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 2024  novembre 12 Martedì calendario

La protesta di Greta in Georgia

Il suo è un boicottaggio: «La crisi climatica è una crisi esistenziale, il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato, e in questo esatto momento un’altra Cop si sta tenendo in un petrostato autoritario». Ma se anche lo avesse voluto, l’attivista svedese Greta Thunberg non avrebbe potuto raggiungere Baku, dove i leader mondiali stanno partecipando al più importante evento annuale di diplomazia climatica. I confini terrestri dell’Azerbaijan, chiusi dalla pandemia di coronavirus, non hanno mai più riaperto per non meglio specificate “ragioni di sicurezza”, e lei, notoriamente, si rifiuta di viaggiarein aereo. Allora ha deciso di portare la sua protesta nella vicina Georgia, nella capitale Tbilisi, a cinquanta chilometri dalla frontiera con il Paese ospitante della conferenza Onu. E si è trovata nel mezzo di manifestazioni quotidiane che chiedono un’inchiesta indipendente sulle elezioni dello scorso 26 ottobre, macchiate da gravi e documentate accuse di frodi.Insieme ad attivisti georgiani, azeri e armeni, si è resa protagonista ieri di un sit-in in piazza della Libertà. Per Thunberg, che non si separa più dalla kefiah in solidarietà con il popolo palestinese, giustizia sociale e giustizia climatica «sono intrinsecamente collegati». «È necessario fare pressione sui Paesi affinché sanzionino l’Azerbaijan e fermino l’importazione di combustibili fossili azeri», dice ai giornalisti, «non solo per una questione ambientale ma anche di diritti umani». Al suo fianco, attivisti fuggiti da Baku mostrano cartelli che denunciano la sorte degli oltre trecento prigionieri politici rinchiusi nelle carceri azere: un’oppressione intensificatasi alla vigilia della Cop29.E proprio la conferenza sul clima, che si sta svolgendo in un Paese le cui esportazioni sono rappresentate per il 90 per cento da gas e petrolio (e che in grandi quantità raggiungono l’Europa), ha donato all’Azerbaijan, argomenta Thunberg, l’opportunità di tentare una colossale operazione digreenwashing. Con ilrisultato, aggiunge, che le conferenze Onu sui cambiamenti climatici sono state del tutto svuotate del loro significato: «resta solo tanta ipocrisia». Poi parla dei politici riuniti a Baku: «Il mondo riconosce le loro bugie, sappiamo che non sono seri quando parlano di azioni per il clima anche se adottano lo stesso linguaggio degli attivisti. Proteste come quella di stasera servono a diffondere consapevolezza a livello popolare, così che sempre più personechiedano un cambiamento. Quando saremo abbastanza, chi è al potere non potrà più ignorarci».E a proposito di proteste, a duecento metri da quella di Thunberg ne inizia un’altra, contro le “elezioni rubate”. Le note dell’inno georgiano si sentono da lì. L’attivista svedese si incammina verso il Parlamento, per unirsi ai manifestanti che, nonostante tutte le sue contraddizioni e ipocrisie, ancora credono nell’Europa.