16 novembre 2024
Biografia di Tolstoj
1828
Lev Nikolaevič Tolstoj nasce a Jasnaja Poljana nel 1828 da una famiglia di antica nobiltà. Rimane orfano in tenerissima età: perde infatti la madre a soli due anni e il padre a nove.
1829-1850
Cresciuto dalle zie profondamente religiose, trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra Mosca, la grande tenuta familiare di Jasnaja Poljana – che fa parte dei grandi possedimenti terrieri della sua famiglia a sud di Mosca – e Kazan’, dove nel 1844 si iscrive all’università, frequentando prima la facoltà di studi orientali, poi quella di giurisprudenza, che conclude nel 1850. In questi anni, disordinati e tempestosi ma anche nutriti da intense letture quali Rousseau, Puškin, Gogol’, Sterne, comincia a tenere un diario, che continua poi per quasi tutta la vita. Merežkovskij, uno dei suoi maggiori critici, si riferisce alla sua opera come di «un grande diario tenuto per cinquant’anni, una confessione minuta, diffusa, infinita».
1851-1862
Nel 1851-1853 partecipa alla guerra contro il Caucaso, prima come volontario, poi come ufficiale di artiglieria. È del 1852 Infanzia, il suo debutto letterario, prima parte di una trilogia autobiografica completata da Adolescenza del 1854 e Giovinezza del 1857. Infanzia viene accolto positivamente dalla critica e Tolstoj è salutato come uno scrittore di grande talento. Seguono alcuni racconti, sempre a sfondo autobiografico, come L’incursione del 1853, storia dell’autentico assalto di un battaglione russo a un villaggio caucasico. Nel 1853, scoppiata la guerra russo-turca, Tolstoj chiede di essere trasferito a Sebastopoli, dove si decide la sorte della guerra. La guerra di Crimea, violenta e disastrosa per l’esercito russo, dà a Tolstoj argomento per alcuni racconti: Il taglio del bosco del 1855, La tempesta di neve del 1856, I due ussari del 1856. Sempre di ispirazione bellica è il ciclo dei tre Racconti di Sebastopoli del 1855-1856 la cui pubblicazione, autorizzata con grandi difficoltà dalla censura, suscita enormi polemiche per la spietata descrizione della guerra, dell’eroico comportamento dei soldati semplici, del molto meno irreprensibile comportamento degli ufficiali. Congedatosi dall’esercito, Tolstoj compie un lungo viaggio in Europa: visita la Francia, la Svizzera, la Germania e l’Inghilterra. È in quest’ultimo paese che conosce personalità come Proudhon, Herzen, Dickens e vive un nuovo lutto familiare: perde infatti il fratello Nikolaj, ammalato di tubercolosi. Nei nove anni che vanno dai Racconti di Sebastopoli alla prima parte di Guerra e pace che risale al 1865, Tolstoj pubblica alcuni racconti, fra cui I cosacchi del 1863, ispirato ai ricordi del Caucaso e segnato dalla nostalgia per la vita a contatto con la natura, lontano dalla civiltà ipocrita e corruttrice. All’inizio degli anni ’60 decide di rifugiarsi nella sua tenuta di Jasnaja Poljana, dedicandosi alla gestione della proprietà, all’istruzione dei figli dei contadini nella scuola da lui stesso fondata, ed elaborando una serie di principi pedagogici (pubblicati nella rivista «Jasnaja Poljana», il cui primo numero esce nel 1862, in alcuni saggi come Sull’importanza dell’istruzione popolare, 1862, e in opere letterarie come I quattro libri di lettura, 1873), che costituiscono ancor oggi materia di interesse e di studio. Si sposa nel 1862 con Sof’ja Bers, conosciuta bambina, da cui ha tredici figli (di cui cinque morti in giovanissima età).
