Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  novembre 15 Venerdì calendario

Cos’ha fatto Di Maio in Arabia?

Dal 1º giugno 2023 Luigi Di Maio, già capo politico del M5S e più volte ministro, è stato nominato Rappresentante speciale dell’unione europea per la regione del Golfo. Un mandato di 21 mesi, che scade a febbraio 2025, ottenuto dopo il fallimento clamoroso della sua scissione dal M5S. Cosa ha fatto nei suoi primi 16 mesi di un incarico per il quale ha ottenuto 1,8 milioni di budget, uno status da vice dell’alto rappresentante alla politica estera (con uno stipendio che si aggira sui 20 mila euro mensili incrociando il Regolamento Ue 2016/300 e l’attualizzazione annuale delle retribuzioni dei funzionari)?
Lo abbiamo chiesto alla Ue che ci ha risposto con il suo portavoce Peter Stano: “Il Rappresentante speciale per la regione del Golfo svolge un ruolo chiave nel sostenere l’alto rappresentante Josep Borrell nell’attuazione degli aspetti di politica estera e di sicurezza su un partenariato strategico con il Golfo nel contribuire a una migliore comprensione del ruolo dell’unione e della sua visibilità nella regione, e nel proseguire gli sforzi diplomatici verso la de-escalation regionale”. Un po’ generico. Alla richiesta di un rendiconto più preciso la risposta è stata ancor più vaga: “Di Maio si reca regolarmente nella regione del Golfo e un resoconto completo dei suoi incontri è disponibile sul suo profilo Linkedin e sul suo account Twitter”. Un sito non c’è e nel rapporto annuale 2023 si leggono solo alcune brevi frasi di circostanza.
SFOGLIAMO
quindi il profilo Linkedin di Di Maio. Nel corso del 2024 ha svolto almeno una quarantina di incontri, viaggi, convegni in cui il rapporto economico tra Ue e Golfo è preponderante. Come la presenza al Future Investment Initiative a Riad. Il FII è il fondo di investimento promosso nel 2017 da Bin Salman, principe ereditario saudita che conta nel suo Consiglio “scientifico” anche Matteo Renzi. In quell’occasione, Di Maio ha partecipato a un panel sul green shoring e la sua partecipazione, scorrendo ancora Linkedin, è salutata con molto entusiasmo da Cornelius Matthes, che coordina il network Desert Energy, recentemente interessato a un accordo sulle energie rinnovabili con la Regione Abruzzo.
A Najaf, in Iraq, è andato all’inaugurazione del nuovo Teaching Hospital del Gruppo Italiano San Donato, progetto caro a un altro ex ministro degli Esteri, Angelino Alfano, presidente del gruppo San Donato. Caratteristiche analoghe ha la presenza al Made Competence Center Industria 4.0, network di sostegno alle imprese promosso da 42 imprese private e quattro università, dove Di Maio si reca “per esplorare opportunità e sinergie a favore delle imprese e della manifattura italiana nei paesi del Golfo. Molto più sofisticata la presenza a Investopia, piattaforma di investimento lanciata nel 2021 dagli Emirati Arabi Uniti dove Di Maio ha avuto “la grande opportunità di incontrare diverse istituzioni e imprenditori con importanti scambi bilaterali con il ministro dell’economia degli Eau”. Così come gli incontri con lo sceicco Mohammed bin Hamad bin Qassim Al Thani, ministro del Commercio e dell’industria del Qatar “sugli specifici mezzi per dare impulso al commercio e agli investimenti con l’ue anche attraverso l’impulso a nuove norme regolatorie e a concrete iniziative di business”. In Arabia Saudita inaugura la prima Camera di Commercio europea nel Golfo con l’obiettivo di intercettare le imprese nel “programma di investimenti Vision 2030”. A cosa serva Vision 2030, programma saudita per ridurre la dipendenza del paese dal petrolio, lo spiega sempre Di Maio: “Un campo molto ampio per la collaborazione tra le nostre istituzioni e le nostre aziende”.
L’attività è molto intensa, compresa quella del rapporto con l’altra sponda dell’atlantico dove incontra funzionari della Casa Bianca, del Pentagono, anche think tank come il Brookings, Csis e Middle East Institute, che organizzano le relazioni economiche e politiche tra il mondo delle imprese e gli Stati. Come l’incontro, nel contesto del Doha Forum, con Mansoor bin Ibrahim Al-mahmoud Ceo di Qatar Investment Authority “per esplorare nuove strade di cooperazione tra Unione europea e Qatar per aziende e investitori”.
La politica istituzionale è stata invece occupata soprattutto dall’organizzazione del primo vertice tra Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo il 16 ottobre 2024. Vertice conclusosi con il solito documento onnicomprensivo in cui ovviamente le parole chiave sono sempre “commercio”, “investimenti”, “cooperazione economica” all’interno delle regole del Wto. Prese di posizione nette su Palestina o Libano, ma nessuna conseguenza concreta. Il prossimo summit si terrà in Arabia Saudita nel 2026: Mohammed bin Salman si aspetta “progressi reali”. Di Maio ci sarà ancora?
Nel Golfo “Il Fatto” ha chiesto all’unione europea che attività svolge “Giggino”. La risposta: “Il bilancio è disponibile sul suo profilo Linkedin”.