Anteprima, 1 ottobre 2024
Tags : Dikembe Mutombo (1966 – 2024)
Biografia di Dikembe Mutombo (1966 – 2024)
Dikembe Mutombo (1966 – 2024) Giocatore di basket, campione dell’Nba. «Era diventato famoso (anche) per un gesto, quello che riservava a un avversario appena stoppato: muoveva il dito indice, per dire un solenne “no”, e accompagnava il tutto con la frase “not in my house!”, “non a casa mia”. Dikembe Mutombo, uno dei più efficaci difensori della storia del basket, ci ha lasciato all’età di 58 anni per un tumore al cervello diagnosticatogli due anni fa e la Nba tutta lo piange. Lo fa anche ricordando che è grazie a figure come la sua, e poco prima a quelle di un Hakeem Olajuwon (nigeriano naturalizzato statunitense: un grandissimo) o di un Manute Bol (sudanese di 2,31 m, cresciuto in un villaggio Dinka curando greggi di pecore), che l’Africa può dire di aver cominciato il suo avvicinamento al campionato più importante al mondo. Quello fu l’incipit di pionieri, anticipatori di un “domani” che adesso è diventato “oggi” e che sarà più che mai “futuro”. Dikembe Mutombo, capace di parlare ben 9 lingue (inglese, portoghese, spagnolo, francese e cinque idiomi africani), era nato in quello che un tempo si chiamava Zaire e che ora è la Repubblica Democratica del Congo. Ha militato nella Nba fra il 1991 e il 2009, periodo in cui è stato uno dei migliori difensori. Per otto volte è entrato nell’elenco degli All Star: era alto 218 centimetri e usava la sua statura e il suo tempismo soprattutto per stoppare gli avversari. Ha giocato con molte squadre — Denver Nuggets, Atlanta Hawks, Philadelphia Sixers, New Jersey Nets, New York Knicks — e la carriera l’ha chiusa negli Houston Rockets, proprio la formazione con la quale Olajuwon conquistò due titoli (a differenza sua: Mutombo raggiunse infatti due volte la finalissima, ma ne uscì sempre sconfitto). Una volta appesi al chiodo maglietta e scarpette era diventato ambasciatore della Nba e dei suoi programmi di solidarietà, soprattutto quelli che coinvolgevano l’Africa. Assieme alle gesta cestistiche — 1200 partite nella stagione regolare, 21 serie di playoff — di Mutombo vanno sottolineati l’umanità e gli sforzi per garantire un futuro migliore al prossimo: tra le varie iniziative va ricordato che grazie alla sua Fondazione è stato costruito a Kinshasa un ospedale da 29 milioni di dollari. Il ruolo di grande stoppatore — il secondo ogni epoca dietro a Olajuwon e davanti a Kareem Abdul Jabbar — faceva sì che fosse avversario ostico per tutti, perfino per fuoriclasse quali Michael Jordan. Così quando Jordan riusciva a batterlo e a conquistare dei tiri liberi perché fermato irregolarmente, andava in lunetta e gli dedicava un tiro libero accompagnandolo dalla frase: “Hey Mutombo, questo è per te, baby”. Nello sfottò di MJ c’era di sicuro un senso di rispetto per il talento di Dikembe e per “quello spirito indomito che – parole del commissioner Adam Silver – rimarrà in eterno”»[Flavio Vanetti, Cds].