29 ottobre 2024
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Biografia di Claude Lelouch
Claude Lelouch, nato a Parigi il 30 ottobre 1937 (87 anni). Regista.
Titoli di testa «Credo che l’arte della vita sia l’arte d’incontrare le persone» [Pini, Sette].
Vita Suo padre Simon era ebreo, di una famiglia vissuta per generazioni in Algeria • «Mia madre si era convertita per amore, perché anch’io lo fossi, ma sono andato sia in chiesa che in sinagoga. E mi sono accorto che era ogni volta la stessa sceneggiatura: solo il regista cambiava» [Joby e Théate, Robinson] • Durante la guerra abitavano a Nizza, la madre lo mandava al cinema per evitare che i soldati lo trovassero in casa: «Siamo stati separati da mio padre per due anni. Mia madre cercava di spiegarmi che era un gioco: appena bussavano alla porta, c’era un posto dove dovevo nascondermi; avevo dei soldi nella cintura e gli indirizzi dove andare» [Pini, cit.] • «Per chi come me ha conosciuto la guerra e il dopoguerra, tutto il resto è dolce» • Dopo la guerra inizia ad andare a scuola: «Non ero abituato e appena potevo marinavo le lezioni per andare a vedere un film. Mi bocciavano sempre. Alla vigilia della maturità mio padre disse a mia madre: se lo bocciano ancora, gli compro una cinepresa e ce lo leviamo dai piedi. E così fu» [Paternò, CinecittàNews] • Gira il suo primo cortometraggio a sedici anni, lo intitola Le mal du siècle, vi alterna immagini di bombardamenti a quelle di un luna park • Lavora per il servizio cinematografico dell’esercito, poi comincia a girare reportage giornalistici e documentari in giro per il mondo • «Sono partito per gli Stati Uniti perché avevo il mito dell’America, adoravo i western e i musical. Sono rimasto lì per un anno, ma mi hanno deluso, non era il paese dei miei sogni. Allora ho deciso di partire per la Russia. La tv canadese aveva lanciato un concorso, davano 10 mila dollari a chi avesse raccolto le prime immagini del mausoleo di Lenin e Stalin. Mi sono iscritto al partito comunista e ho fatto pratica per imparare a filmare di nascosto a Parigi, tenendo la cinepresa sotto un impermeabile. Poi sono partito in treno insieme a tre compagni di partito che facevano un viaggio di gruppo. Sono arrivato a Mosca dopo tre giorni di viaggio e ho iniziato a filmare. La fortuna volle che incontrassi un tassista che era molto amico del capo degli studi Mosfilm. E quello è stato il giorno più importante della mia vita, perché sono stato sul set di Mikhail Kalatozov, che all’epoca, nel 1957, stava girando Quando volano le cicogne» [Paternò, cit.] • Con il materiale girato in Russia, nel 1960 realizza Quand le rideau se lève e guadagna abbastanza soldi da fondare la propria società di produzione • Sin dall’esordio, è stato anche produttore del suo cinema. Perché? «Ho avuto la fortuna di imbattermi subito in tre produttori idioti. E ho capito che dovevo sbrogliarmela da solo. […] Volevo chiamarla Les Films de l’Apocalypse, ma il notaio m’ha dissuaso: “Con questa etichetta, farai scappare tutti”. E ha proposto: “È il 13, sono le 13, Claude Lelouch è composto di 13 lettere. Nessuna allergia al 13? Che ne dici di Les Films 13?”. Detto fatto» [Serenellini, manifesto] • Nel 1961 esce Le propre de l’homme, il suo primo film, scritto, diretto e interpretato lui stesso, che racconta di una coppia di innamorati a Parigi • Tra i commenti al film: «Claude Lelouch. Ricordate questo nome, perché non lo sentirete mai più» • «Per rifarmi delle prime delusioni di regista, ho realizzato un centinaio di scopitones, gli antenati del videoclip, su star agli esordi, come Johnny Hallyday, Sylvie Vartan, Dalida, Jeanne Moreau. […] Mi ha fatto capire la forza della musica in un film» [Serenellini, cit.].
