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 2024  novembre 13 Mercoledì calendario

Autonomia, lo scontro alla Consulta

Prima del referendum sarà la Consulta a pronunciarsi sull’Autonomia differenziata e su possibili profili di incostituzionalità della legge Calderoli. Una controversia che vede schierate da una parte quattro regioni guidate dal centrosinistra, che hanno sollevato diverse questioni davanti alla Corte, dall’altra tre del Nord, amministrate dal centrodestra, delle quali ieri i giudici hanno ammesso la costituzione ad opponendum. Puglia, Toscana, Sardegna e Campania hanno impugnato la legge nella sua totalità e anche con riferimento a specifiche disposizioni. Una battaglia che ha visto alternarsi ieri in aula, durante un’udienza fiume, gli interventi degli avvocati delle quattro regioni ricorrenti e di Lombardia, Piemonte e Veneto che si oppongono ai ricorsi e sono in linea con il governo e dunque con l’Avvocatura dello Stato. La Corte si riunirà a partire da oggi in camera di consiglio e la decisione è attesa nelle prossime settimane. La sentenza verrà depositata in ogni caso entro metà dicembre, prima che la Cassazione decida sull’ammissibilità dei quesiti referendari per l’abrogazione della legge. La pronuncia della Consulta potrebbe infatti avere effetti proprio sui quesiti referendari che la Cassazione stessa potrebbe riformulare oppure dichiarare superati. 
I ricorsi fanno riferimento all’articolo 116 (terzo comma) della Costituzione che definisce la possibilità di attribuzione alle regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Alcuni rilievi riguardano la determinazione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti egualmente su tutto il territorio nazionale) altre questioni fanno riferimento al profilo del principio di leale collaborazione e al procedimento di approvazione delle intese tra Stato e regioni per l’attribuzione delle materie e delle relative funzioni. Altre invece fanno riferimento alle modalità di finanziamento delle funzioni trasferite.
«È una legge tutt’altro che inoffensiva. Compromette la solidarietà tra regioni e il debito pubblico» ha sostenuto ieri Massimo Luciani, avvocato della Regione Puglia. «I Lep – ha aggiunto – investono tutti i diritti e dire che sia il governo a scegliere per quali diritti definire i Lep desta sconcerto e fa correre brividi lungo la schiena». Sulla stessa linea Andrea Pertici, in rappresentanza della Toscana: la legge Calderoli crea un sistema «finanziariamente insostenibile» e il risultato «non è un efficiente quadro di autonomia particolare volto a rispondere meglio alle esigenze del territorio, ma un’autonomia antisolidaristica e inefficiente nel garantire l’accesso ai servizi essenziali». Dal lato opposto l’Avvocatura e le tre regioni del nord. «Si fatica a rintracciare una lesione di competenze legislative delle regioni ricorrenti – ha sottolineato l’avvocato dello Stato Giancarlo Caselli – E questo incide sull’ammissibilità globale di tutte le ammissioni di ricorso delle regioni». Mentre, Mario Bertolissi, avvocato del Veneto, ha affermato: «Questa legge non toglie garanzie ma cerca di sburocratizzare. La scommessa è far funzionare meglio le cose». Sulla stessa linea Marcello Cecchetti che rappresenta il Piemonte ha spiegato: «Ci opponiamo alle loro interpretazioni della Costituzione, non ci convincono e ci pregiudicano». A commentare, il governatore del Veneto Luca Zaia: «È una norma che deve essere difesa, nella consapevolezza che rappresenta l’avvio di un nuovo corso per il nostro Paese». Il presidente pugliese Michele Emiliano, invece, si dice «fiducioso perché è evidente che si tratta di un provvedimento che crea disuguaglianze molto gravi e mette le regioni più povere in difficoltà rispetto a quelle più ricche».