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 2024  novembre 14 Giovedì calendario

Il sindaco sopravvissuto vs la prof ciellina

Il «sindaco che visse due volte» contro la preside che rincorre il miraggio di conquistare la Regione più «rossa» che c’è. Il predestinato cresciuto a pane e Ds, contro la cattolica ciellina che fu sottosegretaria nel governo Monti. Il romagnolo contro l’emiliana. Sono gli ingredienti della sfida tra Michele de Pascale, 39 anni, ed Elena Ugolini, 65, che alle elezioni di domenica e lunedì si contenderanno la poltrona di presidente dell’Emilia-Romagna. Una storia da «survivor», quella del sindaco di Ravenna, che 13 anni fa rimase vivo per miracolo, dopo essersi ribaltato in auto per un colpo di sonno. E sempre un incidente in auto segnò la seconda drammatica svolta della sua vita. Nel 2015 Enrico Liverani, candidato sindaco del Pd, morì al volante. E de Pascale, dalla sera alla mattina, si ritrovò con la faccia stampata sui volantini elettorali. Andò bene per due volte. Fino a quando, per il candidato riformista, si è presentata l’occasione per il grande salto: prendere il posto del governatore uscente Stefano Bonaccini (suo secondo padre politico, dopo Vasco Errani) volato a Bruxelles. Da segnalare che qui il «campo largo», che oltre a Pd e M5S include miracolosamente pure Renzi e Calenda, ha resistito solo grazie al migliore dei collanti: la (quasi) certezza di vincere. «C’è un lavoro da portare avanti, sempre con i nostri valori, ma con una nuova generazione», rivendica de Pascale.
Bonaccini, nel 2020, sconfisse la leghista Lucia Borgonzoni con 8 punti di distacco, e senza i voti dei grillini. Un distacco difficilmente colmabile, a meno di tentare un miracolo cambiando schema di gioco. E stavolta a dare le carte, in veste di Zeman dei tempi d’oro, la squadra l’aveva presa in mano il viceministro Galeazzo Bignami, colonnello bolognese di FdI, che per erodere consenso alla sinistra ha tirato fuori dal cilindro (con la benedizione di Matteo Salvini) la candidatura di Ugolini, rettrice delle Scuole Malpighi di Bologna, scuola della Bologna bene, che ottimi risultati ha ottenuto da preside grazie al successo dei programmi scuola-lavoro, che tanti cervelli e manodopera ha formato per eccellenze come la Ducati. Una cattolica, insomma, per provare a rompere il fronte di Bologna, città dove per via dei numeri assoluti si decidono da sempre le elezioni in Emilia-Romagna. Qui, nel capoluogo, l’elettorato è diviso in tre: post comunisti, molti cattolici e una minoranza di destra. Non a caso, dopo gli scontri tra antagonisti e polizia della settimana scorsa, lo scontro politico è stato durissimo. Con Meloni che ha sferzato «certa sinistra che foraggia i facinorosi». Mentre il sindaco Matteo Lepore le ha risposto per rime: «Il governo ci ha mandato 300 camicie nere», riferendosi al fatto che la Rete di sinistra fosse scesa in piazza contro CasaPound.
«In questa Regione governano sempre gli stessi da 54 anni, grazie a un intreccio tra politica ed economia – è stato il mantra di Ugolini per tutta la campagna —, questo è il momento in cui i cittadini posso cambiare davvero e riconquistare la libertà», anche se la candidata civica del centrodestra non ha voluto dire per chi votò alle Regionali del 2020, mentre alle Europee di giugno non ha votato «perché era all’estero». Inutile dire che il tema chiave è stato quello dei ristori per i disastri di due drammatiche alluvioni, con Bonaccini e il Pd che accusano il governo di non aver dato un euro, mentre Giorgia Meloni & co. ribattono che i fondi sono stati versati e che «la Regione non ha fatto quanto doveva contro il rischio idrogeologico». In corsa per diventare governatore anche il «No vax» Luca Teodori e Federico Serra della sinistra radicale.