22 ottobre 2024
Tags : Alessandro Zanardi detto Alex
Biografia di Alessandro Zanardi (detto Alex
Alessandro Zanardi (detto Alex, ma anche Sandrino), nato a Bologna il 23 ottobre 1966 (58 anni). Pilota di go-kart, Formula 1 e handbike.
Titoli di testa «Una volta ho visto quel film, Nato il 4 luglio, con Tom Cruise ridotto su una carrozzella dalla guerra. Ricordo di aver pensato: se succede a me, mi ammazzo».
Vita Suo padre Dino faceva l’idraulico • «Ho avuto un papà molto saggio, anche se di cultura modesta. […] Mi diceva: “Ti auguro di diventare un pilota di Formula 1, ma nel frattempo impara il mio mestiere che al massimo sarai un pilota che sa anche aggiustare lo scarico di un cesso”. E un’altra cosa mi diceva: “Te, Sandrino, gira la testa e guarda che cosa fanno gli altri, perché dagli altri si impara”. Ed è vero» [Cibrario, Vanity] • «Lui mi parlava e io, sì sì sì, ho capito, però nonostante la mia reazione, la sua lezione è arrivata» [Pisto, Riders] • «Era un uomo forte e speciale, mio padre. Mi ha seguito ovunque, ha lavorato con me ai motori, alle modifiche dei telai, delle sospensioni. […] Se prendo una pinza a pappagallo, ormai vedo che la mia mano è come era la sua. E mi emoziono» [Verdelli, GQ, 2012] • Sua mamma Anna faceva la camiciaia • «Da piccolo, di notte, sentivo il ticchettio della sua macchina da cucire, camicie su misura, asole fatte a mano. Qualche volta la raggiungevo con una coperta, lei mi cantava qualcosa sottovoce e mi riaddormentavo lì. […] Dicono che le somiglio tanto» • Sua sorella maggiore Cristina è morta in un incidente d’auto nel 1979, era insieme al suo fidanzato • «Forse il momento più brutto in assoluto, soprattutto per il dolore enorme imposto ai miei genitori» [Sportweek] • Non è bravo a scuola e non gli piace nemmeno lo sport: «Durante l’ora di ginnastica ero quasi sempre l’ultima scelta. Era il calcio a non piacere a me, non il contrario. Non avevo passione, ero anche grassottello» [Santi, Mess, 2016] • Ma gli piacciono i go-kart: «Me ne ero costruito uno da solo, con dei tubi da mezzo pollice che papà teneva a casa, più quattro ruote rubate a un cassonetto dell’immondizia. Quando l’ha visto, papa si è incazzato come un puma per via delle ruote: le ho riportate subito al cassonetto. Poi però il primo vero go-kart me l’ha regalato lui: meglio quello che il motorino, diceva, si sta più sicuri, si guida in pista, col casco» [Verdelli, cit.] • Comincia a gareggiare a tredici anni. A diciotto diventa campione italiano di Cart, a ventuno esordisce in Formula 3, a ventiquattro in Formula 1 con la Jordan, poi con la Lotus • A venticinque «ero collaudatore Benetton in Formula l ma non avevo quasi mai girato. Poi si sono ricordati di me per un test a Le Castellet. Al quinto giro ho fatto il miglior tempo assoluto, e c’erano tutti i team. La considerazione nei miei confronti cambiò di colpo, mi diedero anche la giacca nuova della squadra e fu lì che Schumi mi ci ruppe dentro un uovo. Ci rimasi malissimo» [Sportweek] • «Nel 1993 fece un terribile incidente durante il Gran Premio del Belgio, ma già un anno dopo ritornò a correre nel Gran Premio di