Film «Ho ripreso uomini e donne che avrei voluto avere come amici o tenere nelle mie braccia, facendoli diventare poi tutti personaggi dei miei film, che contengono dialoghi davvero sentiti da qualche parte, nella mia vita. Ecco, sono più un reporter della vita che un regista» [Pini, cit.] • Finora, ha girato 51 film, «tecnicamente ben diretti, ma inclini a un sentimentalismo di maniera» [Treccani] • «Sin dagli esordi ha praticato quella commistione di generi ‒ il dramma, la commedia, il comico, il farsesco, il noir, l’avventura, il western, la fantascienza, il musical, il bellico, lo storico, lo spionistico ‒ dei quali non ha mai rispettato le convenzioni fino in fondo e che costituisce una delle principali cifre stilistiche del suo cinema “emotivo”, costruito su strutture narrative a incastro e sull’alternanza di diversi piani temporali» [De Luca, Treccani] • «La realtà è una macedonia di generi, come vogliono essere i miei film. Se al bar vedo una bella ragazza, la vita mi si trasforma in film sentimentale. Se con lei ascolto dischi, diventa musical. Se la sera ci vado a letto, siamo subito al porno» [Serenellini, cit.] • «Di tutti i film che ho realizzato, una buona parte ha avuto grande o medio successo, la parte residua è stata una catastrofe» • «Tutte le cose che imparo durante le riprese di un film ho voglia di verificarle e migliorarle durante le riprese del film che viene dopo. Ho l’impressione di essere sempre a scuola» • Alcuni titoli sono La canaglia, L’avventura è l’avventura, Bolero, Tornare per rivivere, Una vita non basta, L’amante del tuo amante è la mia amante, I miserabili, Roman de gare (2007, con Dominique Pinon e Fanny Ardant), Uno più una. Ma il suo film più famoso è ancora oggi Un uomo, una donna, che girò nel 1966, con Anouk Aimée e Jean Louis Trintignant.
Oscar «Un modo di girare quasi isterico, rapidissimo» [Giossi, Foglio] • Aveva offerto il ruolo di protagonista femminile di Un uomo, una donna a Elsa Martinelli, che però lo rifiutò: «Mi venne a cercare questo regista semi sconosciuto, con la fronte bassa, piena di ricci, arcigno. Non aveva un copione scritto, una traccia, niente. Mi raccontò di questi due vedovi, o separati, che si incontrano a Deauville. “No, grazie! Perché non prende Anouk Aimée?” gli dissi» [Laurenzi] • Claude allora ingaggia Aimée e Trintignant. Vanno a girare sulle spiagge della Normandia (poco distante da dove, oggi, c’è la tomba dei suoi genitori). A metà delle riprese, finisce i soldi: il film esce metà a colori, metà in bianco e nero • «Non se l’aspettava nessuno ma la storia d’amore, improvvisa e controversa, di due vedovi, Anne e Jean-Louis, ebbe un successo planetario» • Woody Allen ha detto: «Quando Un uomo, una donna uscì, nel 1966, a New York non si parlava d’altro. Ne rimasi ammaliato» • «Un’esposizione bellissima, talvolta al punto da mozzare il fiato, di immagini tese a suscitare sentimenti. L’unico guaio è che il dramma è banale. Superficiale. Mostra la scintilla d’amore, così da luogo comune, tra una giovane sceneggiatrice vedova (madre di una graziosa bambina) e un pilota d’auto vedovo (e padre di un simpatico bambino) […]. Mr. Lelouch, che è stato lo sceneggiatore e cineoperatore di sé stesso, ha la dote di saper fotografare i clichés di modo che sembrino brillare e irradiare poesia pura e suscitare un senso di ispirazione in un comportamento in tutto e per tutto insignificante» [Crowther, 1966, NewYorkTimes] • Per Un uomo, una donna vince il Grand prix a Cannes (ex equo con Signore e signori di Pietro Germi, in giuria c’era anche Sophia Loren), un Golden Globe e due Oscar, al miglior film straniero e alla miglior sceneggiatura originale • «Ero molto giovane, avevo 27 anni e non mi rendevo veramente conto di quello