Corriere della Sera, 17 novembre 2024
Gpa, pronti cinquanta ricorsi
Roma Il disegno di legge per rendere la maternità surrogata «reato universale», approvato in via definitiva dal Senato il 16 ottobre, sarà in Gazzetta Ufficiale domani e già si preparano i primi ricorsi. La notizia della promulgazione e pubblicazione della legge Varchi è stata diffusa ieri dall’Ansa: il capo dello Stato l’avrebbe firmata appena prima di partire per la Cina, il 4 novembre, «e il giorno stesso è stata trasmessa a Palazzo Chigi», spiegano fonti del Quirinale. E aggiungono che quindi non ha nessun fondamento qualsiasi ricostruzione sul fatto che il provvedimento promulgato sia rimasto per giorni al Colle.
Finora in base alla legge 40 del 2004 chiunque, in qualsiasi forma, realizzava, organizzava o pubblicizzava la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità nel nostro Paese era punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila euro a un milione. La novità della legge consiste nell’aver reso punibile nel nostro Paese chiunque ricorra alla maternità surrogata anche se la condotta viene realizzata altrove.
A tal fine, la maggioranza di governo ha emendato il comma 6 dell’articolo 12 della legge 40/2004, aggiungendo che «se i fatti, con riferimento alla surrogazione di maternità sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana». Una norma, questa, fortemente sostenuta dalla premier Giorgia Meloni che ritiene la maternità surrogata «una pratica disumana che alimenta un mercato transnazionale spacciandolo con un atto di amore».
Ieri a commentare, esultando, è stato il centrodestra: «Si rassegnino i gazzettieri che oggi (ieri per chi legge, ndr) avevano scritto che il Presidente aveva dei dubbi» ha affermato il presidente dei senatori azzurri Maurizio Gasparri. Anche il movimento Pro Vita ha accolto bene la notizia, invitando il governo a promuovere «una moratoria presso l’Onu e l’Ue».
Dal fronte dell’opposizione si è levata la voce di +Europa: per il segretario Riccardo Magi, si tratta dell’«ennesima legge incostituzionale varata da questo governo che sarà abbattuta dai tribunali». Sul punto concorda L’Associazione Coscioni che prevede come «subito dopo l’entrata in vigore della legge, potrebbe esserci già il primo caso da portare in Tribunale». All’associazione si sarebbero già rivolte oltre 50 coppie da tutta Italia, che hanno chiesto aiuto al team legale, «preoccupate per le conseguenze che questa legge potrà avere sulla loro famiglia», come riportano Marco Cappato e Filomena Gallo, tesoriere e segretaria della Coscioni. I quali raccontano che le coppie in questione si troverebbero in step differenti di un percorso già avviato. Ci sarebbe chi ha soltanto firmato il consenso in un centro estero, e chi invece ha già fatto il prelievo di gameti. Ma anche coppie che «stanno attendendo il parto o che stanno per iniziare la trafila dopo aver scelto il Paese con leggi più chiare». Quanto al loro profilo, si tratterebbe per lo più di ragazze e ragazzi giovani, eterosessuali, «con donne affette da gravi patologie che rendono impossibile portare avanti una gravidanza». Ci sono anche coppie dello stesso sesso. Secondo Gallo e Cappato, se la procedura è già stata avviata, «la legge non sarebbe applicabile, in base al principio di irretroattività del diritto penale».