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 2024  novembre 15 Venerdì calendario

Abitudini alimentari

I giovani non seguono la dieta mediterranea, non la conoscono e mangiano molta carne. Questi sono solo alcuni dei risultati emersi dalla nuova indagine dell’Osservatorio Waste Watcher International sulle abitudini alimentari degli italiani. Per il 14° anniversario dal riconoscimento della dieta mediterranea come patrimonio dell’Unesco, l’associazione ha realizzato il report, da cui emergono alcune riflessioni sul tema spreco.
Dai numeri raccolti, emerge chiaramente come le nuove generazioni del nostro Paese non seguano più questo il modello nutrizionale. Solo il 23% dei giovani, tra i 18 e i 24 anni, si allinea a questo stile alimentare, definendolo però, imprecisamente, «un regime che prevede un consumo elevato di carne, pesce e latticini, con un ridotto apporto di carboidrati». In parole povere: non sanno cosa sia la dieta mediterranea. Va meglio in altre fasce d’età, il 77% di chi ha fra 55 e 64 anni la riconosce come «uno stile di vita che include abitudini alimentari equilibrate, basate su olio d’oliva, cereali, frutta, verdura, pesce, moderato consumo di carne, e il rispetto della stagionalità e della biodiversità».
Complessivamente, il 72% degli intervistati dimostra di avere una comprensione adeguata della dieta, ma a praticarla sono soprattutto i più anziani, che ne fanno quasi una regola di vita: la segue l’85% di chi ha oggi 65 anni, o più, e il 71% afferma di praticarla «sempre» o «spesso».
Tuttavia, un italiano su tre sembra seguirla a modo suo, affermando che la sua famiglia ha adottato «uno stile alimentare mediterraneo, con pasta e pizza». D’altra parte, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, solo il 5% della popolazione adulta segue rigorosamente questo modello alimentare. Quasi tutti gli intervistati (83,3%) aderiscono moderatamente e solo il 4% si dichiara «attento alla sostenibilità». Tra chi dà una definizione corretta della dieta mediterranea il 75% la segue regolarmente, contro il 60% di chi ne ha una percezione errata. Ma perché tante resistenze? Le principali barriere riguardano i costi elevati dei cibi freschi (42%) e la mancanza di tempo per preparare i piatti (27%), fattori che salgono in modo significativo fra i giovani: è troppo cara per il 50% degli under 24 e richiedono troppi minuti per il 38% di questa fascia d’età. Ma ricerche condotte da Waste Watcher sul prezzo della spesa dimostrano che il carrello settimanale della dieta mediterranea è più basso di 7,28 € rispetto a quello della dieta seguita degli italiani (46,27 euro contro 53,55 euro).
E in generale gli ingredienti freschi, come frutta e verdura di stagione, cereali, legumi e olio d’oliva, sono spesso più economici rispetto ai prodotti più elaborati. Mentre le abitudini alimentari consolidate, che riguardano un italiano su quattro (il 26% degli intervistati), rappresentano un ostacolo sia per i più giovani sia per gli anziani, indicando una resistenza al cambiamento su entrambi i fronti generazionali.
Entrando nel dettaglio dell’indagine: le donne tendono a seguire la dieta mediterranea più fedelmente rispetto agli uomini, con consumi più elevati di cibi verdi. Il 24% delle donne mangia tra gli 11 e i 15 piatti settimanali di verdura, contro il 17% degli uomini, e il 21% di esse consuma 11-15 porzioni di frutta, rispetto al 19% degli uomini. Quest’ultimi assumono più carne rossa e bevande liquorose: il 49% beve fino a 5 porzioni settimanali di alcol, rispetto al 42% delle donne. E ancora: una persona over 65 su quattro (25%) assume 11-15 porzioni di verdura a settimana, contro l’8% della fascia 18-24 anni. Per quanto riguarda la frutta, il 29% degli anziani consuma 11-15 unità settimanali, rispetto al 9% tra i 25-34 anni. Anche l’utilizzo di olio extravergine di oliva è più frequente tra le persone di età più avanzata, mentre l’assunzione di carne rossa aumenta drasticamente fra i giovani: il 27% degli under 25 la mangia settimanalmente, contro solo l’11% degli over 65.