Spagna. Quando però alla fine di quell’anno la Lotus fallì, Zanardi si ritirò una prima volta dalla Formula 1 […] venne infatti assunto come pilota di Formula Cart [oggi Camp Car, ndr]. […] Vinse le due stagioni successive: 1997 e 1998. […] Nel 1998 Zanardi ritornò alla Formula 1, ma come nella precedente esperienza continuò a non ottenere grandi risultati. Fece un incidente sulla pista di Imola e chiuse la stagione 1999 con 0 punti (in tutta la sua carriera di Formula 1 ha ottenuto soltanto un punto)» [Post, 2012] • Conosce Daniela Manni, che lavora come team manager per la sua scuderia in Formula 3. Si sposano a Las Vegas nel 1996. Hanno un figlio, Niccolò, che ora ha 26 anni e ne aveva tre ai tempi del primo incidente: «Quando mi vide senza gambe disse: “Papà, stai tranquillo, te l’aggiusto io!”» [Zara, Vanity] • «La famiglia, in particolare mia moglie, è stata un po’ la regista, con alcune scelte che ha fatto e che sono state tutte migliori di quelle che avrei preso io. Quando sono tornato a casa dopo la mia degenza a Berlino di quaranta giorni, nel garage c’era già un’auto con i comandi al volante» [Degl’Innocenti, Famiglia Cristiana, 2019] • «Passa Emma, la suocera: “Sandrino, ti ha visto in tv una mia amica, che ti ha trovato bellissimo. Continuava a ripetermelo: ma è bellissimo! Ha 70 anni, la mia amica, ma è pur sempre il complimento di una donna e vale doppio”» [Verdelli, cit.].
Incidente/1 Il 15 settembre 2001 sta gareggiando nel campionato di Cart sulla pista di Lausitzring, in Germania, quando perde il controllo della vettura e viene centrato da quella del pilota Alex Tagliani • «Il 15 settembre 2001 è un sabato tedesco, pioggia a raffiche, vento che l’asciuga, e ovunque la scia d’angoscia del dopo New York. Il circuito è quello del Lausitzring, fra Dresda e Berlino. Quattro mesi prima ci ha lasciato la pelle Michele Alboreto, ex pilota della Ferrari: stava facendo un test con la Audi, gli è scoppiata una gomma. Brutto clima, in generale. Sei gare alla fine del Mondiale di Formula Cart […]. Che amano molto anche Zanardi, per il suo modo spavaldo di guidare, per i due titoli che ha conquistato, perché è uno che ha solo la sesta marcia in testa e non molla, non calcola, si infila in ogni fessura pur di provare a passare l’avversario. […] È pilota da ormai quasi vent’anni, ha vinto tanto, perso tanto, “appiccicato” un sacco di macchine ai muri, tentato sorpassi che l’hanno reso leggendario e fallito posti sul podio per sfighe o cazzate che sono il sale e le ferite di questo mestiere. […] Potrebbe lasciar correre le ultime corse. Potrebbe. A tredici giri dalla fine è in testa alla grandissima. Si ferma ai box per l’ultimo rabbocco di benzina, tutto perfetto, meccanici col pollice sollevato, si va verso la vittoria. Ma la sua Reynard Honda la pensa diversamente. All’improvviso gli scappa di mano nella corsia di accelerazione, si gira, si rigira, finisce di traverso sulla pista, orizzontale, con la parte più fragile, il fianco, esposta come Cristo in croce. Alex Tagliani, un canadese di origini bresciane, gli arriva dentro a 320 chilometri allora e lo apre in due. “Devo