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 2024  novembre 14 Giovedì calendario

L’Umbria, Pennsylvania d’Italia, al voto

Terni – In Corso Cornelio Tacito, la via principale di Terni, ci sono due gazebo affiancati ma contrapposti: quello di FdI e quello del Pd. Un paio di militanti della prima tenda si avvicinano, non minacciosi, ai dirimpettai e sbottano: «Perfino Landini, che dovrebbe essere un sindacalista, l’altro giorno è andato al congresso di Magistratura Democratica per chiederle di buttare giù il governo. In Umbria state facendo la stessa cosa, sempre e solo l’arma giudiziaria sapete usare voi comunisti». I dem sorridono e non replicano ma sta di fatto che, a movimentare gli ultimi giorni prima del voto di domenica e lunedì prossimi, è arrivata quella che da destra chiamano «giustizia ad orologeria» e da sinistra definiscono «semplice legalità». È come se, in versione local e perfino campagnola, visto tutto il verde di questa bella regione, lo scontro tra giustizia e politica che infuria a livello nazionale abbia deciso di triturare pure l’Umbria.IL SINDACO E I SONDAGGI
«Io me ne frego!», tuona Stefano Bandecchi, il sindaco ternano che con il suo 1,8 preso alle Europee potrebbe propiziare in questo testa a testa tra le due candidate presidenti donne la vittoria non a Stefania Proietti, sindaca di Assisi e front runner del campo largo, ma a Donatella Tesei, la governatrice uscente del centrodestra che ci riprova. E al momento è lei in leggero vantaggio. E Bandecchi? «I pm che si sono inventati la richiesta di rinvio a giudizio contro di me per evasione fiscale? Li ringrazio per l’aiutino elettorale!», proclama il vulcanico sindaco e leader di Alternativa Popolare che si sente un Trump con la pelata o come minimo uno Scajola che ha dato la vittoria ligure alla destra. «Meloni ha bisogno di me, altrimenti perde», avverte lui. E se la fa vincere («Io i voti non li raccolgo, li compro!», provoca), ha già pronta la richiesta Bandecchi: un sottosegretario agli Esteri, e il prescelto è Paolo Alli, presidente di Alternativa Popolare, che ha lavorato in Lombardia con Formigoni, è stato vice-commissario all’Expo di Milano e parlamentare Pdl prima di passare con il Ncd di Alfano.Se la questione giudiziaria in Liguria ha aiutato il centrodestra, qui che cosa accadrà? C’è il Tartufo Gate, con archiviazione delle accuse perché non esiste più il reato di abuso d’ufficio, che ha investito a sorpresa Tesei e con lei la donna fortissima del centrodestra umbro: Paola Gabiti Urbani, di FdI, assessora a tutto (Bilancio, Università, Turismo, Cultura) che è stata a un certo punto a un passo per diventare ministra del Turismo al posto della Santanché, ha il marito che è tra i maggiori produttori di tartufi nel Centro Italia e insomma: potere vero. Ma non è potere vero anche essere sindaca di Assisi e presidente della Provincia, è il caso di Proietti, con il Giubileo e le celebrazioni dei 700 anni di San Francesco? È per questo che, così si vocifera in queste contrade, Proietti – che da civica è stata convinta ma a fatica da Conte a candidarsi per la Regione – non sarebbe entusiasta all’idea di doverla governare. Con tutti i problemi che ci sono: perché è vero, come dice il report di Bankitalia dell’altro giorno, che la disoccupazione è quasi risolta in Umbria (grazie alla forte immissione di donne nel mercato del lavoro) ma i salari sono i più bassi d’Italia e i giovani se ne vanno quasi tutti via.Ma ecco laggiù un signore distinto e minuto. Chi è in quel di Terni? È Conte. È venuto ieri a protestare contro l’inceneritore che vuole fare il centrodestra. Ma alcuni passanti, anti-sinistra, brontolano: «Questi sanno soltanto dire no e poi no. Niente automobili, niente acciaierie, niente lavoro...». Ma manifestanti e contestatori sono pochissimi. E viene il dubbio: non è che poi, mentre a livello nazionale i leader fanno dell’Umbria la Pennsylvania d’Italia e l’ombelico politico del mondo, qui a votare non ci andrà quasi nessuno? È il terrore di entrambi i fronti, e la sinistra è preoccupata che con pochi votanti i decisivi siano le truppe cammellate e i clientes della destra.
LA POSTA IN GIOCO
La posta in gioco è alta anche o anzitutto a livello nazionale. Alessandra Ghisleri che tutto sa di flussi e riflussi prevede che cosa potrà accadere se la sinistra dovesse perdere nell’Umbria che è sempre stata sua (tranne negli ultimi 5 anni): «Le altre correnti ne chiederanno conto a Elly Schlein e il suo spazio di manovra verrà ridotto perché il Pd è una confederazione di correnti». E guarda caso il 30 novembre all’Hotel D’Azeglio a Roma si riunisce il Pd che al congresso aveva sostenuto Bonaccini. E si vocifera – gli spifferi sono arrivati fino a quaggiù in Umbria – che c’è qualche movimento per spingere Giorgio Gori come successore di Elly. «Ma tanto vinciamo noi», dicono tutti nel Pd. Macché, obiettano gli altri, che stasera aspettano a Perugia il presepe, ovvero la chiusura della campagna elettorale con la madonna Meloni, i re magi Tajani, Salvini e Lupi più quel diavolo di Bandecchi.
LA SANITÀ
Schlein chiude invece, con Proietti, Conte, Fratoianni e Bonelli, con un presidio all’ospedale di Terni: «Stanno distruggendo la sanità regionale». Questa l’accusa. E può essere vincente. Se dovesse andare diversamente, Kamala Schlein dovrà ripensarsi del tutto da qui alle elezioni politiche del 2027 e Conte deve fare lo stesso: insieme a lei o contro di lei.