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 2024  ottobre 21 Lunedì calendario

Biografia di Catherine Deneuve

Catherine Deneuve, nome d’arte di Catherine Dorléac, nata a Parigi, nel XVII arrondissement, il 22 ottobre 1943 (81 anni). Attrice. Tra i suoi film: Il vizio e la virtù (Roger Vadim, 1962); Repulsione (Roman Polański, 1965); Bella di giorno (Luis Buñuel, 1967); Tristana (Luis Buñuel, 1967); La cagna (Marco Ferreri, 1972); Chissà se lo farei ancora (Claude Lelouch, 1976); Anima persa (Dino Risi, 1977); L’ultimo metrò (François Truffaut, 1980, premio César come migliore attrice, David di Donatello); Speriamo che sia femmina (Mario Monicelli, 1985); Indocina (Régis Wargnier, 1992, César come migliore attrice per la seconda volta, candidata all’Oscar); Place Vendôme (Nicole Garcia, 1998, Coppa Volpi per la miglior interpretazione); etc. Da ultimo La moglie del presidente di Léa Domanach e Marcello mio di Christophe Honoré • Orso d’oro alla carriera al Festival del cinema di Berlino nel 1998. Candidata 14 volte ai César. Leone d’oro alla carriera nel 2022 • Marianna del 1985. Prima di lei era toccato a Brigitte Bardot, Michèle Morgan, Mireille Mathieu.
Titoli di Testa «Oui, je suis Catherine Deneuve» (nella pubblicità della Lancia Delta LX, nel 1982).
Vita «Ero a scuola dalle suore e ho ricevuto un’educazione cattolica tradizionale […] Mi è rimasto il rigetto per una cultura religiosa che tende a colpevolizzare. E mi sono ribellata presto» • È figlia d’arte, suo padre è l’attore Maurice Dorléac, sua madre è Renée Deneuve • «Mia madre era diventata attrice giovanissima, fu decana dell’Odéon a 30 anni. Poi, dopo la terza figlia, ha smesso di lavorare. Non è semplice crescere quattro bambini. Ma ci ha lasciato molto libere» [Annick Cojean, Le Monde, 31/8/2012] • Terza di quattro femmine, le sue sorelle sono Danielle (che la madre aveva avuto dall’attore Aimé Clariond), Françoise, e Sylvie • Con Françoise, un anno più grande di lei, divide un letto a castello. Cominciano a lavorare assieme, perché il padre Maurice è direttore del doppiaggio per la Paramount Pictures e dà a loro da doppiare le voci infantili • Catherine «comincia a recitare a 13 anni usando il cognome della madre e distinguendosi così dalla sorella che aveva mantenuto il cognome paterno. A lanciarla nel grande cinema è Roger Vadim nel 1962 con Il vizio e la virtù, tratto da Sade. L’anno seguente, con il musical Les parapluies de Cherbourg di Jacques Demy, il suo volto diventa popolare» [Sta, 2003] • La sorella Françoise, anche lei fa carriera: interpreta Cul de sac di Polański e La peau douce di Truffaut. «Fu una sorta di Julia Roberts europea degli anni Sessanta» [Giovanni Mariotti, Cds 2001]. Ma quando ha 25 anni, nel 1967, Françoise si mette a guidare per andare all’aeroporto di Nizza, l’auto slitta, esce di strada, si ribalta e prende fuoco. Muore. «Le chiedevano quando fosse nata e rispondeva: “Il 21 marzo, il primo giorno di primavera”. Di solito indossava un pullover e un paio di jeans; ma, quando si spostava per raggiungere un nuovo set, si