la Repubblica, 13 novembre 2024
I negazionisti alla Cop
Uno – il padrone di casa – predica che «gas e petrolio sono un dono di Dio», che non si può biasimare chi li commercia. L’altro – uno dei pochi grandi leader arrivati alla conferenza sul clima – ricorda i 220 spagnoli morti in un fiume di fango e dice basta, il «cambiamento climatico uccide», non si può più puntare sull’era «del petrolio e dei combustibili fossili». Lo scontro a distanza andato in scena ieri a Baku è fra il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev, vero anfitrione della Cop29 e strenuo difensore del fossile, e il premier spagnolo Pedro Sánchez, ancora scosso dopo le inondazioni mortali di Valencia e deciso ad avvertire il mondo che quanto è successo in Spagna «non è un caso isolato».Il presidente azero contrattacca per smarcarsi dalle accuse di unaCop che si svolge in un Paese dove i due terzi delle entrate derivano da petrolio e gas. Dà degli «ipocriti» a Europa e Occidente, perché mentre chiedono di accelerare per ridurre le emissioni poi «vengono da noi per comprare il gas». Se la prende con le fake news dei media, dice che non si può attaccare un Paese solo perché è stato benedetto – con abbondanza di greggio e gas – da Dio. Quel gas ancora oggi importato dall’Italia – che questa mattina sarà rappresentata a Baku dalla premier Giorgia Meloni, attesa per il suo discorso in plenaria – «serve infatti per la transizione» chiosa l’azero.Proprio in quei minuti dalla Spagna arrivava un nuovo avviso meteo su pericolose piogge in arrivo su Valencia e le Baleari. L’ennesimo segnale di una emergenza senza fine, di cui Sánchez – tra i pochi leader (di sinistra) arrivati a Baku per la lotta climatica nonostante l’avvento nelgi Usa del negazionista Trump – ha voluto avvertire il mondo: la crisi del clima «mata», uccide, e «da noi, che ormai siamo uno fra i Paesi più vulnerabili, abbiamo assistito a al più grande disastro naturale della nostra storia».Per cui basta «negare» il ruolo dei combustibili fossili, basta «esitare o rallentare quando dovremmo accelerare, non possiamo tornare indietro, al petrolio» dice replicando achi difende i combustibili. La soluzione per salvarsi c’è: «Non è tornare all’età della pietra, ma ripensare il modo in cui ci relazioniamo con il Pianeta. Dobbiamo innovare, decarbonizzare, utilizzare nuovi materiali e processi, adattare le nostre città e renderle più resilienti alle nuove realtà climatiche». Insomma, dobbiamo «trasformarci» e smettere dinegare la scienza.Ma per la criosfera, l’insieme dei ghiacci sulla Terra, potrebbe persino essere troppo tardi. Perchè mentre nelle sale dei potenti si alternavano le opposte visioni sul futuro energetico del mondo, da quelle degli scienziati a Baku ieri è uscito un allarme spaventoso: la criosfera è ormai a un punto di non ritorno, condanni che se raggiungeremo i +2 gradi saranno irreversibili impattando su «miliardi di vite» a causa dello scioglimento del permafrost e dell’innalzamento del mare. In più, se a forza di pompare combustibili fossili scioglieremo le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide, le correnti oceaniche dei poli rallenteranno «con conseguenze potenzialmente disastrose per un’Europa settentrionale che diventerà molto più fredda e si avrà un maggiore innalzamento del livello del mare lungo la costa orientale degli Stati Uniti». States che, ironia della sorte, in futuro saranno guidati dal presidente negazionista Trump, deciso a trivellare ovunque, Alaska compresa.