1863-1869
Tra il 1863 e il 1869 porta a termine il suo più vasto romanzo, Guerra e pace: partito dal progetto di narrare la rivolta dei decabristi del 1825, Tolstoj sposta poi il suo interesse sul periodo 1803-1813 dove, nella sua personale visione, si condensano i problemi sociali e politici dei decenni successivi. Il romanzo è delimitato da due date: il 1805, anno della prima sfortunata campagna contro Napoleone, chiusa dalla sconfitta di Austerlitz, e il 1812, anno della travolgente guerra patriottica che vede insorgere tutto il popolo russo in difesa della propria terra. Sullo sfondo delle due campagne si intrecciano le vicende dei membri di due famiglie dell’alta nobiltà, i Bolkonskij e i Rostov, portatori di valori genuini, contrapposti al corrotto clan dei Kuragin, depravati e disonesti. Tre sono i protagonisti: Nataša Rostova, creatura forte e purissima, di una straordinaria, immediata poesia, simbolo dell’«armonia del mondo». Accanto a lei, due figure maschili di grande statura morale: il principe Andrej Bolkonskij, che, in polemica con la fatua società pietroburghese, affronta l’esperienza della guerra, della prigionia e dell’infelice amore per Nataša, raggiungendo con la morte una purificazione spirituale nella fede cristiana; e Pierre Bezuchov, attratto inizialmente dai falsi valori impersonati dalla bella e vanitosa Hélène Kuragina, ma in realtà dominato da una profonda, ansiosa ricerca spirituale, che culmina nell’incontro con il soldato-contadino Platon Karataev, l’uomo giusto per eccellenza, simbolo dell’incontaminata purezza del popolo russo. È proprio da lui che Pierre assorbe il messaggio di fede, fatto non di riti o parole, ma di partecipazione profonda e autentica alla sofferenza, all’esistenza collettiva. Nel romanzo Tolstoj condensa il suo pensiero sulla storia, fatta secondo lui non dai grandi condottieri, ma dalla volontà delle masse, dal loro slancio e dalle loro segrete convinzioni, di cui i capi sono soltanto interpreti più (Kutuzov) o meno (Napoleone) attenti.
1873-1877
Il romanzo successivo, Anna Karenina, scritto dal 1873 al 1877, nasce come storia di un adulterio, consumato nell’ambito dell’alta società. Anna, moglie del noioso e rigido avvocato Karenin, si innamora del bell’ufficiale Vronskij: va a vivere con lui, con un gesto ribelle alle convenzioni che crea scandalo. Divorata da una passione senza sollievo, da una gelosia ingiustificata, messa al bando dal proprio ambiente, Anna si suicida, mettendo così sotto accusa soprattutto l’atteggiamento gretto, conformista, puritano della società del suo tempo che troppo facilmente condanna e respinge chi non si adegua ai suoi rigidi canoni. Nel romanzo c’è un altro personaggio significativo, il proprietario Levin, felicemente legato a Kitty, dedito alla conduzione delle proprie terre: egli è alla costante ricerca di una via spirituale su cui costruire la propria vita e la trova nelle parole di un vecchio contadino, che lo spinge, come Pierre in Guerra e pace, a trovare il bene nella comunione di vita e di fatiche con il popolo.
1879-1889
Anna Karenina ottiene un successo clamoroso ma Tolstoj attraversa un periodo delicatissimo, di profonda crisi spirituale. La sua condizione esistenziale non può non riflettersi nelle sue opere che, nella prima metà degli anni Ottanta, sono prettamente di carattere morale e religioso: Confessione del 1879-1880; In che cosa consiste la mia fede del 1882-1884; Saggio di teologia dogmatica del 1879-1880; la traduzione dei Vangeli, 1880-1881. Alcune di queste opere sono considerate dannose dalla censura ecclesiastica, sempre più in polemica con lo scrittore e nel 1901 il sinodo della chiesa ortodossa lo scomunica. In questi anni si delineano le teorie della non resistenza al male (che attira il giovane Gandhi, che sull’argomento ha con Tolstoj una fitta corrispondenza), del rifiuto di ogni forma di violenza, dell’aiuto a chi soffre ingiustamente (i contadini oppressi, le vittime di carestie, i seguaci di sette perseguitate come i molokane e i duchoborcy, alla cui emigrazione in Canada egli collabora offrendo i diritti di autore di Resurrezione). L’inquietudine e la ricerca morale di Tolstoj si riflettono in una serie di racconti di assoluta perfezione stilistica e contenutistica, come La morte di Ivan Il’ič del 1887-1889, sul senso che l’uomo cerca di dare alla propria vita attraverso l’esperienza della morte imminente; contro l’educazione sessuale nella società moderna; i drammi La potenza delle tenebre (1886), I frutti dell’istruzione (1886-1889); e l’ultimo romanzo, Resurrezione (1889-1899), in cui il protagonista Nechljudov è giurato al processo dove viene condannata la donna da lui un tempo sedotta; divorato dal rimorso, abbandona la sua vita di agiato possidente per seguirla e salvarla dall’ergastolo: respinto da lei, si rifugia nella parola evangelica e nella certezza di una vita morale migliore.
