24 ottobre 2024
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Biografia di Federico Chiesa
Federico Chiesa, nato a Genova il 25 ottobre 1997 (27 anni). Calciatore. Attaccante. Dal 2024 al Liverpool. Dal 2016 al 2020 alla Fiorentina, dal 2020 al 2024 alla Juventus, con cui ha vinto due coppe Italia e una Supercoppa italiana. Campione d’Europa nel 2021 con la Nazionale italiana. «I giocatori sono di due categorie: quelli che rendono meglio se sono spensierati e quelli che per dare il cento per cento devono sempre stare sul pezzo. Io faccio parte della seconda».
Vita Figlio dell’ex calciatore Enrico Chiesa (1970) • «Il Dna non sempre tramanda la classe calcistica, anzi i figli non sono quasi mai all’altezza dei padri. Il codice genetico di Enrico Chiesa, attaccante da oltre 200 reti in carriera a cavallo tra anni Novanta e Duemila, deve essere però particolarmente efficace, almeno quanto lo era lui vicino alla porta avversaria. Proprio negli anni in cui giocava – specificatamente nel 1997, un anno dopo il passaggio dalla Sampdoria in cui era cresciuto al Parma – a Genova come il padre nasceva Federico. Nemmeno vent’anni dopo, il Dna dei Chiesa marchia di prepotenza la Serie A. La forza scorre potente, nelle vene di Chiesa junior. Che sia uguale al padre è sempre più evidente: il modo di correre, quell’ingobbirsi mentre sta preparando il tiro, a quanto pare anche la capacità di inquadrare lo specchio della porta. Come papà nei primi anni di Samp, Fede gioca da esterno di centrocampo, e l’impressione – vista la confidenza con il gol – è che potrebbe trasformarsi in una eccellente seconda punta, ruolo che fu di Enrico. Tra l’altro il giovane viola ha già fatto meglio del padre: al primo vero anno di Serie A ha segnato di più (3 reti in 27 presenze l’anno scorso, Enrico ne fece uno in 26 nel 1992-93 con la Samp), e con questa media rischia di far meglio anche al secondo. Chiesa senior segnò 14 gol in 36 partite alla Cremonese (1994-95), lui – in età ancor più precoce – è già a 2 in 5 presenze stagionali. È sulla buona strada, insomma» [Alex Frosio, Gazzetta] • «Federico ha cominciato nella Settignanese ed è entrato nel settore giovanile della Fiorentina nel 2007, dieci anni fa, pagato 3 mila euro più 5 mila di premio valorizzazione. Enrico, il papà, 138 reti in serie A tra cui 34 proprio in viola, lo aiuta, lo consiglia, quando può lo segue» [Alessandro Bocci, Cds] • «“Pochi giorni fa dei ragazzi hanno chiesto degli autografi a mio figlio. Poi, si sono voltati verso di me e mi hanno detto: ‘Lei è il babbo di Federico? Allora, vorremmo anche il suo autografo’. Ho firmato pensando alle mie 138 reti in Serie A, alla Coppa delle Coppe vinta con la Sampdoria, alla Coppa Uefa alzata con il Parma e alle Coppe Italia conquistate con Parma e Fiorentina. Nessuna gelosia, quella battuta mi ha reso orgoglioso. Mi ha fatto battere forte il cuore. Ho avuto la conferma di quanta strada abbia fatto Federico in un anno. L’estate scorsa di questi tempi era solo un promettente ragazzo della Primavera”. […] Che cosa l’ha stupita nella crescita di suo figlio? “La personalità. Ricordate il debutto di Fede a Torino contro la Juventus alla prima di campionato? Non era facile passare dalle partite del campionato Primavera al clima affascinante dello Juventus Stadium. Eppure è riuscito a fare la sua parte. Poi, per un periodo si sono spente le luci. Fede è tornato in gruppo. Ha giocato poco. Proprio in quel momento ha vinto la sua sfida. Non si è accontentato di quella parentesi emozionante. Non ha alzato il piede dall’acceleratore. Ha continuato ad allenarsi a cento all’ora. Ha quasi obbligato Paulo Sousa a riproporlo. E quando ha ritrovato a gennaio la Juventus a Firenze è stato uno dei migliori in campo. In sei mesi in campo c’era un giocatore diverso”. Quali sono i colpi migliori di Federico? “Ha forza. Gamba. Vede la porta. Ora sta anche imparando a gestirsi meglio. Non attacca dieci volte su dieci ma cinque volte su dieci. Quando vai devi fare male. Qualcuno mi chiede: ‘Ma come fa Federico a correre come un dannato per tutta la partita?’