Anteprima, 26 ottobre 2024
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Biografia di Paolo Griseri
Paolo Griseri (1956-2024). Giornalista. Ex vicedirettore della Stampa. «Firma storica del giornalismo economico, tra i massimi esperti della galassia Fiat prima e Stellantis poi. Aveva iniziato la sua lunga carriera di giornalista a il Manifesto, poi come inviato di Repubblica e della Stampa, di cui è stato anche vicedirettore. Ha seguito Sergio Marchionne dal 2004 alla scomparsa nel 2018. Con La Stampa collaborava ancora e, negli ultimi mesi, aveva raccontato la storia della Fiat, in un lungo viaggio a puntate fino alla nascita di Stellantis. Ha scritto molti libri dedicati al mondo dell’auto e alla politica: con Massimo Novelli e Marco Travaglio Il processo, mentre con Sergio Chiamparino ha pubblicato per Einaudi La sfida. Oltre il Pd per tornare a vincere. Anche al Nord. Nel 2012, sempre per Einaudi, ha pubblicato La Fiat di Marchionne. Da Torino a Detroit. Griseri era andato in pensione da un anno, ma non si era mai fermato. La sua voce continuava a sentirsi sulla Stampa, in televisione, nei dibattiti che moderava a Torino e in tutta Italia. Uno dei suoi ultimi reportage per il giornale torinese, il racconto del rider che consegnava le pizze nell’alluvione di Bologna, riassume tutte le sue principali qualità: la sua capacità di dare voce ai più fragili, di cogliere le sfumature e di scrivere in modo fluido e insieme profondo» [Fatto]. ««“Paolino, mi devi spiegare da dove tiri fuori questo dritto…”. Tra un set e l’altro, che in genere perdeva, non potevo fare a meno di chiederglielo. Perché lui, con quella bella pancetta rotonda da commènda che lo zavorrava, in campo correva poco ma aveva un polso niente male e quando il colpo entrava non si prendeva. E lui ridacchiava sornione con quell’immancabile sorriso stampato sul faccione. Come sempre, lo sport dice chi sei. E Griseri era così: un amico d’acqua dolce, prezioso e affettuoso, empatico e simpatico. Morbido come un peluche, ma capace a volte di sfoderare un artiglio che non conoscevi. Allo Sporting, il Circolo della Stampa di Torino, era un’autorità indiscussa, come lo era per tutta quella città, che amava e detestava, ma alla quale sempre ritornava. Per “Repubblica” prima, per la “Stampa” poi, Paolino era la storia e la memoria dell’industria e del lavoro, proprio come lo era stata la sua città per l’Italia. Promuoverlo vicedirettore del quotidiano di Torino era per me, che lo conoscevo da vent’anni, quasi un’ovvietà. E il primo giorno mi disse: “Vieni con me, perché ti devo presentare questo posto come non lo farebbe mai nessuno”. E come in una strana via crucis mi mostrò volta per volta le stazioni del Golgota fordista di fine Novecento, nei luoghi-simbolo in cui si era consumato. “Vedi, questo è il cancello di Mirafiori dove venne Berlinguer”. “Guarda, da quella palazzina partì la marcia dei 40 mila, con Arisio in prima fila”. “Lì, su quel marciapiede spararono a Casalegno”. E poi: «Ecco, quello è il palazzo dove abitava Bobbio». E io ogni volta a ripetergli quel “Esageruma nen”, il titolo di un famoso editoriale che il filosofo torinese scrisse tanti anni prima per la Stampa. “Tu sei un po’ come Bobbio, Paolino: sei bello tosto, ma non esageri mai”. Ed era vero. Quando ripercorreva la sua militanza politica e poi giornalistica, dalla fine degli Anni ’70 in poi, gli si accendevano gli occhi. “Torino era tutto questo, il centro di un mondo, ma ancheil suo contrario. Per questo tutti noi ragazzi incazzati non vedevamo l’ora di andarcene, perché qui tutto pareva starci stretto, la Mole e la Gran Madre, le madamine e la cioccolata…”. Ma poi, lui come tanti altri, alla fine tornava sempre. Aveva girato tanto ma Torino la amava sul serio. Anche se lo ossessionava il provincialismo di un ambiente da nobile un po’ decaduta. Non posso dimenticare come perse le staffe quando si discuteva di chi avrebbe dovuto sostituire Nicola Lagioia alla direzione del Salone del Libro. Tra Regione e Comune giravano nomi da salottino buono, da foyer del Teatro Carignano. Lui si inalberava: “Questi sono pazzi! Non lo capiscono che qui c’è il rischio di un provincialismo enorme?!”/ Da perfetto torinese, era misurato nelle parole e nelle azioni. Aveva una cultura straordinaria, e non solo nelle materie socio-economiche in cui si era specializzato in tanti anni di giornalismo» [Massimo Giannini, Rep]. Stroncato da un infarto. Aveva 67 anni • Lascia la moglie Stefania e il figlio Gabriele • La camera ardente sarà allestita domani dalle 12.30 alle 18.30 in via Lugaro 15, a Torino, dove hanno sede le redazioni di Stampa e Repubblica • I funerali si terranno lunedì alle 9.30 nella parrocchia dell’Ascensione in via Bonfante 3. Griseri sarà poi sepolto al cimitero Parco.