portava dietro una quindicina di valigie. Michael Caine, partner nel suo ultimo film, diede questa spiegazione: “Voleva sentirsi pronta, casomai avesse incontrato il grande amore”» [Mariotti, cit.] • Nello stesso anno 1967, Catherine recita in Bella di giorno di Luis Buñuel, che vince il Leone d’Oro a Venezia • Sempre nel 1967, con Buñuel, fa anche Tristana, e deve recitare una scena in cui bacia sulle labbra la statua di un santo in una chiesa a Toledo: «Senza dire una parola mi condusse all’interno, chiedendomi con finta gravità cosa avrei detto, in un’occasione analoga, se avessi voluto sbarazzarmi di un corteggiatore molesto. Che nella fattispecie era l’hidalgo vecchio e lubrico impersonato da Fernando Rey. “Ho tanto freddo con queste scarpe che l’unica scusa che mi viene in mente è quella di spedirlo in tutta fretta a cercarmi un paio di pantofole”, lo provocai con un sorriso. Sembra incredibile ma questa battuta fu conservata nel film. Al punto da essere citata dai critici e persino dagli esegeti del surrealismo» Con Tristana e Bella di giorno, Buñuel «ha contribuito in maniera decisiva a creare il mito Deneuve» [Giampiero Martinotti, Rep 2004) • Di Marco Ferreri dice: «Mi metteva a disagio. Lo trovavo ambiguo, forse perché soffriva del fatto che i suoi film di successo non erano i più grandi [...] Non era nemmeno gentile. I nostri ultimi incontri sono stati ruvidi, è stato molto aggressivo con me, quasi violento». Di André Téchiné: «È molto riservato, ci siamo intesi bene subito, ma il rapporto d’amicizia nasce sulla durata [...] È gente che sa veramente quel che vuole» • «Ha lavorato con Bolognini e con Festa Campanile, sperimentando poi […] la commedia all’italiana con due maestri come Dino Risi […] e Mario Monicelli» [Maurizio Porro, Cds 2003] • Come mai ha lavorato così poco negli Usa? «Le proposte non erano interessanti. Non vado a fare film in America con parti che non farei in Europa. E poi lì lavorano ottime attrici» [Laura Laurenzi, Rep 2009] • Nel 2019, sul set del film De son vivant di Emmanuelle Bercot, ha un ictus: «È normale che si cambi dopo un incidente così grave. Prima lavoravo molto, ero in perenne movimento. Poi, improvvisamente, tutto si è fermato» [Obs] • Nel 2022 a Venezia riceve il Leane d’Ora alla carriera. Da ultimo è stata Bernadette Chirac in La moglie del presidente. unico personaggio vivente della sua filmografia. E poi Marcello mio di Christophe Honoré con la figlia Chiara che impersona papà Mastroianni: «Mia madre, che nel film è sé stessa, capì subito che è una favola piena di fantasia. C’era il rischio che potesse essere una cosa triste e mortuaria, invece non c’è niente di più vivo. È stata una gioiosa seduta di spiritismo con mio padre […]. Da entrambi ho preso il senso dell’umorismo, anzi mia madre ha una sorta di autoderisione, che è stata la sua salvezza. Il suo motto è: per quanto si possa essere sul trono più importante del mondo, alla fine si è sempre seduti sulle proprie chiappe. Forte, no? Se non siamo capaci di ridere è finita» [Chiara Mastroianni a Valerio Capelli, Cds 2024].