. Il suo segreto è allenarsi a cento all’ora tutti i giorni. Devi avere benzina nel motore e la benzina la metti durante ogni allenamento”. Qualche vizio di suo figlio? “È un mangione, un pastaiolo. Va pazzo per i piatti che fa mia moglie. I dietologi della Fiorentina però gli hanno dato delle linee guida anche a tavola. Vietato sgarrare. Federico e mia moglie vivono in simbiosi”» [Enrico Chiesa a Luca Calamia, Gazzetta 2017] • «Lei ha un grande rapporto con suo padre, l’ex calciatore Enrico Chiesa. Per alcuni, come Andre Agassi, il “babbo” è stata una presenza ingombrante. Per lei? “Per me è stata di ispirazione immensa, anche perché è stato un grande campione. Tecnicamente, riguardando i suoi video, rimango ancora oggi a bocca aperta. A casa mia girava sempre un pallone, a 6 anni l’ho preso in mano: è cominciato tutto così. Ma anche mia madre è stata importante. Siamo una famiglia molto unita. Papà in campo ha sempre lasciato la parola agli allenatori, ma fuori mi ha insegnato i comportamenti, il relazionarsi con le persone”. Qual è il momento in cui con Enrico avete capito che lei sarebbe diventato un calciatore top? “L’esordio in Serie A alla prima convocazione: si fa male Borja Valero e il mister mi mette in campo. Oppure quando, in prima squadra, Paulo Sousa ci mandava a giocare in primavera, per non farci perdere l’umiltà. Venimmo a Torino e vincemmo 4-2 contro la Juve: feci gol e assist. Lì dimostrai che do sempre il massimo, in qualsiasi partita, in qualsiasi contesto. Non capita spesso con i giovani”. Qual è la cosa per cui lei si sente più diverso da Enrico? “In tutto! (ride, ndr). Forse ci accomuna solo il modo di correre”. E qual è il consiglio più importante che le ha dato suo padre? “A un certo punto, nelle giovanili della Fiorentina non giocavo: per un fatto fisico, ma anche tecnico perché l’intensità della giocata non era quella dei miei coetanei. Allora papà mi disse: ‘Tu vai per la tua strada. E fa’ sì che ogni allenamento diventi una partita’. È stata la svolta per me”. È vero che prima di questo consiglio, a 14 anni, stava per abbandonare il calcio? “Sì. Non giocavo. Non potevo farlo nemmeno al campetto con gli amici, essendo sotto contratto. Pensai: ‘E se provassi qualcos’altro?’. Ma papà, e anche mamma, mi hanno sempre consigliato di non mollare. Li ho ascoltati”. Che cosa avrebbe fatto Federico Chiesa senza calcio? “Avrei studiato!”. Cosa? “I miei genitori mi avevano mandato alla scuola internazionale di Firenze. L’idea era quella di studiare all’estero, la mia passione è l’universo. Certo, fisica è alquanto dura. Ma mi sarebbe piaciuto”. A parte suo padre, ci sono altri giocatori cui lei si è ispirato in carriera? “No, nessuno. Poi, certo, avevo i miei idoli. Che però giocavano un calcio totalmente diverso dal mio”. Per esempio? “Kakà. Del Piero. Ma poi ho avuto la fortuna di trascorrere un anno con uno dei campioni più grandi della storia del calcio: Cristiano Ronaldo. (Chiesa alza gli occhi al cielo, quasi in estasi, ndr). Vederlo dal vivo, la sua dedizione, la sua forza mentale, l’essere decisivo e presente in ogni situazione… è stato di costante ispirazione per me. Cristiano è su un pianeta a parte. È stato emozionante lavorare con lui e vedere dal vivo cosa fa per essere così forte”. Ma, visto che se ne discute molto, qual è il suo vero ruolo? “Sono un’ala”. Però, per esempio, quando Allegri l’ha schierata punta all’andata contro il Chelsea, lei ha segnato il gol decisivo. “Ovvio, io gioco sempre dove vuole il mister, come contro il Chelsea per sfruttare gli spazi. Ma, come ho dimostrato all’Europeo e con la Juve, sono un esterno. Destro o sinistro”» (ad Antonello Guerrera, Rep) • «Voltandosi