, è Mediaset che deve firmargli la liberatoria».
Quindi se non viene non è colpa di Giorgia Meloni ma di Mediaset...
«È una loro risorsa, ma un’azienda importante come Mediaset che crede nella libertà della circolazione delle idee non credo farà problemi. In caso contrario mi meraviglierei. Non ci sarebbe motivo».
Pensando al passato, il podio dei simpatici e degli antipatici?
«Io gli antipatici li metto nel podio dei simpatici, perché quando sono particolarmente antipatici sono assolutamente funzionali al successo della puntata. Il problema è all’opposto, quando non si sbottonano e restano sulle loro».
Un antipatico funzionale?
«Monica Guerritore. Quando le ho chiesto che la definivano radical chic voleva andarsene. Poi rispose che chi la giudica così è una massa di ignoranti, confermando in qualche modo il cliché su di lei. Ha avuto il coraggio di essere sé stessa: essere antipatici non è da tutti, io li ammiro tanto gli antipatici. Fare i simpatici è più facile».
Raoul Bova non si era trovato bene, così pare.
«Se un’intervista non funziona la colpa è mia, in quel caso è stato complesso gestire la sua timidezza, ma se ancora se ne parla, ha fatto il suo: sono peggio le interviste che ti dimentichi».
Chi insegue?
«Ci sono persone a cui non lo chiedo nemmeno perché so che non verrebbero. Come Maria De Filippi».
Le chiedono prima le domande?
«No. Le domande prima no, ma i tagli dopo sì, non perdono il vizio. Spiego sempre però che non decide l’intervistato».
Come fa a tirar fuori tanti «titoli»?
«Il segreto è andare in profondità: così metti sempre le persone nelle condizioni di dirti qualcosa di più o di inedito».
Il cachet agli ospiti aiuta a farli sbottonare?
«No, anche perché il mercato esiste per tutti i programmi. Quindi, no, il segreto non è quello».
Rai2 sta andando male, sa che viene accolta come la salvatrice della patria?
«Mentre cerco il mio corno portafortuna, le rispondo che nessuno salva niente, per carità. Ci sono tanti professionisti bravi in Rai, si tende a generalizzare per programmi che non hanno funzionato, ma i meccanismi della tv sono molto complicati, a volte c’è bisogno di un ragionamento più accurato su alcune scelte».
Anche a lei capitato di floppare.
«Seconda Linea con Alessandro Giuli è stato chiuso subito, era un programma messo in piedi in un mese, non c’era un’idea forte, non c’erano due conduttori pronti per la prima serata».
TeleMeloni esiste?
«Sono abituata a parlare di quello che mi riguarda, e io non ho mai ricevuto nessuna pressione né da destra né da sinistra, né dal centro. In generale però uno la libertà se la dà, non bisogna aspettare che qualcuno te la conceda».
Come si concilia l’intrattenimento di Belve con le sue inchieste sulla mafia?
«Le ho sempre fatte, anzi ho iniziato con quel tipo di inchieste e non ho mai smesso, è una direzione mai interrotta e non credo sia antitetica ad altre forme di giornalismo. Ritengo che il genere dell’intervista sia nobile, complicato, alto. A volte è stato trattato male perché si è andati troppo incontro alle esigenze dell’intervistato per motivi di concorrenza, pur di avere un leader politico o un ospite. E così si perde il senso, l’intervista diventa meno frizzante, meno pepata».
È fidanzata con Enrico Mentana... Quanto le scoccia parlare della sua vita privata?
«In linea di massima non amo parlare della mia vita ma sono l’ultima che può dirlo: sono vittima di me stessa. Mi chieda però tutto quello che chiederebbe a Enrico».
In casa chi ha più ego?
«È una bella lotta, ma mi sento di dire che vince lui, di misura».
Quanto a prepotenza?
«Abbiamo lo stesso tipo di prepotenza, anche lui è impositivo eh».
Perché non vi sposate?
«Perché non ne sentiamo il bisogno».
Ha detto che le ombre sono più affascinanti delle luci. Le sue ombre?
«Le deve scoprire lei, se gliele metto su un piatto d’argento è troppo facile».
Questa assomiglia molto a una risposta paracula, ma sappiamo che lei lo è... La sua romanità è anche questa. Quanto è cinica?
«Non mi sento cinica, per niente. Mi sento grata a Roma, per quella forma di ironia e sarcasmo che regala. Il più delle volte gli ospiti che intervisto escono meglio di come entrano, il che vuol dire che sono più protettiva di quello che sembra. Poi se se vogliono rovina’ da soli per carità, non sarò certo io a fermarli».