la Repubblica, 14 novembre 2024
Intervista al gestore del cinema che ha rifiutato Segre
Milano – «Non sono antisemita, ho rifiutato di proiettare quel film su Liliana Segre solo perché ho paura delle contestazioni. Se vengono i pro Pal e mi danneggiano il locale, poi chi mi ripaga?». Così Felice De Santis, 75 anni, titolare del cinema multisala Orfeo di viale Coni Zugna a Milano, spiega la sua decisione di negare la sala al regista Ruggero Gabbai, che ha firmato il docufilm sulla senatrice a vita, presentato in anteprima martedì sera, al teatro Dal Verme, alla presenza della stessa Segre. C’erano anche il sindaco di Milano Beppe Sala, Fabio Fazio, Ferruccio De Bortoli, Enrico Mentana, il senatore a vita Mario Monti e altre 1.200 persone.De Santis ma non le pare esagerato il suo timore? Il suo è un grande cinema, una sala storica a Milano.
«Per niente esagerato. Manifestazioni e proteste ce ne sono ogni settimana, a Milano come in altre città. Spesso sono manifestazioni violente. Certo, proiettare un film del genere non passerebbe inosservato. Non avete visto che cosa è successo al murale con l’immagine della signora Segre? L’hanno sfregiato, La stessa sorte potrebbe avere il mio cinema».
Ma non conta per lei il valore anche educativo di questa pellicola?
«Non giudico il film, non l’ho visto, sarà sicuramente bellissimo. Conosco Gabbai da tanto tempo, ogni anno gli metto a disposizione una delle mie sale per proiettare i suoi film, non è un problema relativo a quel che lui fa come regista».
E quindi? Che cosa è cambiato quest’anno?
«C’è la guerra. Ci sono le manifestazioni. Non capisco nemmeno la domanda. Quest’anno non me la sento proprio. È diverso».
Che cosa è diverso?
«È diverso il clima. Non lo vedete? Non ho nulla contro Gabbai, tanto meno contro Liliana Segre, ma io sono un imprenditore, devo anche stare attento ai miei spazi, al mio lavoro. Se mi arriva qui una manifestazione di gente che ce l’ha con gli ebrei, come è successo tante volte a Milano, in questi mesi, io non voglio problemi. Soprattutto non voglio danni».
Il regista Gabbai però le ha detto che “bisogna fare argine” e che bisogna “lottare contro la paura e l’odio dilagante”. Non è d’accordo?
«Io non faccio politica. E non ce l’ho con gli ebrei, ma mettetevi nei miei panni. Il clima politico non è tranquillo, io non me la sento di prendermi un rischio. Le sembra un clima adatto per proiettare un film di questo genere?».
Martedì sera c’è stata la proiezione al Dal Verme con 1.200 persone in sala e nessun problema, nessuna protesta, anche se non c’era alcun servizio d’ordine né controllo di sicurezza.
«Questo mi fa piacere. Infatti, ho consigliato al regista Gabbai di chiedere ancora al Comune una sala. L’Orfeo è un cinema privato e se mi arriva una contestazione, se mi entrano dentro e spaccano tutto, chi mi rifonde i danni?».
Quindi questo film non deve esser proiettato, secondo lei?
«Ma certo che deve esser visto. Ma chiedano uno spazio pubblico, presidiato. Perché devo dare il mio cinema? Insomma, io non voglio problemi, voglio restare fuori dalle polemiche. Con tutto questo clamore, adesso rischio anche che se la vengano a prendere con me».
Il regista Gabbai ha detto che un rifiuto del genere non era mai avvenuto e che questo è un brutto segnale. È d’accordo?
«Insomma, l’ho già detto, capisco la preoccupazione, io personalmente non ho niente contro gli ebrei, o contro la senatrice Segre, anzi la stimo. Ma lo vede chiunque che oggi ci sono problemi. In giro succede di tutto. C’è da aspettarsi il peggio. Io non voglio finirci in mezzo».