Critiche «Una donna civile, brillante, grande professionista […] niente capricci. Fuori dal set Catherine è una donna che parla di tutto e non solo di cinema e pettegolezzi […] non aveva grandi slanci e neppure grandi esigenze, perché tra le due anime francesi, quella nordica della Manica e quella mediterranea, in lei era la prima a vincere» (Mario Monicelli) • «Faceva vita ritirata, per suo conto, nessuno di noi due ha davvero tentato la via dell’amicizia: e quando finimmo, mi arrivò poi una sua lettera di insulti perché affermava di non essere stata abbastanza coccolata e che io non mi ero occupato di lei. Mi scusai, anche se non ne vedevo la ragione; ci incontrammo anni dopo a Miss Italia, concludendo con un abbraccio […] Era gelosa di Gassman, come accadeva ai colleghi nei miei film, dato il rapporto speciale con Vittorio: gli attori, si sa, sono tutti bambini, soffrono di gelosie. Specie con gli attori francesi, Trintignant a parte, mi accadde spesso di trovarmi in difficoltà. Aveva ragione Cocteau quando diceva che il francese è un italiano di cattivo umore. Vale anche per madame Deneuve”» (Dino Risi) • «La paura di Catherine Deneuve non è che gli altri la guardino per com’è fuori, ma per com’è dentro» (François Truffaut) • «Cortese anche quando è sferzante, distante anche quando è calorosa, attenta e irraggiungibile, disponibile e riservata, appassionata e trattenuta, intrepida e prudente, generosa e diffidente, consapevole del privilegio della sua bellezza e reticente ad approfittarne, colta senza essere intellettuale, fedele fino alla possessività, sofisticata e semplice, golosa e disciplinata, libera e borghese, insolente e pudica, forte e vulnerabile, cerca l’eccellenza in tutto e aborre la falsità e l’inganno, allegra e triste, presente e assente» (Frédéric Mitterrand, La mauvaise vie) • «Era la perfetta “donna Hitchcock”: intuivi subito che sotto la superficie c’era un vulcano. Dà l’impressione di essere un tipetto calmo e pacato, ma una barzelletta sporca le piace quanto a chiunque altro» (David Bailey) • «Adoro questa donna per la sua brutalità. Quando dice: “Piacere a tutti mi fa schifo”» (Franco Battiato) • «La plus grande star féminine du cinéma français. La più grande diva del cinema francese» [Clara Regnault de Beaucaron, Le Figaro 2018] • «La settima arte, a differenza, per esempio, di Brigitte Bardot, è sempre stata e sarà sempre la grande storia d’amore della sua vita. Di fronte a una telecamera, l’attrice si dimostra capace di ogni sfrenatezza e di ogni moderazione. E può essere per questo, per nascondere le sue tracce e non mostrare la sua vera personalità, che ha gelosamente tenuto nascosta la sua vita privata» [Bertrand Guyard, Le Figaro 2018] • «Il mio porta fortuna» (Yves Saint-Laurent) • «Eleganza e carisma» (Michel Piccoli) • «Bellissima, più sapiente delle altre» [Natalia Aspesi, Rep 2000].
Engagée «Mi sento femminista in senso naturale. Eravamo quattro sorelle, quindi sono sempre stata dalla parte delle donne» [ad Armando Gallo, Oggi 2018] Nel 1971 ha firmato il manifesto detto «delle 343 puttane» che confessavano di aver abortito quando ancora era illegale • «Non c’era proprio niente di coraggioso! Non disporre di quel diritto mi sembrava un tale scandalo…» […]. È una fedele sostenitrice di Amnesty International, milita contro la pena di morte, la tortura, le censure. Ha protestato contro la legge Debré sull’immigrazione nel 1997, firma petizioni e si impegna contro l’Aids. Sono lotte femmiste? «Non per forza. Mi scaldano tutte le offese ai diritti umani: stupri, lapidazioni, diritto d’onore, eliminazione alla nascita, discriminazioni economiche… Nascere femmina è una sfortuna in molti Paesi» [Cojean, cit.] • Sui matrimoni gay: «Non capisco perché vogliano sposarsi quando tutti vogliono divorziare» • Nel 2013 ha firmato un manifesto contro la proposta di punire i clienti delle prostitute: «In materia di prostituzione siamo credenti, praticanti o agnostici. Alcuni di noi sono andati, vanno o andranno a puttane. Noi amiamo la libertà, la letteratura, l’intimità. Ma tutte e tre queste cose sono in pericolo quando uno Stato decide di occuparsi delle nostre natiche» • Nel 2018 ha firmato un manifesto contro il movimento #MeToo: «Lo stupro è un crimine. Ma rimorchiare in modo insistente o maldestro non è un delitto e la galanteria non è un’aggressione maschilista. […] Questa premura a mandare i “maiali” al mattatoio, invece di aiutare le donne a diventare autonome, serve in realtà gli interessi dei nemici della libertà sessuale […], gli uomini vengono intimati di battersi il petto e di stanare, nel profondo della loro coscienza retrospettiva, un “comportamento fuori luogo” che potrebbero avere avuto dieci, venti o trent’anni fa, e di cui dovrebbero pentirsi. La confessione pubblica, l’incursione del procuratore autoproclamato nella sfera privata, fa nascere un clima di società totalitaria». «Parole sante», il commento di Silvio Berlusconi • Si è sempre rifiutata di dire per chi vota: «Sono un’attrice, parlo di politica con gli amici, non qui».
