Corriere della Sera, 16 novembre 2024
Intervista a Gwen Stefani
Un disco disseminato di fiori fin dal titolo, Bouquet, segna il ritorno musicale di Gwen Stefani, iconica popstar nonché storica frontwoman dei No Doubt. E se il sound questa volta vira verso il rock, i testi sono personali: raccontano il grande amore con il marito Blake Shelton (cantante country che qui duetta con lei in Purple Irises), dopo gli anni difficili seguiti alla fine del suo primo matrimonio, con Gavin Rossdale, leader dei Bush, da cui ha avuto tre figli.Come mai è passato così tanto dall’ultimo lavoro?
«Ho iniziato il disco precedente mentre la mia famiglia andava in frantumi. Ho dovuto lavorare duramente per ricostruire la mia vita e insomma il tempo scorre veloce. Trovare l’amore vero per la prima volta, cioè incontrare il mio attuale marito, è stata una benedizione e quindi ho passato anche molto tempo ad amare. Quando ho ricominciato a scrivere, volevo che le canzoni riflettessero chi sono oggi e cosa ho vissuto. Adesso ci sono riuscita».
Che riferimenti musicali aveva?
«Sono tornata alle basi, volevo riprodurre le atmosfere soft-rock degli anni 70 che ho ascoltato molto da bambina: quella è stata l’ispirazione».
Nei testi, invece, ripercorre il suo matrimonio?
«Diciamo che sarebbe stato strano il contrario perché ho iniziato a scrivere quattro anni fa, quando c’è stato il fidanzamento, e tre anni fa ci siamo sposati. Ma parlo anche dei semi di amore nella nostra vita: a volte non possiamo fare granché per farli sbocciare».
Cosa intende?
«Penso a Swallow My Tears. L’ho scritta dopo un viaggio da sola alle Hawaii per un concerto, il giorno del mio compleanno. Pensavo non mi importasse della data, ma in aereo sono sprofondata in un vortice. Credo che ogni tanto il passato tenti di rincorrerti anche se vuoi voltare pagina, specie se hai vissuto dei traumi. Ma bisogna capire il piano che Dio ha per noi».
La Fede è molto presente?
«Negli ultimi 10 anni ho capito che voglio fare ciò che Dio ha in mente per me. Mi sento fortunata a fare musica, ma sento anche di non aver scritto davvero io le canzoni, è come se mi fossero state mandate per parlare di ciò che ho passato, ovvero situazioni che tutti attraversiamo. Tutti dobbiamo soffrire e attraverso la musica ho potuto condividere anche la mia sofferenza».
È sempre stato così?
«Penso a Don’t Speak dei No Doubt: inizialmente non l’aveva ascoltata nessuno, poi è stata la forza vitale di tutta la mia carriera, quindi è difficile non vedere il miracolo».
In Pretty canta «non mi sono mai sentita bella finché non mi hai amato»...
«Tutti vorrebbero tornare ad avere 20 o 30 anni, io invece mi sono sentita davvero bella solo quando mi sono innamorata di Blake, forse perché quando qualcuno ti ama, risplendi. A 14 anni mi guardavo allo specchio e mi chiedevo “ma sarà bella quella ragazza?”. A quell’età si cerca la propria identità, poi è come se trovassimo la bellezza attraverso l’amore che gli altri hanno per noi».
Con i No Doubt ci saranno altri progetti dopo la reunion al Coachella?
«Penso proprio di sì. Quel che mi è successo quando il mio primo matrimonio è andato in pezzi è stato catastrofico e ha avuto ripercussioni anche sulla band. Tutti avevamo anche dei figli, quindi ci siamo presi una pausa e non ci siamo più sentiti neanche come amici. La gente continuava a chiederci di tornare, ma non riuscivamo a concretizzare, fino al Coachella».
Vi siete ritrovati?
«In sala prove era come se il tempo non fosse passato, abbiamo un’alchimia fantastica, e il Coachella è stato uno tsunami d’amore. Solo che la domanda ora è: cosa può esserci di più bello? Sono certa che quando si presenterà lo capiremo. È anche difficile trovare il tempo e preferisco la mia famiglia all’avere una carriera».
Sarà in tour con il disco?
«Se non avessi figli lo farei, ma ora che vanno a scuola mi sembra egoista toglierli dalla loro vita per fare una cosa che ho già fatto tanto in passato. Però vorrei suonare i nuovi brani, quindi mai dire mai».
È legata all’Italia?
«Ci ho portato Blake l’estate scorsa: vista la mia fede, venire in Italia, specie a Roma nelle chiese è incredibile. E poi le mie origini sono italiane, mio nonno è venuto negli Stati Uniti quando mio padre aveva due anni, in famiglia era un orgoglio enorme. Nel cuore mi sento italiana».