aver realizzato qualcosa solo quando, a un certo punto, ho guardato davanti: non c’era più la macchina e nemmeno le mie gambe”» [Verdelli, cit.] • Ha rischiato di morire dissanguato (aveva solo un litro di sangue in corpo), è rimasto in coma farmacologico per quattro giorni, ha avuto sette arresti cardiaci e subito quindici interventi chirurgici. Risultato: gli sono state amputate le gambe • «Dopo l’incidente sono diventato un personaggio strano, un misto tra padre Pio e Raffaella Carrà» • «Ho patito l’inferno nei centri di riabilitazione, ho visto molti altri patirlo. Persone che si arrendono sfinite dal dolore, dalla disperazione. Ma le cose possono essere fatte. L’importante è desiderare. E io ho desiderato tanto» [Verdelli, cit.] • «Ricordo quando i miei obiettivi erano semplicemente fare una doccia da solo o la pipì da in piedi. In quei momenti la mia ispirazione erano gli altri pazienti. Persone meravigliose che, senza titoli sui giornali, hanno fatto cose ben più grandi di me» [Cibrario, cit.] • Le protesi esistenti non lo soddisfano, lui se ne fa realizzare un paio apposta dal laboratorio di Budrio, Bologna • Un mese dopo l’incidente, tiene una conferenza stampa: dice di voler tornare a camminare e, soprattutto, a correre • La handbike la scopre per caso: «Stavo in un grill verso Ventimiglia, sarà stato il 2007. Incontro un tipo con una lesione spinale. Sul tettino dell’auto ha quella strana bicicletta. “Questa qui, se la provi, non scendi più”. L’ho provata su un argine del Po, aveva ragione lui» [Verdelli, cit.] • È un particolare tipo di bicicletta a tre ruote, spinta con le braccia anziché con i piedi: ci ha vinto quattro medaglie d’oro e due d’argento alle Paralimpiadi (Londra 2012 e Rio 2016) (commentò: «Se il genio della lampada mi proponesse di restituirmi le gambe, gli direi: “Un attimo, parliamone, io così me la sto godendo alla grande...”») e otto campionati mondiali su strada • «Adesso le gambe le ho nella testa» • «Ma non sono un superuomo. Tutt’altro. Vedo che ci sono persone che vanno in una direzione e voglio capire dove e perché. Questa è la curiosità». Basta? «Serve. Poi c’è l’ambizione, chiaro. Ma quello che serve per fare l’ultimo sprint è la passione, che rende perseveranti e questo permette anche di fare cose diverse» [Arrigoni, Cds, 2019] • «Non è poi così male. Se mi infortunerò di nuovo alle gambe, per risolvere tutto basterà una chiave a brugola» • Nel 2005, è a Valencia su una Bmw: «Quando Mario Theissen, responsabile della Casa tedesca, mi disse: “Congratulazioni, sei il primo uomo senza gambe a provare una Fl”. E io: “Congratulazioni, sei il primo manager così matto da far guidare una Fl a uno senza gambe”» [Sportweek] • «Ora uso un volante in cui è inserito l’acceleratore e una leva-freno che aziono con la mano destra» [Cibrario, cit.] • «Mi sento un po’ come Jimi Hendrix: suono con tutte e due le mani» [Saget e Gold, New York Times, 2019] • «Quando correvo fino ai 400 allora sulle piste di tutto il mondo, ero io da solo. Adesso, su quell’handbike, c’è mezza Italia che spinge con me. Sento che la gente mi vuole bene» [Verdelli, cit.].