indietro forse la storia tra Chiesa e la Fiorentina andava chiusa già nel 2023. Quando Federico fece di tutto per convincere il nuovo presidente Commisso a cederlo alla Juventus e Rocco lo obbligò a rimanere garantendogli che lo avrebbe accontentato l’estate successiva. La Fiorentina avrebbe incassato più soldi (a quei tempi poteva alimentare un’asta proprio tra i bianconeri e l’Inter) e avrebbe potuto scegliere con calma un sostituto all’altezza e Federico non avrebbe bruciato una stagione tra ruoli sbagliati, malesseri vari e un rapporto sempre più freddo e difficile con la piazza. È andata così e oggi Firenze scopre una volta di più quanto sia inutile cercare un nuovo Antognoni, inteso non come ruolo ma come simbolo. Il calcio del Duemila, ormai, non prevede più simili romanticismi. E dire che la storia era partita, invece, in modo romantico. Chiesa promesso alla Spal in Serie B, Paulo Sousa – il tecnico di allora – se innamora nel ritiro estivo a Moena e dopo aver dichiarato lasciando tutti a bocca aperta che Federico sarebbe diventato il futuro capitano della Fiorentina (il portoghese però non avrebbe mai immaginato nell’ultima partita prima del divorzio) lo fa debuttare allo Juventus Stadium. Che strani incroci regala il calcio. E la vita... Da quel momento è una crescita continua. Chiesa diverte, incanta, sembra destinato a un futuro a vita in maglia viola, arriva a essere valutato addirittura 70 milioni di euro. Lui, cresciuto nel settore giovanile, non perde mai l’occasione per ribadire che Antognoni è stato un mito e che il suo sogno era quello di vincere qualcosa con la sua Fiorentina. Cercando, se possibile, di fare meglio anche di babbo Enrico che pure una Coppa Italia l’aveva conquistata anni prima. L’ultima stagione inizia con uno scontro con la società a New York e con una tregua armata durata dodici mesi. Per carità, in campo Federico non si è mai tirato indietro. Va per la prima volta in doppia cifra alla voce gol, servendo il solito buon numero di assist. Grande professionalità, ma anche poca passione. Come se l’attaccante avesse ben chiaro in testa che si trattava, comunque, di un percorso a termine. E ora arriva anche la parola fine su una storia d’amore finita con alcuni tifosi viola a urlargli “traditore”» (Luca Calamai) • Accusato di essere un simulatore, di buttarsi spesso per terra per ottenere punizioni o calci di rigore • «Cosa non le piace di sé stesso? “Devo protestare meno in campo. Ancora ricordo come un incubo l’espulsione contro il Pescara nell’ultima giornata dello scorso campionato. La mamma me ne disse di tutti i colori appena tornai a casa”» (a Luca Calamai) • Il 9 gennaio 2022, durante Roma-Juventus, dopo un contrasto col giallorosso Smalling, riporta la lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Torna in campo solo nella stagione successiva, il 2 novembre 2022, a 10 mesi dall’infortunio, subentrando nel corso dell’ultima gara della fase a gironi di Champions League persa 1-2 contro il Paris Saint-Germain • Il 29 agosto 2024 si è trasferito al Liverpool, in Premier League. Costo dell’operazione: 12 milioni di euro più 3 di bonus.
Amori Il 20 luglio 2024, nel duomo di Grosseto, ha sposato la modella Lucia Bramani (2001) • «Federico e Lucia sono una coppia da gennaio 2022, come ha raccontato il calciatore nel documentario Back on track di Amazon Prime. Fin da subito aveva capito che quella con la modella, studentessa di psicologia, sarebbe stata una “conoscenza diversa dal solito”. Inizialmente, l’infortunio del calciatore ha rallentato il tutto: “Volevo anche vederla, solo che mi sono rotto il crociato”. Bramani credeva che Chiesa stesse esagerando e fingesse il dolore. Poi i due hanno finalmente iniziato a frequentarsi e nel marzo 2022 hanno ufficializzato la storia d’amore, mentre nel dicembre 2023 è arrivata la proposta di matrimonio» [Elisabetta Murina, Fanpage].