Corriere della Sera, 17 novembre 2024
Castellammare di stabia (napoli) Erano una trentina. C’erano mamme, papà e nonni degli alunni. L’appuntamento alle 10
Castellammare di stabia (napoli) Erano una trentina. C’erano mamme, papà e nonni degli alunni. L’appuntamento alle 10.30 di giovedì scorso per fare irruzione all’interno della scuola media Salvati di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli. L’obiettivo era una spedizione punitiva nei confronti di un’insegnante di sostegno. Erano inferociti e continuavano a ripetere: «I bambini non si toccano». Volevano l’allontanamento della docente. L’aggressione sarebbe nata da una «voce» diffusa in messaggi scambiati sui social, che hanno alimentato l’apprensione e la rabbia dei genitori. Accuse di presunti abusi sessuali sostenuti in un post intitolato «L’urlo di una madre» che diverse donne stabiesi hanno condiviso sui propri profili con un effetto valanga. Un’accusa che non ha trovato alcun riscontro all’esito delle prime indagini dei carabinieri e nemmeno risulta siano state formalizzate denunce. Accuse pesanti, si ipotizza, che potrebbero persino essere opera di una macchinazione. Perché è emerso che, di recente, la docente aveva sorpreso un alunno dodicenne a fumare una sigaretta elettronica nei bagni, e ne avrebbe chiesto e ottenuto la sospensione per due giorni. Ci sarebbero testimoni che hanno affermato di avere ascoltato lo stesso ragazzino e un suo compagno parlare di una «punizione», finalizzata a far «perdere il lavoro» all’insegnante. Addirittura, come emerge dalle prime indagini, nel «piano di vendetta» sarebbe stato coinvolto persino un ragazzino disabile che sarebbe stato minacciato di ritorsioni se non avesse confermato quelle accuse. Non solo.
Lo scorso agosto la donna avrebbe subito l’hackeraggio dei profili social e, negli ultimi giorni, avrebbe ricevuto via chat numerose minacce, anche di morte. Un quadro che rende la vicenda ancora più grave. I genitori degli alunni pretendevano che l’insegnante «se ne andasse». Donatella Ambrosio, la preside dell’istituto, ha incontrato i familiari spiegando che decisioni drastiche come l’allontanamento della docente, in ogni caso, non possono essere prese «senza verifiche e in assenza di un’indagine approfondita». Gli eventi stavano prendendo una brutta piega. È stato nel momento in cui la dirigente ha proposto di coinvolgere i carabinieri che la situazione è degenerata. La donna, di circa trent’anni, si era nascosta all’interno dell’istituto e aveva contattato i genitori per farsi venire a prendere. Tuttavia, proprio nel momento in cui cercava di allontanarsi, è stata aggredita. Il padre ha provato a difendere la figlia, ma si è rotto un polso; alla docente, invece, è stato diagnosticato un trauma cranico ed è ricoverata in ospedale. Per portarla in salvo ed evitare il linciaggio è stato necessario l’intervento dei carabinieri. C’era persino chi ha sollevato un bastone cercando di colpirla. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno acquisito pc e telefoni delle persone coinvolte nella vicenda e il ministero dell’Istruzione ha ordinato un’ispezione: «Per contribuire ad accertare quanto accaduto. La scuola è un luogo sacro e va tutelata sempre».
La preside Ambrosio attacca: «Una spedizione punitiva va condannata a prescindere da qualunque sia la motivazione. Oltretutto, i carabinieri mi hanno detto che non ci sono video. Ci sono solo delle chat che questa docente, purtroppo in maniera improvvida, ha tenuto con questi ragazzi – ha aggiunto – perché noi lavoriamo tanto in questo quartiere così difficile. Questi genitori avrebbero potuto passare prima da me. Invece no, hanno sfondato la porta, sono saliti fino a sopra a cercarla, hanno urlato e strepitato come degli ossessi. Questa violenza per me è una sconfitta. Insieme agli alunni vorremmo tanto educare anche i genitori. La docente è sotto choc. Probabilmente rinuncerà all’incarico». La scuola lo scorso anno è stata premiata da Valditara. La Salvati, infatti, è stata la prima scuola in Italia ad attivare i fondi per i Pon estivi, con corsi di windsurf per i bambini che restavano in città e altri campi estivi.