che accadeva. Avevo rifiutato di andare in tour per l’America per promuovere Un uomo, una donna perché stavo lavorando a un film e quindi sono arrivato a Los Angeles a mezzogiorno del giorno stesso, e a teatro insieme a Gregory Peck. Ma prima, in albergo, il facchino che mi aveva portato la valigia in camera mi anticipò che quella sera avrei vinto due Oscar. Gli chiesi come facesse a saperlo e lui mi rispose che aveva portato il the al comitato dell’Academy e li aveva sentiti parlare. Gli diedi una gran bella mancia. Alla festa dopo la premiazione poi Marlon Brando, Steve McQueen e John Wayne vennero a stringermi la mano, mi sembrava di sognare. Poi durante la notte volai a Saigon, nel Vietnam in guerra. Presi un altro volo che mi portò su una portaerei, dove ero con una decina di corrispondenti di guerra e dovevo realizzare insieme ad altri cineasti francesi un film collettivo sul conflitto, Lontano dal Vietnam. Avevamo solo amache per dormire, ma grazie ai miei due Oscar mi venne ceduta la camera del comandante» [De Luca, Avvenire] • Perché dopo l’Oscar a Un uomo, una donna non è andato a lavorare a Hollywood? «Prima di tutto perché parlo male l’inglese. E poi perché mi proposero un film incredibile con Steve McQueen e Marlon Brando, ma quando sono andato lì mi sono reso conto che il film sarebbe stato del produttore, addirittura mi dicevano quante volte dovevo inquadrare i due attori, tutto era prestabilito» [Paternò, cit.].
Sequel Ha girato anche i seguiti: Un uomo, una donna, oggi nel 1986 (un fiasco) e I migliori anni della nostra vita nel 2019 • La scena in cui Trintignant incontra Aimée dopo cinquant’anni dura diciannove minuti («Li ho voluti mettere k.o.»). Trintignant aveva 88 anni, la Aimée 87 • La figlia di Trintignant è interpretata da Monica Bellucci • «Molte scene sono state girate in una casa in Normandia, dalle pareti rotonde, concepita da Lelouch anni fa, “una casa ideale, rotonda come la Terra: vuol dire camminare senza mai fermarsi. Nel film c’è l’atmosfera di una casa di vacanze. La fine di una vita dovrebbe essere così. Gli ultimi anni dovrebbero essere i più belli”» [Martinelli, Sta] • «Nel film si cita Victor Hugo, “I più begli anni della nostra vita sono quelli non ancora vissuti” e io lo penso davvero, la nostalgia non è interessante se non serve al presente» [Ansa].
Critica «Ai tempi del grande successo di Un uomo, una donna vennero da me quelli dei Cahiers du Cinéma, con Truffaut in testa. […] Mi consideravano il miglior rampollo della Nouvelle Vague. Ero onorato, anche perché qualche anno prima avevano scritto peste e corna di me, però ho voluto precisare: “Non sono un figlio della Nouvelle Vague, sono un figlio del cinema, la Nouvelle Vague mi ha insegnato cosa non deve fare un regista. I vostri film sono troppo pretenziosi, cercano di dare lezioni, di fare la morale. I miei film sono divertimento puro. Nella Nouvelle Vague non c’è la ricreazione, ma solo lo studio”. Dopo queste affermazioni c’è stato un divorzio tra me e la critica che dura tuttora: dire male dei Cahiers era come condannarsi a morte da soli» [Paternò, cit.] • «È stato spesso accusato dello stesso peccato di Woody Allen: ripetere continuamente sé stesso» [Guardian] • «Romantico e torrenziale» [Fiore] • «Troppo ben fatto? Troppo astuto? Troppo leggero? Troppo francese? Troppo sentimentale? Troppo uguale a ogni altro film di Lelouch, che fa sempre più o meno lo stesso film, da circa trent’anni? Tutto vero. Se non fosse che Lelouch trasmette con il suo cinema un tale divertimento, una tale grazia, una tale bizzarria, un tale piacere, da farsi perdonare anche tutti i suoi “troppo”» [Bignardi, Rep] • «Ha replicato all’infinito un unico stesso film con spesso minime variazioni» [Giossi, cit.].
