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 2024  novembre 13 Mercoledì calendario

L’ultimo film di Clint Eastwood ignorato in patria

“O mente che scrivesti ciò ch’io vidi / qui si parrà la tua nobilitate”. Lo scrive Dante nel II canto dell’Inferno, e da domani tocca a noi: pubblico italiano, esce Giurato numero 2 – il nuovo film diretto da Clint Eastwood – e qui si parrà la tua nobilitate. Saremo al livello dei francesi, che nel primo weekend hanno fatto incassare al film la dignitosissima cifra di oltre tre milioni di dollari? O saremo buzzurri come gli americani, che hanno distribuito il film in 31 sale – che in quel mercato enorme è come dire “zero” – sottoponendolo a quella che va definita, né più né meno, censura di mercato? Doppiamente triste perché a farlo è la Warner Bros, la major con la quale Eastwood lavora da sempre e che deve al vecchio Clint circa 4 miliardi di dollari di incassi dal ’71 in poi, quando girò per loro, come attore, il primo Ispettore Callaghan.
È davvero singolare: Trump ha appena vinto le elezioni, probabilmente anche con il voto di Eastwood che è uno dei pochi grandi di Hollywood a essere un convinto repubblicano; e il suo nuovo e molto probabilmente ultimo film fa questa triste fine. Qualcuno ha addirittura ipotizzato che si tratti di una “punizione”: la Hollywood liberal che penalizza il vecchio conservatore. Ma le cose sono molto più sfumate. Eastwood voterà anche per il Grand Old Party, ma molti suoi film si sono dimostrati negli anni assai più aperti e avanzati delle sue idee politiche (pensate all’apologo antirazzista di Gran Torino). Inoltre non vediamo davvero la Warner come “campione” del progressismo: i calcoli fatti dalla major sono sicuramente commerciali, tra l’altro il film è stato prodotto in primis per la piattaforma streaming Max, di proprietà appunto della Warner, e si sapeva a priori che la distribuzione nei cinema sarebbe stata “limitata”. Ma 31 copie, e soprattutto l’assenza pressoché totale di pubblicità, sono virtualmente una condanna a morte. Insomma, tocca a noi europei: i francesi stanno facendo il loro, vogliamo essere da meno?
Giurato numero 2, peraltro, è tutto fuorché un manifesto del trumpismo. È un film processuale, quasi totalmente ambientato in un’aula di tribunale, e racconta un dilemma morale degno di Dostoevskij. Come viene ampiamente raccontato nel trailer – quindi non stiamo rovinando nessuna suspense – il “giurato numero 2” è un giovane che viene chiamato a far parte di una giuria popolare nel processo contro un tizio accusato di aver ucciso la fidanzata. Tutte le prove sono contro l’uomo, ma il giurato è l’unico a sapere chi è il colpevole: il colpevole è lui. È stato lui a investire la ragazza con la sua auto e poi a svignarsela, convinto di aver tirato sotto un cervo. Ora cosa farà? Confesserà o, più sottilmente, tenterà di far cambiare idea agli altri membri della giuria come Henry Fonda in quel capolavoro che era La parola ai giurati ?
Racconterà “ciò che vide”, per citare di nuovo Dante, e recupererà la “nobilitate”?
Intanto, voi andate al cinema, e raccontate a tutti ciò che vedrete. Eastwood, a 94 anni, è ancora un signor regista, e il film è forte, nobile, bello. Facciamo tam tam, passaparola, grancassa. Salviamo il soldato Clint dagli yankee che vogliono affossarlo.