1890-1910
Dopo oltre dieci dalla pubblicazione di Anna Karenina Tolstoj torna sul tema della passione sensuale come abisso esistenziale con il romanzo La sonata a Kreutzer del 1889-1890, romanzo nato sull’onda delle emozioni suscitate dall’aver ascoltato a casa di amici l’omonima sinfonia di Beethoven.
L’ultimo decennio vede allinearsi altri capolavori, come Chadži-Murat (1896-1904, pubblicato nel 1912), La cedola falsa (1902-1904, pubblicato nel 1911), Padre Sergio (1890-1898, pubblicato nel 1912), Appunti postumi dello starec Fëdor Kuz’mič (1905, pubblicato nel 1912), Dopo il ballo (1903, pubblicato nel 1911), dove gli assilli etici dell’autore si intrecciano con violenti atti d’accusa alla società del suo tempo. Accanto a queste opere di straordinaria forza artistica, negli ultimi anni Tolstoj scrive racconti che rispecchiano le problematiche a lui vicine, come i racconti «popolari» (Padrone e servo, 1894-1895; Iljas, 1885; Il cero, 1885; Di che vivono gli uomini, 1881; Aleša Goršok, 1896; Se trascurerai il fuoco non lo spegnerai, 1897-1898); o come altri in cui prende coraggiosamente posizione su scottanti problemi politici di attualità (Ha bisogno di molta terra l’uomo?, 1904; Divino e umano, 1905; La schiavitù del nostro tempo, 1900; Perché?, 1906; Chi sono gli assassini, 1908-1909; Non posso tacere, 1908, in difesa dei rivoluzionari del 1905). Nel 1897 porta a termine il saggio Che cos’è l’arte, destinato a suscitare polemiche accese, in cui sostiene che il valore di un artista si misura sulla maggiore o minore rispondenza al sentimento e alla coscienza religiosa del suo tempo e di tutto il suo popolo e non di un ristretto gruppo di privilegiati o eletti. Se l’arte non è accessibile e comprensibile agli uomini più semplici, non è arte ma strumento di corruzione e sintomo di decadenza. In vecchiaia Tolstoj viene fatto oggetto di autentica venerazione: Jasnaja Poljana diventa meta di un pellegrinaggio ininterrotto di scrittori, scienziati, politici, religiosi, uomini comuni, giovani da tutte le parti del mondo, attirati dall’inestinguibile attività intellettuale del grande vecchio. Ma alla fama del Tolstoj pubblico si contrappone il conflitto familiare del Tolstoj privato: la moglie infatti non condivide la sua volontà di rinunciare a qualunque vantaggio materiale. Dopo aver più volte meditato la fuga per sottrarsi ai ricatti e alle minacce della famiglia, il 28 ottobre 1910 Tolstoj abbandona la sua casa. Le sue condizioni di salute sono talmente precarie che dopo solo tre giorni si ferma alla stazione di Astapovo, dove muore il 7 novembre. I suoi funerali raccolgono un’enorme partecipazione popolare, nonostante i tentativi delle autorità di limitarla.