La Stampa, 14 novembre 2024
La filosofia di Musk: pensare a lungo termine
Elon Musk il genio, il nuovo Leonardo che l’Occidente aspettava. Quello ci regalò i disegni che anticipavano le macchine volanti, il paracadute, la bicicletta, la mitragliatrice. Lui ci porterà su Marte, o forse no – una generazione sembra un arco di vita troppo corto per la conquista del Pianeta rosso – ma chi verrà dopo, chi ci metterà piede davvero, dovrà riconoscere: è merito suo. E sarebbe bellissimo aderire a questo racconto di ottimismo planetario se anch’esso non avesse i suoi lati oscuri e ora che Musk il genio, Musk il nuovo Leonardo, è diventato anche il capo di un inedito “Comitato per l’efficienza governativa Usa”, capirli fino in fondo diventa una priorità (non solo per gli americani).Si può cominciare da una frase. Pubblico monito di Elon Musk, venerdì 25 ottobre 2024, durante un evento social a sostegno di Donald Trump: «Dobbiamo ridurre le spese per poter vivere secondo i nostri mezzi. Questo comporterà alcune difficoltà temporanee, ma garantirà una prosperità nel lungo termine» («We have to reduce spending to live within our means. That will involve some temporary hardship, but it will ensure long-term prosperity»). La chiave è in due passaggi: temporary hardship, difficoltà temporanee, e long-term prosperity, prosperità nel lungo termine. Insomma: accettare un po’ di decrescita infelice oggi per conquistarsi un nuovo benessere nel futuro.Sembra bizzarro per una cultura sviluppista come quella americana, che mai ha accettato l’idea di porre un freno a spese, consumi, crescita individuale in nome di potenziali benefici chissà quando, ma in realtà non lo è. Il “longtermismo” è da almeno un decennio il riferimento culturale e filosofico di Musk e di molti altri plutocrati americani dei tecnoservizi. Scavalca le vecchie categorie novecentesche. Mette insieme la prospettiva progressista dei domani che cantano e l’autoritarismo dell’uomo solo al comando, che sa qual è il bene collettivo e lo persegue anche a dispetto del bene dei singoli.Ricorda le strategie militari ottocentesche, quando gli imperi spedivano verso guerre irrilevanti migliaia di soldati allo scopo di avere un mucchio di morti da far pesare nella spartizione di territori, che prima o poi sarebbe arrivata.Musk il genio, Musk il Leonardo dei tempi nuovi, a questo schema crede davvero. Lo ha dimostrato quando durante il Covid ha riaperto gli stabilimenti Tesla sfidando i divieti federali e centinaia di casi di contagio: il bene del presente, la salute di migliaia di dipendenti, sacrificato al bene del futuro, cioè i bilanci dell’azienda che paga i salari e più in generale l’affermazione dell’auto elettrica e dunque della salute del Pianeta. Ora, nel suo nuovo ruolo di comandante in capo del colossale budget Usa, potrà applicare quella filosofia su larga scala. E quando invita a sopportare i «temporary hardship», i disagi temporanei, probabilmente si riferisce proprio a questo: la tempesta che potrebbe derivare da una riduzione del deficit federale fondata su licenziamenti di massa e su tagli drastici ai progetti di assistenza, oltreché sulla deportazione di milioni di clandestini che in larga parte operano nell’economia sommersa Usa.Sì, ci saranno contraccolpi. Sì, magari la borsa ne risentirà. Sì, qualcuno diventerà più povero, o da povero diventerà miserabile. Sì, rivedremo bambini in gabbia ai confini col Messico. Ma nel lungo termine, in questo futuro paradiso senza specifiche scadenze (cinque anni? Dieci? Cento?) i sacrifici di oggi si trasformeranno in fattori di prosperità.È una filosofia. È un racconto messianico. È una nuova religione che aspira a sostituire ogni altro racconto delle destre occidentali, fondato sull’esatto contrario della promessa longtermista: il benessere qui e ora, oggi e non domani, e il pragmatico rifiuto di ogni ragionamento di lungo periodo in materia di ambiente, economia, servizi, educazione, perché nel futuro saremo tutti morti. Quando Musk il genio, Musk il nuovo Leonardo, invita l’Italia a cacciare i giudici che si occupano di immigrazione o ad affermare la primogenitura della politica rispetto a ogni altro potere (la giustizia, in fondo, è solo «autocrazia non eletta») sta parlando anche di questo: non guardate ai possibili contraccolpi nelle prossime ventiquattr’ore, ma ai vantaggi che ne ricaverete nei prossimi vent’anni.Negli Stati Uniti, gli osservatori economici sono altamente scettici sulla possibilità che Musk dia un seguito concreto alla sua favola longtermista. Tagliare due trilioni di dollari dal bilancio Usa in tempi quasi immediati (come ha promesso) equivarrebbe a cancellare il 90% dei programmi per l’istruzione, l’edilizia abitativa, i trasporti, l’ambiente. E tuttavia, vai a vedere. Mica è uno qualsiasi, è Musk il genio, Musk il nuovo Leonardo, e finora quel che si è proposto – Marte e i chip nel cervello, la robotica e l’auto a guida automatica – l’ha messo in campo. A un utente di X che commentava il suo programma di sciabolate al bilancio paventando un collasso sociale ed economico prima della ripresa su terreni più solidi, ha risposto secco: «Sembra giusto». A noi tanto giusto non sembra, ma il genio è lui.