Anteprima, 21 ottobre 2024
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Biografia di Simon Fieschi
Simon Fieschi (1983-2024), superstite dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdbo del 2015, aveva detto: «un lavoro a tempo pieno, essere la vittima di un attentato». Giovedì è stato trovato morto in una stanza d’albergo di Parigi. Aveva «portato sua figlia di cinque anni e mezzo al Palazzo di Giustizia, lo scorso settembre, per assistere assieme a lui e alla guardia del corpo al processo contro il jihadista Peter Cherif, mente dell’attentato a Charlie Hebdo, condannato all’ergastolo […]. I fratelli Kouachi, terroristi di Al Qaeda, incontrano la disegnatrice Coco sulle scale, la obbligano a rivelare il codice segreto della porta blindata e alle 11 e 33 riescono a entrare nella redazione di Charlie Hebdo. Sparano subito contro il primo che incontrano, il webmaster del giornale. Due colpi di kalashinkov, uno dei quali centra il midollo spinale. Simon Fieschi è gravissimo, viene posto in coma artificiale e al risveglio una settimana dopo, all’ospedale militare des Invalides, non riesce più a muovere né le gambe né le braccia» [Montefiori, Cds]. A causa delle ferite perse sette centimetri di altezza. Disse: «Ho riflettuto molto in quel letto e ho capito che morire era l’unica soluzione per me. Ma come? Impossibile uccidermi, paralizzato su un letto di rianimazione e sotto sorveglianza medica costante. Essere costretto a vivere mi pareva una intollerabile negazione della libertà. Sono giunto alla conclusione che avrei dovuto aspettare la mia ora, e stare meglio prima di avere finalmente l’occasione di uccidermi. [...] Ho imparato a vivere con quel che ho perduto e con quel che mi resta. Il 2015 è stato l’anno più difficile della mia vita, eppure ho una strana nostalgia del 2015 perché è quando sono stato più vivo, quando ho sentito più forte l’euforia di essere vivo».