Corriere della Sera, 12 novembre 2024
Trump, l’Europa e l’arte sottile dello scambio
Il trumpismo è un’ideologia o un metodo di governo, basato su pragmatismo e imprevedibilità? La differenza non è senza conseguenze per gli alleati europei, ansiosi di contare con Donald Trump. A giudicare dalla disinvoltura di Kamala Harris ad impossessarsi dei temi trumpiani – priorità alle questioni interne, approccio restrittivo sull’immigrazione, uso dei dazi per bilanciare i commerci, politica industriale a tutela delle aziende nazionali – di ideologico sembra esserci poco. Sicurezza dei confini e prosperità nazionale sono temi anche europei, Francia e Germania comprese. Polonia, baltici e scandinavi lo sanno bene. La ricerca del consenso fa premio a tutte le latitudini. Puntare con Trump sull’affinità ideologica potrebbe essere deludente. Già il suo primo mandato aveva mostrato alcuni punti fermi: insofferenza per l’Ue vista come blocco economico dannoso per gli interessi delle imprese americane; preferenza a bilateralizzare i rapporti forzando su riequilibrio commerciale e spesa militare; nessun valore aggiunto a priori delle alleanze. Caso mai, aspettiamoci da Washington uno sviluppo ulteriore: sfruttare le convergenze ideologiche con chi ci sta per indeboli-re la solidarietà europea e poi passare oltre a risultato raggiunto. Se la chiave non è l’ideologia, potrà esserlo il metodo. Rispondere alla logica transattiva con quella dello scambio, della reciprocità. Difficile sul nostro lato dell’Atlantico evitare di assumerci responsabilità crescenti. Possibile viceversa chiedere in cambio agli Usa di restare in Europa e di offrirci alternative tecnologiche concrete più adeguate di quelle cinesi. Insomma, un nuovo patto transatlantico basato su sicurezza e convenienza reciproca. Può essere una possibilità. Non solo se gli europei eviteranno di correre a Washington in ordine sparso. Ma se sapranno trovare tra di loro le necessarie cointeressenze. Parigi e Berlino hanno leadership deboli, ma sistemi ancora influenti. Londra non può diventare solo un satellite americano e va coinvolta. Tutto questo postula l’abbandono dell’illusione delle ideologie. Più conveniente sfruttare con pragmatismo ogni possi-bile canale di dialogo per fluidificare i rapporti tra Europa e nuova ammini-strazione americana. Qui, la stabilità del governo italiano, assieme alla disponibilità a fare la nostra parte, è una carta da giocare. Priorità: il dossier ucraino. È urgente allineare gli europei, a cominciare da Varsavia. Prima che Trump ci spiazzi.