Ironman Partecipa anche all’Ironman, una gara che prevede 3,8 chilometri di nuoto, 180 in handbike e 42 in sedia a rotelle • Ma come le è venuto in mente di provare una gara così estrema? «Il primo a parlarmene fu Tony Kanaan, pilota brasiliano con il quale correvo. Mi aveva affascinato. Però mi disse subito: Zio - perché mi chiama così - per te è impossibile. Non potevo dargliela vinta: guarda che se provo lo faccio in due ore meno di te. E lui: impossibile. Alla fine è arrivato 3 ore dopo di me» [Arrigoni, cit.] • Hai chiesto un boccaglio per affrontare la parte del nuoto, perché per respirare dovrai tirare su la testa ed essendo senza gambe il bacino si sbilancerebbe e finiresti sott’acqua. Te lo daranno? «Boh, spero di sì, sennò vorrà dire che ne berrò un sacco e farò scorta di sali minerali» [Pisto, cit.] • Nel 2019 arriva ottavo, migliorando il suo tempo dell’anno precedente, che era già record del mondo, concludendo in 8 ore, 25 minuti e 30 secondi: «Ho quasi 53 anni e la vita continua a donarmi regali meravigliosi. Penso che proverò a vivere almeno 200 anni perché voglio davvero godermi tutto questo il più a lungo possibile» [Eurosport] • «Io sono drogato di sport, di sfide. Anche se c’è da aprire un barattolo che non si apre: per me diventa subito un braccio di ferro col coperchio. Quanto valgo oggi? Quanto posso valere di più domani? Il mio amico Paolo Barilla dice che ho una testa da kaizen. Che non vuoi dire testa di cazzo, anche se, per carità, ci starebbe anche. È l’unione di due parole: kai, cambiamento, e zen, miglioramento. Mi ci ritrovo» [Verdelli, cit.] • Nel 2003 è tornato sulla pista di Lausitz: a oltre trecento all’ora completò i tredici giri che gli mancavano dal 2001, quando venne fermato dall’incidente • «Sa come si dice nel nostro ambiente: dal secondo posto in giù è come le balle dei cardinali» Prego? «Le balle ai cardinali non servono a niente, o almeno dovrebbe essere così» [ibid.] • «Riesce a tenere uniti in modo sublime due aspetti di solito in contrasto: un’umanità incredibile e una competitività spietata tipica degli sportivi e dei vincenti. La sua vita è immensa e dolorosa. Ha perso la sorella poco più grande di lui, morta a 15 anni per un incidente stradale, il padre poco prima di vincere due Mondiali di F. Cart nel ’97 e ’98, le gambe a poche gare dalla fine di quella che aveva già deciso essere la sua ultima stagione» [Pisto, cit.].
Incidente/2 Il 19 giugno 2020 è sulla provinciale 146 tra San Quirico d’Orcia e Pienza, sta partecipando ad una staffetta di beneficenza in handbike, quando finisce addosso a un camion • Il tribunale ha stabilito che l’autista, Marco Ciacci, 45 anni, moglie e tre figli, non è colpevole per l’incidente. Lo sconfinamento di quasi 40 centimetri nella carreggiata opposta era «minimo, considerato il tipo di mezzo e la strada percorsa» • «Anche se sapevo di non avere responsabilità sono stato malissimo. Ho continuato a sognare l’incidente, ho rivisto attimo dopo attimo il momento dello scontro, ho cercato di capire se avessi potuto evitarlo. Ho cercato una risposta». E l’ha trovata la risposta? «Sì, ho capito che c’era solo una possibilità: non essere lì quel giorno, su quella curva col camion, in quel preciso istante. Andavo piano, è stato impossibile evitare l’incidente» [Gasperetti, Cds] • Zanardi ha la testa fratturata in più punti. All’ospedale di Siena viene operato al cervello e al viso, rimane in coma farmacologico per un mese; lo operano ancora, poi viene trasferito a Lecco, poi al San Raffaele di Milano, poi a Padova: qui, a gennaio 2021, torna cosciente • A Padova «tutti ricordano ancora le note delle canzoni di Venditti che uscivano dalla sua camera, quando la moglie Daniela veniva a trovarlo. Erano le loro canzoni, lei gliele faceva ascoltare per cercare di innescare una reazione. Alex osserva, a volte accenna persino un sorriso» [Ferro, Rep] • Un anno dopo l’incidente, la moglie ha detto: «Alex è in una condizione stabile, che significa che è in grado di affrontare un programma di terapia sia neurologico che fisico. Riesce a comunicare con noi, ma non è ancora in grado di parlare. Dopo molto tempo in coma, le corde vocali hanno bisogno di recuperare la loro elasticità. Questo è possibile solo con esercizio e terapia. Ha ancora molta forza nelle braccia e nelle mani e si allena duramente con le attrezzature» [Foglio] e anche: «Durante la settimana, un terapista lavora con lui e fanno esercizi fisici, neurologici e logopedici. Per quanto riguarda la sua condizione fisica, ci sono molti progressi. Alex ha sempre più forza nelle braccia, che è aumentata molto. E, a parte l’ospedale dove stava molto a letto, Alex ora passa la maggior parte della giornata sulla sedia a rotelle con noi» • A dicembre 2020 Carlo Verdelli scrive sul Corriere della Sera che Zanardi vede e sente, con i suoi gesti sembra riconoscere e salutare le persone che gli stanno a fianco • A gennaio 2021 la moglie Daniela gli risponde indirettamente dicendo: «Fa delle cose, ma non sempre. Ci sono stati dei momenti in cui quelle cose effettivamente venivano fatte. Ci sono stati dei passi avanti, e ci sono stati dei passi indietro. Il suo è un percorso molto lungo» [Zancan, Stampa, gennaio 2021] • Attualmente vive nella sua villa di Noventa Padovana, assistito dal figlio e dalla moglie, che hanno chiesto ai medici che lo seguono di non diffondere notizie sulle sue condizioni.
