il Giornale, 16 novembre 2024
Buffet compra il 3,6% di Domino’s pizza
Warren Buffett si concede una pizza e poco altro. L’Oracolo di Omaha, che si è messo a dieta di azioni diminuendo l’esposizione netta negli asset azionari di quasi 36 miliardi di dollari nel solo terzo trimestre, nei giorni scorsi si è concesso due piccole eccezioni. La prima è l’acquisto di una «fettina» di Domino’s Pizza per 550 milioni di dollari, 1,3 milioni di azioni pari al 3,6% del capitale del rivenditore di pizze; l’altra è il distributore di attrezzature per piscine Pool Corp, di cui ha acquisito l’1% per 152 milioni. A destare scalpore tra gli investitori è la ritirata di Berkshire Hathaway da alcune partecipazioni storiche: la partecipazione in Apple, per esempio, nel terzo trimestre si è ridotta del 25%; oppure Bank of America la cui quota è stata ridotta del 26%. Oggi il 94enne guru degli investimenti siede su una montagna di liquidità valutata 325 miliardi (rispetto ai 270 miliardi investiti in azioni). Un altro elemento di riflessione è la decisione di stoppare gli acquisti di azioni proprie. Tutti indizi che fanno trapelare una certa sfiducia circa le prospettive di Wall Street. Le ipotesi volte a spiegare cosa ci sia realmente dietro un Buffett guardingo sono molteplici, dall’accumulo di risorse per future grandi acquisizioni a un aggiustamento del portafoglio di partecipazioni in vista del passaggio di testimone, fino a tesi più estreme (sa cose che gli altri non sanno).
Dialogando con insider di Wall Street che conoscono da vicino le abitudini di Buffett, l’enigma può essere risolto solo partendo dalla sua natura di investitore value. L’ipotesi di prezzi «troppo alti» appare la più realistica e avallata dal rallentamento del buyback rispetto al 2023, fino ad azzerarlo. Il famoso indicatore Buffett, che raffronta il valore totale delle azioni quotate con le dimensioni dell’economia a stelle e strisce, è intorno al 200%, addirittura sopra i picchi toccati durante la bolla dotcom. Per decifrare le scelte del numero uno di Berkshire non si può inoltre prescindere da un’analisi del rapporto rischi-benefici dell’attuale contesto di mercato. A valutazioni azionarie tirate fa da contraltare l’elevata remunerazione offerta dai Treasury a rischio zero (oltre 4,3% il rendimento del T-bond a 1 anno). I tassi di indebitamento a livello globale sono in costante aumento e il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe accentuare tale trend. Del totale della liquidità di Buffett, gran parte (almeno 288 miliardi) è investita in Treasury.
Il re del value investing non è il solo a virare sulla prudenza. Gli hedge fund nel terzo trimestre hanno ridotto le loro partecipazioni sui titoli tecnologici più di qualsiasi altro comparto. E il mese scorso gli strategist di Goldman Sachs hanno pronosticato ritorni medi annuali di solo il 3% per l’indice S& P 500 nel prossimo decennio (rispetto al +11% medio storico) indicando contestualmente una probabilità di circa il 72% che l’indice guida di Wall Street faccia mediamente peggio dei Treasury da qui al 2034. A remare contro è la concentrazione record di indici quali l’S& P 500 e mega cap quali Apple e Nvidia, che potrebbero dover faticare a mantenere alti e a lungo i ritmi di crescita di ricavi e margini.