il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2024
L’inglese fittiano ricorda un po’ Renzi
Ne ha da macinare di “shish” Raffaele Fitto per avvicinarsi al maestro. Ma se il buon giorno si vede dal mattino, forse abbiamo trovato un politico che ci metterà in imbarazzo col suo inglese quasi quanto l’immenso Matteo Renzi.
L’esibizione del meloniano al Parlamento europeo è di alto profilo già dal saluto d’esordio, un incomprensibile “Onorobal chers, onorobal members” che ha subito scaldato la platea. Dal punto di vista tecnico, Fitto è meno esplosivo di Renzi. È più legnoso, ha una cadenza monotona e un accento italiano terrificante, ma non prova a mascherarlo e raramente si infila in virtuosismi linguistici che aumentino il già palpabile imbarazzo. Ma ha stoffa. “Faiv years ago I remembr sitting emang iu”, è il suo primo visionario pensiero. “I have been president ov my Rigion, wich led to bing a member of the Iuropian committee of the rigions”. Più delle topiche clamorose sulla pronuncia, è travolgente l’effetto scolastico della prosa fittiana, che tende al “The pen is on the table”. Ci si può lavorare, ma non ci avviciniamo ancora a certi affreschi dadaisti che hanno consegnato Renzi alla gloria eterna (la canzone-remix “Shish is the world” ha oltre 10 milioni di visualizzazioni su YouTube). Prima di ambire allo scettro di Matteo, Fitto dovrà riuscire a elaborare pensieri così: “My mother who crai in the tv, whennnn, eeeeh, shish, she felt the Bellin wollz destroyd by the people (…). Now is the time of lunch!”. Forza, la strada è lunga.