Curiosità Catherine non ama le interviste: «Sia chiaro: se non fosse per il film, non parlerei. Non ne ho né bisogno, né voglia» (a Cojean, cit.] • Non le piacciono i social network, divora giornali e riviste, fuma, pensa che le onorificenze abbiano un che di sinistro alla sua età, non guarda i reality show, rimpiange di non aver fatto un film con Hitchcock, le piace cantare, andare al cinema e in campagna, dormire, pranzare con gli amici, curare il giardino e andare in palestra • Ha quattro nipoti, due maschi e due femmine: «Tra un film e l’altro li vizio» • Ha un tatuaggio tra le scapole • Se non avesse fatto l’attrice: «Credo che mi sarei sposata molto giovane, avrei avuto dei figli molto giovane e avrei divorziato abbastanza in fretta, poi avrei lavorato. Forse in uno studio di architettura, oppure nell’arte decorativa: ho sempre avuto un interesse per queste cose» • Protagonista del video di N’Oubliez Jamais di Joe Cocker • Dice di aver fatto Dancer in the Dark di Lar von Trier solo per passare qualche settimana a Göteborg in Svezia • A Non è l’Arena, Massimo Giletti le chiese se si fa la spesa da sola: «Sempre con questa storia della spesa! Io non sono una diva, la diva non esiste in Europa, è un concetto americano» • «Truffaut e Téchiné si davano tempo per lavorare, per provare, mentre oggi bisogna soprattutto girare alla svelta» • «È vero che Hollywood prepara un Oscar alla carriera per lei? “Ah sì?”» [a Laurenzi] • «Come si trova il senso della vita? “Oh! là! là! E io che ne so?”» [a Cojean] • «Bonjour, je m’appelle Catherine Deneuve» (le uniche parole di francese di Claudio Ranieri, appena assunto come allenatore del Monaco) • «Avere sempre mani e piedi in ordine perfetto. Le mani ti raccontano, i piedi ti portano altrove» [a Giovanna Grassi, Cds 2008].
