Anteprima, 23 ottobre 2024
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Biografia di Vittorio Mangili
Vittorio Mangili (1922-2024), giornalista milanese. Di madre ungherese, da quando era andato in pensione viveva in provincia di Alessandria. È andato a cavallo fino a 80 anni, ha nuotato in piscina fino a 100. Entrò alla Rai (allora Eiar) nel 1956, superando un concorso. «Primo inviato ad arrivare a Longarone, il paese spazzato via nella Tragedia del Vajont, è stato poi inviato alle Olimpiadi di Tokyo, nel ’68 a Praga per documentare un’altra invasione sovietica, nel ’71 nella guerra India-Pakistan. E ancora nel ’72 girerà per la Rai un documentario in otto puntate del viaggio sulle orme di Marco Polo dalla Turchia al Pamir. Poi le spedizioni con gli alpinisti che scalavano gli Ottomila (fra cui Messner) o quelli diretti al Polo Nord (Monzino e Fogar), cinque edizioni della Parigi-Dakar, la traversata delle Alpi in mongolfiera a idrogeno. Sua una storica intervista a Madre Teresa (“Donna straordinaria che ha fatto del bene a mezzo mondo ma anche persona durissima: un caratteraccio. Quando sono andato a filmare i suoi ospedali, mi ha guardato male, era come se stessi disturbando”). Nei momenti più critici abbandonò taccuino e cinepresa per prestare soccorso: come quando la roccia franò sulla valle del Vajont il 9 ottobre 1963. Mangili fu uno degli “angeli del fango” durante l’alluvione di Firenze nel novembre 1966 e imbracciò la pala anche quattro anni dopo per quella nell’ottobre 1970 a Genova. Bella presenza, ottima dizione, vincendo un concorso il 1° giugno viene assunto come annunciatore da quella che si chiamava ancora Eiar, prima di diventare Rai. È bravo, fa carriera in radio, la tv è in via sperimentale: nel ’50 è radiocronista, nel ’54 inviato. La grande occasione arriva due anni dopo: 1956, l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Unione sovietica. “Una preziosa fonte di informazioni fu un matto che si annidava tra noi in veste di inviato speciale della Radio e Televisione: Vittorio Mangili, di Milano - ne raccontava Indro Montanelli - Usciva ogni mattina armato di una macchina da presa che sembrava un compromesso fra una bomba a orologeria e un cannoncino portatile, tornava la sera, carico di pellicole, di vettovaglie e di notizie. Ne ha combinate di tutti i colori”» [Rullo, Cds].