Amore «Le donne sono degli uomini riusciti» • «Per natura sono molto diffidente, mi rilasso solo quando mi innamoro. Almeno finché non iniziano i sospetti e i tradimenti» [Cds, 2002] • «Ogni volta che ho amato qualcuno più di me stesso, sono stato molto, molto felice. Ho avuto la fortuna che questo mi sia accaduto molto spesso» [Pini, cit.] • Ha avuto sette figli, chiamati tutti con un nome che inizia con la S in onore del nonno: Simon nel 1969, Sarah nel 1976, Salomé nel 1983, Shaya, Sabaya e Seb tra il 1985 e il 1992, Stella nel 1998. Nati da quattro donne diverse, ha avuto anche quattro mogli (ma i due gruppi non si sovrappongono perfettamente) • Molte storie d’amore, ma «sono sempre stato rimorchiato. Sono incapace di fare la corte» [Caprara, Sta] • «Anouk [Aimée, ndr] era la donna ideale per me. […] Dopo le riprese, volevo sposarla, ma Pierre Barouh è stato più veloce di me. E dopo Pierre, c’è sempre stato un ragazzo più veloce di me» [Galà] • Nel 1998 ha sposato l’attrice italiana Alessandra Martines, dalla quale ha avuto una figlia, Stella. Martines è ventisei anni più giovane di Lelouch. «La differenza d’età non è un problema, altrimenti non l’avrei sposato. Stiamo benissimo da soli e usciamo poco. Cucino solo italiano per lui: pesce del mercato di Saint-Germain e pastasciutta, ne va pazzo» • Hanno divorziato dopo sedici anni di matrimonio. Perché è finita con Lelouch? «Quando c’è una grande dose di egocentrismo, che alla fine diventa egoismo, non c’è più spazio per nessuno. Io sono durata fin troppo, basta vedere il curriculum, tra virgolette, delle donne che ha sposato» [Cappelli, Cds] • Nel 2007 conosce Valérie Perrin, che a quei tempi lavorava in una compagnia telefonica, e ha trent’anni meno di lui. Si fidanzano, lei gli fa da fotografa di scena, scrivono sceneggiature insieme • «Un’amica giornalista doveva incontrarlo per una cerimonia a Deauville e mi ha proposto di scrivere qualcosa su di lui. Senza dirmelo ha stampato il testo e gliel’ha dato come una lettera. Lui se l’è ritrovata in tasca, l’ha letta solo qualche settimana dopo. È rimasto colpito ma il testo non era firmato. Ha cominciato una sorta di indagine, e mi ha trovata» [Ginori, Rep] • «Ho conosciuto Valérie come in un film di Claude Lelouch» [Pini, cit.] • Perrin diventa una scrittrice di successo («La prima cosa che le dissi è stata: “Se scrivi duecento pagine come le tre che mi hai mandato, farai il miglior best seller”»), tanto che lui a volte si presenta come «monsieur Perrin» • Si sono sposati l’anno scorso nel municipio del XVI arrondissement di Parigi. Per Lelouch è il quarto matrimonio • «Non ho mai chiesto a una donna di convolare a nozze, ma ogni volta che loro me lo hanno domandato, ho detto di sì» [Pini, cit.].