Amori «Per me non esiste nulla di più bello del coinvolgimento amoroso, della passione, anche se solo fisica» • «Una donna senza amore è tristissima» • Tra i suoi primi amori segreti Johnny Halliday, che per non destare sospetti la chiamava Lady Lucille, in onore del brano Lucille di Little Richard. E nascondeva il nome vero di una donna importante, con la quale aveva intrecciato una relazione duratura. «Quando girarono Le parigine (1961), il cantante ebbe un colpo di fulmine, ma lei stava già con Roger Vadim. Poi lui incontrò Sylvie Vartan e i due si sposarono. Le carriere di Johnny e Catherine esplosero. Ma tra il 1979 e l’inizio degli anni Ottanta erano single entrambi e allora in realtà non si nascondevano più. Uscivano la notte, soprattutto in un locale a Parigi, al Bois de Boulogne, il Martin’s. Facevano feste epiche, con Gérard Depardieu». Gilles Lhote li racconta come “due uccelli notturni”, due “ribelli”, pronti ad aiutarsi, lei “sempre presente ai suoi concerti”. I paparazzi non li hanno mai sorpresi. Secondo Lhote, «la Deneuve si nascondeva anche fra i sedili dell’auto o nel portabagagli e poi, quando erano insieme, prendevano aerei diversi per non destare sospetti. È l’unica donna che Johnny ha protetto dai media, era intoccabile» [Matinelli, Sta] • «Purtroppo l’unico rimedio per guarire da un amore è ammalarsi di nuovo» • Primo matrimonio con il regista Roger Vadim, un figlio (Christian, n. 1963) • Poi con il fotografo inglese David Bailey: «Catherine era splendida. Un giorno mi telefona mentre sto lavorando a Parigi e mi dice: “Bailey”. E io dico: “Oh, ciao, Catherine, come stai?” E lei mi fa: “Bene. Sai, oggi abbiamo divorziato”. E io: “Ah, si?”. E lei: “Sì. Così possiamo diventare amanti. Non è fantastico?”» (lui) • I loro testimoni di nozze furono la sorella di Catherine, Françoise, e Mick Jagger • Fra il dicembre 1968 e il Natale 1970 ebbe una storia con François Truffaut: «Non fu un semplice flirt, ma una storia d’amore con tutti i crismi. Con Catherine, il regista girerà L’ultimo Metro e La mia droga si chiama Julie, inno all’amour fou, dove la diva, bella come non mai, farà perdere la testa al povero Jean-Paul Belmondo. Quando Françis conquistò Catherine, lei stava uscendo dalla liaison dangereuse col fotografo inglese David Bailey. “Quello che mi piace di lei è il suo mistero”, scriverà il regista in seguito. Lontani dalla luce dei riflettori, i due amanti girarono il mondo, facendo coppia per alcuni mesi. Poi, come avviene per certe passioni che bruciano inesorabili e si spengono troppo in fretta. Truffaut ne uscì a pezzi e finì in ospedale per un esaurimento nervoso. I due, superata la bufera, rimasero amici» [D’Acquisto, Marie Claire] • Grande amore con Marcello Mastroianni, da cui ha avuto la seconda figlia (Chiara, n. 1972) • «Come tutte le donne di quel bambinone di Marcello, anche lei faceva tre parti: l’amante, l’amica e la mamma» (Mario Monicelli). «Gli uomini italiani hanno in mente due cose: l’altra sono gli spaghetti» (lei) • È stata anche con l’uomo d’affari Bertrand de Labbey e con il giornalista e fondatore della rete televisiva Canal+ Pierre Lescure • «Posso avere dei formidabili colpi di testa, non mi spaventa. Quando accade mi lascio trasportare, è formidabile, no? Non bisogna mai giudicare dall’esterno una coppia, è un’alchimia misteriosa» • Una storia anche con Gérard Depardieu: «Deneuve è l’uomo che io avrei voluto essere...» (lui). «Vuol dire che lui ama la parte maschile di me, come io amo la sua parte femminile» (lei) • «Gérard è un estroverso che ha bisogno di comunicare al mondo tutto quello che gli viene in mente. Marcello era più attore, non esponeva facilmente la sua vita e i suoi pensieri, doveva fare i conti con la sua timidezza. Timidezza e senso dell’umorismo del resto erano le sue qualità più affascinanti. L’unico elemento in comune, l’amore per il buon cibo, ma non sono mai andata al ristorante con Gérard, e Marcello non ha mai cucinato per me. Però mi ha fatto scoprire il piacere per la cucina italiana» • Giletti: «Il ginkgo biloba le piace perché è una pianta forte, unica a resistere alla bomba atomica?». Deneuve: «No, mi piace perché ha le foglie a forma di cuore».
Titoli di coda «Uh-là-là, io non sono un’icona. Potete usare questo termine, siete liberi di farlo, ma io non lo sono».