Curiosità Ha scritto due autobiografie • Ha un’associazione che realizza protesi per bambini mutilati (Bimbi in gamba), ha detto che si commuove facilmente e di non sopportare gli sportivi dopati • Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica: «Gran cerimonia al Quirinale, lui dritto sulle sue gambe di riserva, Ciampi che legge compunto la menzione ma poi mette da parte i fogli che gli avevano preparato, va da Sandrino, lo accarezza e gli dice: “Lei è un faro per i giovani, e non solo per loro. Ma la prego, Zanardi, d’ora in avanti si voglia un po’ di bene”» • Sa che circola una raccolta di firme per convincere Napolitano a nominarla senatore a vita? «Ma no, non mi sento pronto, non è il mio. Pensi che la prima volta ho votato Craxi perché mi sembrava uno con la faccia onesta... E poi, se scambio il Darfur per una scatola di cioccolatini, da uomo di sport ci sta anche. Ma da politico, dai, che figura di merda» [Verdelli, 2012] • Ti sei mai ubriacato? «Per come la sbronza viene descritta nei film o come l’ho vista addosso a qualcuno, no. Però ricordo una sera in cui ci sono andato molto vicino, a Las Vegas. Eravamo a casa di Jimmy Vasser, mio compagno di squadra ai tempi dell’Indycar. Jimmy ha il manubrio di un Harley-Davidson con tanto di fanale, motore a scoppio, avviamento a strappo, solo che al posto del contachilometri ha l’attacco del frullatore ed è fatto apposta per fare il Margarita. Tu devi tirare la frizione, mettere la marcia, poi lasci la frizione e il frullatore comincia a girare. Mi sono ritrovato più tardi in un night mentre una lap dancer con ste due robe enormi artificiali mi ballava davanti agli occhi e ho detto: dove sono finito, in paradiso» • La fede ha un ruolo nella sua vita? «Perbacco! Non ho mai chiesto a nostro Signore di aiutarmi per problemi in cui potevo cavarmela da solo, ma ci sono stati dei momenti di confronto in cui sono certo di essere stato ascoltato. Mi rifiuto di credere che la nostra presenza in questo mondo sia solo il risultato di una combinazione chimica» [Degl’Innocenti, cit.] • Ha corso la maratona di Venezia in handbike tirandosi dietro l’amico Francesco Canali, sofferente di Sla. A pochi metri dal traguardo saltò giù dalla bici e spinse l’amico per farlo vincere. «Poi ho rivisto le immagini in tv e mi ha fatto impressione vedermi senza gambe» [Della Penna, Chi] • Nel 2006 ha doppiato il carrello elevatore Guido nel film d’animazione Disney Cars-motori ruggenti», che nella versione italiana parla con accento bolognese • Nel 2017 ha avviato il progetto Obiettivo3, che sostiene gli atleti paralimpici con formazione e soldi; dieci degli atleti seguiti si sono qualificati per le Paralimpiadi di Parigi di quest’anno.
Titoli di coda Come vorresti morire? «Contento». Sulla lapide cosa ci scriviamo? «Aveva la testa più dura del marmo di questa lapide» [Pisto, cit.].