Oggi Il 19 settembre è uscito al cinema il suo cinquantunesimo film. Si intitola Finalement – Storia di una tromba che si innamora di un pianoforte • È stato presentato al festival di Venezia, dove Lelouch ha anche detto che sta preparando un altro film, ambientato in Italia e Spagna: «Sempre più spesso penso al mio addio. Ci penso tutti i giorni. Sta diventando un’ossessione. Non ho paura della morte, ma ho il batticuore. […] Prego ogni giorno per questo ultimo film, mi piacerebbe davvero girarlo. Proverò a farlo, fosse solo per ringraziare coloro che hanno avuto fiducia in me e per dire addio ai brontoloni» • Che cosa le da oggi la spinta per andare avanti? «La curiosità. Sono estremamente curioso, mi piace tutto, il freddo, il caldo, il mare, la montagna, amo la vita, le persone intelligenti e pure gli imbecilli perché sono molto più fotogenici e con loro faccio le commedie» [Caprara, cit.] • «Ho visto la Shoah. Ho visto cosa ha rappresentato. Sono stato testimone di molte cose. Ho sperimentato alti e bassi, ed è vero che tutto ciò che fa male a un certo punto ci farà del bene. Ho conosciuto un’epoca in cui si fumava al cinema, sugli aerei, si sputava per terra. Parigi era una pattumiera. Ho conosciuto un’epoca in cui non ci importava nulla dei problemi di salute. […] Mi piacciono molto i tempi in cui viviamo, c’è una vera suspense e dovremo essere più intelligenti di prima» [Pini, cit.].
Mix Dice che non bisogna mai leggere le critiche prima di aver visto un film: «Siccome vi raccontano la trama e la raccontano male, vi influenzano. […] Bisogna scegliere un film come si sceglie una donna, correndo dei rischi» • Giurato a Cannes nel 1968, d’accordo con il collega Truffaut interruppe il festival in solidarietà alle lotte operaie e studentesche • Nel 2004, per rispondere alle critiche verso il suo ultimo film Le genre humaine, decise di pagare lui il biglietto a chi fosse andato a vederlo il fine settimana seguente (il conto: 150 mila euro) • Nel 2018 gli hanno rubato l’unica copia che aveva della sceneggiatura di Oui et non, il film che stava per realizzare • Tra gli altri, ha diretto anche il pilota di Formula 1 Charles Leclerc: guidava una Ferrari in un corto • «La musica è la voce di Dio, è l’unico linguaggio per comunicare l’indicibile. Quando non mi sento bene, per prima cosa ricorro alla musica. Gli antibiotici sono esclusivamente per i casi ostinati» • Porta l’apparecchio acustico • Ha detto a Woody Allen che vorrebbe dirigerlo mentre parla con Dio davanti a un pastrami • Pensa che «girare 40 episodi di una serie è una forma di schiavitù. Oggi le persone vedono i film sui device, sui telefoni, al pc, una cosa per me tremenda. Un film va visto in sala, spero che le persone si stufino dello streaming e che si ritorni a vedere il cinema sul grande schermo» [Caprara, cit.] • «Credo nell’eternità. Molte persone a cui volevo bene sono andate via e quando mi arrivano nuove idee mi chiedo chi me le abbia suggerite» [De Luca, Avvenire] • Nel 2022 Macron regalò a Biden un vinile e un cd della colonna sonora originale di Un uomo, una donna: Biden era andato a vederlo con l’allora fidanzata Jill durante il loro primo appuntamento insieme.
Titoli di coda «Quando da bambino andavo al cinema non avevo soldi, quindi entravo dall’uscita di sicurezza. Così mi perdevo l’inizio del film, e siccome c’erano i controlli pure all’uscita, sgattaiolavo fuori prima della fine. Non sapevo mai come iniziava o finiva una pellicola, e penso che la vita sia proprio così: non si sa mai né da dove si viene, né dove si va a finire» [Pini, cit.].