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 2024  novembre 13 Mercoledì calendario

Le dimissioni di Welby

Uno scandalo di pedofilia travolge la Chiesa d’Inghilterra: il suo capo spirituale, l’arcivescovo di Canterbury, è stato costretto alle dimissioni dopo essere stato accusato di non aver preso provvedimenti nei confronti di un personaggio responsabile di continuati abusi sui minori. 
La posizione di Justin Welby si era fatta «insostenibile» dopo l’intervento di una delle figure di maggiore spicco della stessa Chiesa, la reverenda Helen-Anne Hartley, che guida la diocesi di Newcastle e che gli aveva chiesto pubblicamente di lasciare la carica. A provocare l’intervento era stato lo scandalo che circonda la figura dell’avvocato John Smyth, il peggior pedofilo che sia mai stato associato con la confessione anglicana: il legale gestiva campi estivi cristiani per bambini e ragazzi in Gran Bretagna e in Africa e si era reso responsabile di abusi sessuali, fisici e psicologici ai danni di almeno 130 minori nel corso di oltre 40 anni. Il guaio è che Welby, l’arcivescovo di Canterbury, era stato informato ma non aveva fatto niente. 
L’avvocato Smyth è morto nel 2018 senza che venisse mai denunciato alla polizia. Già negli anni Settanta Welby aveva frequentato quei campi estivi e aveva pure condiviso l’alloggio con il pedofilo: e nel 1981 al futuro arcivescovo di Canterbury, che allora lavorava come manager dell’industria petrolifera, era stato riferito che Smyth «non era affatto una brava persona». Nonostante ciò, Welby aveva continuato a mantenere rapporti con l’avvocato, facendo donazioni per i suoi campi e scambiando con lui cartoline di Natale. 
Nel 2013, poco dopo che si era insediato come arcivescovo di Canterbury, Welby aveva ricevuto un dossier sugli abusi perpetrati da Smyth, ma non aveva dato seguito alla cosa. Nei giorni scorsi il capo della Chiesa anglicana aveva ammesso di non aver «investigato energicamente» su quegli abusi, ma sosteneva di non averne saputo nulla in precedenza e dunque rifiutava di dimettersi, anche se tre membri del Sinodo, il «parlamento» degli anglicani, lo avevano accusato di aver «autorizzato la prosecuzione degli abusi» e avevano lanciato una raccolta di firme per costringerlo a lasciare. 
L’ammissione 
Un rapporto interno ha concluso che Welby «avrebbe potuto e dovuto» denunciare 
I racconti delle vittime di Smyth sono raccapriccianti: l’avvocato gestiva i suoi campi estivi come una specie di setta, faceva la doccia con i bambini, era «ossessionato dalla masturbazione» e puniva i piccoli con sanguinose sessioni di bastonate. Un rapporto interno alla Chiesa anglicana ha concluso che l’arcivescovo di Canterbury «avrebbe potuto e dovuto» riferire il caso alla polizia dopo esserne stato informato nel 2013. 
Alla fine Welby ha dovuto cedere alle pressioni, dopo essere stato pure contattato, tramite «intermediari», da re Carlo, che è il capo supremo della Chiesa anglicana: nella dichiarazione che ha accompagnato le dimissioni, l’arcivescovo ha ammesso la «cospirazione del silenzio attorno agli odiosi abusi di John Smyth» e la necessità di «assumersi la responsabilità personale e istituzionale». 
Welby sarebbe dovuto andare in pensione nel gennaio del 2026, raggiunti i 70 anni di età: ma ora esce di scena coperto dall’ignominia. Ancora una volta, appare come la Chiesa abbia preferito tutelare la sua reputazione invece di affrontare di petto gli abusi perpetrati in suo nome: «Penso che giustamente la gente si stia chiedendo: “Possiamo aver fiducia che la Chiesa ci tenga al sicuro?” – ha detto la reverenda Hartley —. E penso che al momento la risposta sia no». 
La scelta del successore di Welby sarà lunga e richiederà almeno sei mesi: dopo una consultazione condotta attraverso tutta la Chiesa, la nomina verrà fatta da una commissione di 17 persone, composta da membri del Sinodo e delle Chiese anglicani globali, il cui presidente è nominato dal primo ministro. ora il laburista (ateo) Keir Starmer.