Avvenire, 13 novembre 2024
Sempre più cristiani perseguitati
Quasi 5mila seguaci di Cristo uccisi in un anno in tutto il mondo Il dilagare della “cristianofobia” al centro del convegno del Dicastero delle cause dei santi che si chiude oggi
MIMMO
MUOLO
Roma
È una storia di martiri la storia della Chiesa nel XX secolo e anche in questo inizio di terzo millennio. I dati, impressionanti, sono emersi anche ieri nella seconda giornata del convegno promosso dal Dicastero delle cause dei santi sul tema “Non c’è amore più grande. Martirio e offerta della vita”, che si concluderà oggi a Roma (mentre domani è in programma l’udienza del Papa ai partecipanti). Di una vera e propria cristianofobia ha parlato ad esempio l’arcivescovo Alfonso Amarante, rettore della Pontificia Università Lateranense, nella sua relazione. Un termine, ha fatto notare, che ha molti sinonimi. «Termini come “fondamentalismo” e “nazionalismo”, “prevaricazione” e “intolleranza”, “dittatura” e “crimine” spesso organizzato, si rivelano, infatti, i vocaboli più diffusi in Africa come in Asia, in Europa come in America Latina, per descrivere e analizzare ciò che la cronaca degli anni più recenti ha definito come “cristianofobia”». I numeri lo confermano. «Tra il 1° ottobre 2022 e il 30 settembre 2023 – ha ricordato il presule – i cristiani uccisi sono stati 4.998; le chiese e gli edifici annessi, attaccati o chiusi, sono stati 14.766; i cristiani arrestati senza processo e/o incarcerati sono stati 4.125 e quelli rapiti 3.906».
Papa Francesco, ha riferito Amarante, durante il discorso rivolto al Corpo diplomatico il 9 gennaio 2023, ricordava che «è bene non dimenticare che la violenza e le discriminazioni contro i cristiani aumentano anche in Paesi dove questi non sono una minoranza». La storia più recente è dunque anche una storia dell’odium fidei.
Delle persecuzioni dei cristiani in Europa, ieri al convegno, moderato dal vice direttore della Sala Stampa della Sede, Cristiane Murray, ha parlato il sacerdote polacco e docente di Storia e Beni Culturali della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana, Jan Mikrut. Ma ultimamente stanno crescendo le persecuzioni in Asia. Secondo i numeri forniti da Paolo Affatato, responsabile della redazione dell’agenzia Fides che si occupa del continente, negli ultimi 25 anni si contano 101 fedeli «che hanno bagnato col loro sangue il suolo asiatico». Tra di essi, padre Joseph Tran Ngoc Thanh, sacerdote domenicano della diocesi di Kon Tum, in Vietnam, freddato mentre ascoltava i penitenti nel confessionale. Ma anche Akash Bashir, giovane pakistano che, fuori dalla chiesa di san Giovanni a Lahore, in Pakistan, si era accorto di un «terrorista kamikaze che voleva entrare in chiesa nel corso della affollatissima messa domenica-le, lo ha fermato, lo ha abbracciato – abbracciando simbolicamente sorella morte – ed è saltato in aria con lui, evitando una strage».
Anche in Africa, come ha riferito don Aimable Mosoni, docente presso la Pontificia Università Salesiana, ci sono ambiti nei quali spesso si consumano i martiri: quello socio-politico, quello socioculturale, nel quale l’odiumfidei «può scatenarsi contro i valori cristiani come la virginità, la carità o la giustizia sociale», la “gelosia” delle religioni tradizionali africane che si sentono «defraudate dalla diffusione del cristianesimo». Infine, l’aspetto del fondamentalismo musulmano, divampato negli ultimi anni all’insegna di al-Qaida e Isis. Del «triste primato» dell’America Latina ha riferito Gianni La Bella, ordinario all’Università di Modena e Reggio Emilia: 184 cristiani uccisi in modo violento negli ultimi 25 anni. Cui vanno aggiunti i tanti «militi ignoti della fede»