Il Messaggero, 16 novembre 2024
Alla voce professione Christie scriveva «casalinga»
Di Agatha Christie, la scrittrice che ha venduto più libri al mondo, dopo la Bibbia e Shakespeare, ha sempre destato curiosità quel momento della sua vita in cui – lei trentaseienne – scomparve per undici giorni, mai chiarite le ragioni di quella scomparsa. Amnesia? Tentativo di suicidio? Messa in scena finalizzata a punire il marito che le aveva confessato di amare un’altra donna chiedendole il divorzio? Interessante quanto adesso, su questo misterioso episodio riguardante la popolare scrittrice, si può leggere in un libro appena edito da Salani: Vita segreta di Agatha Christie, di Lucy Worsley. Non che l’autrice dia una risposta finalmente risolutrice (questo forse non avverrà mai), ma apre nuovi squarci su quella temporanea sparizione mai chiarita. Lucy Worsley suggerisce di fare attenzione a un libro che Agatha Christie pubblicò nel 1930 con lo pseudonimo di Mary Westmacott, Il pane del gigante. In quel romanzo si racconta che un personaggio di nome Vernon ha un incidente automobilistico, perde la memoria e la ritrova sottoponendosi a varie sedute di ipnosi «con un medico, un uomo con occhi che sembravano vedere il centro stesso del tuo essere e leggervi cose che tu stesso ignoravi». Vernon, commenta l’autrice di questa nuova biografia, «esplora dolorosamente il suo passato, proprio come deve avere fatto Agatha». E infatti, la Christie, dopo quel buco nero nella sua esistenza, si costruì una nuova vita, risposandosi e dando alle stampe tutta una serie di romanzi e opere teatrali di strepitosa fortuna. Una donna indocile, la Christie, determinata non soltanto ad avere successo nelle lettere, ma a fare molti soldi. Sempre misteriosa, comunque. Un esempio tratto dal libro della Worsley: «Quando, di fronte a una pratica burocratica, doveva compilare la voce “professione”, la donna che si stima abbia venduto due miliardi di copie dei suoi romanzi, scriveva immancabilmente “Casalinga"».