Corriere della Sera, 16 novembre 2024
In Italia otto milioni di caregiver
«Vivo con mia moglie affetta da Alzheimer, ho solo il tempo di fare la spesa», «sono prigioniera del Parkinson di mio marito. Tutto ruota intorno a lui», «rapporti sociali inesistenti», «chi non ha provato non può sapere cosa significhi assistere una persona 24 ore al giorno, tutto l’anno».
Eccolo qui, l’identikit dei caregiver, un esercito – composto da volti qualunque – che in Italia conta 8 milioni di persone. Preponderano le donne (con punte dell’80% nell’aiuto ai genitori). L’età va soprattutto dai 45 ai 75 anni. La fotografia di chi assiste familiari e persone care è emersa ieri a Il Tempo della Salute – la manifestazione organizzata dal Corriere a Milano, al Palazzo dei Giureconsulti, e che si concluderà domani – nel corso dell’incontro intitolato «Caregiver: il sondaggio di Corriere.it».
Al questionario hanno risposto 5.143 lettori abituali del nostro giornale e 2.116 tra loro hanno chiarito di prestare « assistenza continuativa non professionale a persone malate, anziane o disabili». «Dal welfare pubblico l’aiuto è inesistente o marginale. Anzi, in particolare, il 40% di chi si occupa di anziani non riceve proprio aiuto», commenta Sergio Harari, professore associato di medicina Interna all’Università degli studi di Milano e presidente di Peripato, associazione che ha promosso l’indagine.
Circa la metà dei caregiver che si occupano dei genitori vive con loro. Un impegno pressoché totale. Nei 1.200 commenti aperti ricorrono parole così: «annientamento», «annullamento», «solitudine». «La mancanza di tempo per sé è assoluta, non c’è più vita propria, socialità e affettività sono compromesse. Si dipende solo dalle esigenze dell’assistito. Si vive un senso di colpa, per anni», dice Harari. Secondo Francesca Moccia, anche lei all’incontro moderato dal responsabile di Corriere Salute, Luigi Ripamonti, «è il momento di una legge sui diritti di queste persone in modo proporzionato al loro impegno di cura».
Ma a Il Tempo della Salute si è parlato anche di altro, tra cui la prevenzione che, se usata bene, potrebbe far sparire il tumore della cervice uterina che colpisce ogni anno 6.500 donne, spesso giovani. Il 75 per cento dei casi è provocato da alcuni ceppi di Papillomavirus, o HPV, contro cui esiste un vaccino. Ne hanno discusso Agnese Collino, supervisore scientifico di Fondazione Veronesi, Raffaela Di Pace, ginecologa e sessuologa, e Laura Daphne Marziali, attivista oncologica, presidente dell’associazione «C’è Tempo OdV».