Corriere della Sera, 13 novembre 2024
L’autunno difficile di Zelensky
Volodymyr Zelensky : un capo in seria difficoltà. In pochi giorni sono cambiati i suoi punti di riferimento: dovrà fare i conti col suo maggiore alleato che parla con il suo peggiore nemico. Il figlio di Donald Trump scrive sui social che «presto non riceverà più la sua paghetta». Biden promette che avrà ancora aiuti, ma per poco. Zelensky esce battuto e offeso dal voto americano e adesso si ritrova a dovere dipendere da un’Europa profondamente divisa, le cui capacità militari non sono neppure lontanamente paragonabili a quelle statunitensi. Sembrano passati anni luce quando veniva accolto al Congresso americano in trionfo, come fosse l’eroe del bene contro il male.
Verrebbe da dire dalle stelle alle stalle. Ma sarebbe profondamente sbagliato, superficiale e anche ingiusto. Il 46enne presidente ucraino resta un leader molto popolare nel suo Paese. Impossibile dimenticare lo splendido coraggio dimostrato durante le prime settimane di guerra – il prossimo 19 novembre saranno trascorsi 1.000 giorni dall’inizio dell’invasione russa – quando incarnò e spronò la volontà di resistenza a oltranza della sua gente contro un nemico che sembrava troppo forte anche solo per pensare di poterlo combattere. E poi gli immancabili discorsi serali alla nazione in maglietta militare, i viaggi al fronte sino alle trincee sotto le bombe, infine le continue visite all’estero, la resilienza, l’energia per continuare a chiedere armi e aiuti, lo spirito di sacrificio personale.
Però tutto questo non può nascondere i suoi errori, i fallimenti: la mancanza d’esperienza di un ex attore diventato all’improvviso politico populista in un gioco più grande di lui, talvolta aiutato dalla fortuna, che purtroppo non può durare in eterno e ormai mostra i suoi limiti. Oggi Zelensky pare goda ancora del 59 per cento dei consensi, secondo un sondaggio diffuso il mese scorso dall’Istituto internazionale di sociologia a Kiev, due anni fa superava il 90 per cento. Ma, secondo altri rilevamenti effettuati dall’Università di Leopoli, da maggio il tasso di gradimento oscillerebbe tra il 30 e 40 per cento. Il portale Ukrainska Pravda segnala che il 32 per cento degli ucraini sarebbe pronto al compromesso territoriale. Ciò a dire che, nonostante la scelta del presidente di insistere per avere indietro tutti i territori occupati da Mosca sin dal 2014 inclusa la Crimea, aumenta nel Paese il numero di coloro che potrebbero essere disposti a rinunciare ai confini del 1991 in cambio della pace subito.
Le condanne a Zelensky sono cresciute in parallelo al protrarsi della guerra. A detta di Simon Shuster – l’inviato del Time Magazineche ebbe accesso agli uffici presidenziali a Kiev nel primo periodo dell’aggressione russa e ha scritto l’importante biografia, The Showman — uno dei limiti è stato il progressivo isolamento. L’uomo semplice, aperto e cordiale di una volta si è chiuso sempre più in un cerchio esclusivo di «yes men», che gli avrebbero fatto perdere il contatto con la realtà. Nel frattempo, però, la critica popolare è montata con l’aumento dei soldati e civili morti sotto le bombe e la mancanza di una prospettiva concreta di pace. «Non può trattarci come bambini e dire che vogliamo tutto, quando anche lui sa che non è possibile», ci spiega lo storico Yaroslav Hrytsak. Da oltre un anno si è sciolto lo spirito di unità che era stata la parola d’ordine della prima mobilitazione. E sono venute a galla le critiche per la scelta di non avere preparato l’esercito contro la prospettiva dell’invasione russa. Nell’ottobre 2021 Joe Biden lo metteva in guardia, ma lui si preoccupava di costruire strade e infrastrutture per guadagnare consensi.
Le condanne sono poi esplose quando nel febbraio di quest’anno ha deciso di licenziare il popolare Valerij Zaluzhnyi dall’incarico di capo delle forze armate. Il ritardo della promulgazione della legge sulla leva per rimpiazzare le brigate al fronte, unito alla riprovazione plateale per la mancata lotta alla corruzione, hanno aggiunto benzina sul fuoco. Oggi sono in tanti a credere che alle elezioni previste dopo la guerra non verrà confermato. Ma intanto deve gestire questo periodo fragile del conflitto e lui non è nella posizione migliore per combattere come prima.