La Stampa, 14 novembre 2024
Vietare le consegne con i rider quando c’è brutto tempo
Roma – L’immagine del rider chino sulla sua bicicletta mentre attraversa Bologna nella notte dell’alluvione, meno di un mese fa, è rimasta impressa nella memoria di molti. Anche di Chiara Gribaudo, deputata e vicepresidente del Pd. Di quella fotografia scrisse Paolo Griseri su questo giornale, aprendo un dibattito sulle condizioni di lavoro in situazioni estreme e, soprattutto, sulla coscienza delle aziende di delivery e dei loro fruitori. «È stato il suo ultimo articolo – ricorda Gribaudo –. Gli avevo telefonato per discuterne e due giorni dopo, improvvisamente, è venuto a mancare». Ma la riflessione di Griseri «ha lasciato un segno, è stata motivo di ispirazione. Per questo ho deciso di presentare, in sua memoria, una proposta che dia più tutele ai rider».Di che proposta si tratta?
«È un emendamento alla legge di Bilancio con cui si stabilisce che i rider, quando ci sono particolari condizioni di maltempo, non devono fare consegne. È una questione di sicurezza, innanzitutto».Per “maltempo” cosa intende?
«Parliamo di situazioni che portano a un’allerta meteo. Poi a decidere quando scatta l’indennità sarebbe il ministero con una circolare, non viene specificato nel provvedimento».
In che modo sarà articolata la proposta?
«Interviene su entrambe le categorie di rider. Da una parte ci sono quei pochi che sono stati riconosciuti come lavoratori dipendenti e, dall’altra, la stragrande maggioranza di partite Iva e autonomi, che vive invece in una zona grigia, con minori tutele. Per i dipendenti, proponiamo di estendere la Cassa integrazione ordinaria, finanziata da un contributo a carico delle imprese. Per gli autonomi, invece, vorremmo istituire un Fondo dedicato presso l’Inps, che erogherebbe un’indennità giornaliera pari al 50% del reddito medio percepito negli ultimi 3 mesi, con un tetto massimo di 50 euro».
Quanto costerebbe?
«Sono previsti 5 milioni di euro con cui finanziare il Fondo Inps. Una piccola somma con cui partire. Vuole essere una proposta sperimentale, anche se il principio che segue poggia le basi sulle tutele già previste per un’altra categoria di lavoratori».
Quale?
«Quella dei lavoratori edili, che hanno la cassa integrazione in caso di maltempo. Nel caso dei rider, però, tutto è reso più complicato da quella zona grigia di cui parlavamo. Perché i rider che non riescono a farsi assumere come dipendenti, hanno meno tutele, sono meno sindacalizzati, si trasformano in facili prede per le nuove forme di caporalato».
La direttiva Ue appena approvata, che tocca anche il mondo dei rider, aiuterà?
«Sì, ma i singoli Stati avranno due anni di tempo per recepirla. Questa invece è un’urgenza dettata anche dalla velocità del cambiamento climatico e dalla frequenza con cui abbiamo a che fare con eventi meteo eccezionali».
È un emendamento condiviso con le altre forze di opposizione?
«Ne ho parlato con il mio gruppo parlamentare e ho chiesto alle forze di maggioranza e opposizione se vorranno sostenerlo. L’ho fatto in memoria di Paolo. È un emendamento che costa molto poco, ma darebbe un segnale di unità del Parlamento su questi argomenti. Un impegno che ovviamente non si esaurisce qui».
Quale sarebbe il prossimo passo?
«Avere dei rider con contratti veri, a termine o anche a intermittenza quando necessario, in modo che abbiano comunque più tutele di una partita Iva o di un Co.co.co. Dobbiamo tirarli fuori da quella zona grigia».