Libero, 11 novembre 2024
Il mercato nero delle armi a Napoli
A Napoli è più facile comprare una pistola che prenotare uno dei mille B&B low cost che stanno strangolando il centro storico. I tre giovanissimi, ammazzati in poco più di due settimane in città, sono il sacrificio offerto al dio di Gomorra.
Libero ha raccolto le voci di chi (inquirenti, ex malavitosi, collaboratori di giustizia) sa come funziona il mercato delle armi in riva al Golfo, e ha scoperto storie sconvolgenti. «Nei quartieri girano migliaia e migliaia di pistole, fucili e mitra di cui la camorra ha perso le tracce», ci confida un pentito. «Sono gli arsenali di padrini e picciotti finiti in galera: passati di mano in mano, tra insospettabili, e spariti». «Io stesso», aggiunge l’uomo, «avevo una decina di “borsoni” come si chiamano in gergo. Stiamo parlando di oltre un centinaio di revolver che adesso custodisce chissà chi e chissà come». Il risultato è che i guardiani, per liberarsene, smerciano i “ferri” o li regalano, pure ai minorenni.
«Il mio clan ha acquistato dalla Spagna e dall’ex Jugoslavia centinaia di Glock e di altre armi micidiali. A un certo punto, per far prima, abbiamo iniziato a pesarle invece che contarle». Ogni carico valeva almeno mezzo milione di euro, se non di più. Una cosca è potente se può contare su un arsenale ben fornito e pronto all’uso. «In caso di mobilitazione, in poco meno di mezz’ora potevamo reclutare trenta sicari con la pistola calata nella cintura». Ora quelle rivoltelle son finite ai figli o ai nipoti o agli amici degli amici degli affiliati. E questo chiarisce anche il dubbio che assilla il sindaco, Gaetano Manfredi, che non sa spiegarsi perché vittime e carnefici di questa mattanza siano tutti o quasi imparentati tra di loro e collegati a famiglie malavitose.
Quanti restano fuori da questo circuito si rivolgono ai rom. Nelle baraccopoli sono conservate vere e proprie armerie. «I nomadi» sottolinea un investigatore, «rubando nelle case si imbattono spesso in revolver e fucili legalmente detenuti. Li sottraggono e poi li piazzano al miglior offerente».
Come conferma don Aniello Manganiello, prete di frontiera finito sotto scorta. «Nei campi rom è diventato facilissimo trovare armi», spiega, «lo sanno tutti, ma nessuno interviene. Questi rom sono “intoccabili”: possono andare in giro a far danni ed è vietato denunciarlo». Un altro collaboratore usa una sola espressione per le bidonville dei senza fissa dimora: «È terra franca per il crimine».
«I baby criminali», aggiunge Gennaro Panzuto, ex killer dell’Alleanza di Secondigliano passato poi dalla parte dello Stato, «vengono trattati dal “sistema criminale” come adulti e, quindi, legittimati a girare con addosso una pistola». Come il 17enne che ha ammazzato il povero Santo Romano, uno studente perbene che si è ritrovato un buco in petto solo per aver tentato di impedire una rissa. Un altro canale di approvvigionamento è il web dove, per 80 euro, è possibile prendere sui siti di e-commerce una scacciacani da modificare per caricarla con proiettili veri. Il costo dell’intera operazione è di circa 300 euro. «Ma dopo un paio di botte», ci confida un ex delinquente, «questi aggeggi diventano inservibili. Meglio affidarsi a una pistola vecchia, ma funzionante». Come quelle, ad esempio, delle guardie giurate. «I vigilantes o vengono rapinati o corrotti. Nel primo caso rischiano di non tornare a casa, se reagiscono. Nel secondo, accettano un “regalo” e consegnano il revolver».
Chi invece, fino ad oggi, è rimasto in silenzio è un avvocato italo-spagnolo che ha deciso però di svelare come riuscì ad acquistare una rivoltella insieme a un suo assistito, un trafficante di Barcellona, appena atterrato a Napoli. «Non conoscevamo nessuno», premette il legale, «abbiamo iniziato a chiedere ad alcuni marocchini che avevano le bancarelle alle spalle della Stazione centrale. Poi uno di loro ci ha messo in contatto con un paio di napoletani». «Ci hanno portato in un garage, lì vicino, e dopo aver controllato i nostri documenti e verificato che non fossimo “sbirri”, ci hanno offerto una pistola polacca per 1.200 euro. Tutto in meno di un’ora. Se me lo avessero raccontato, non ci avrei creduto».
La parola finale la dice don Aniello: «I giovani che imperversano per Napoli armi in pugno sono il fallimento delle istituzioni: tutte. Dal carcere minorile ai servizi sociali, dalla politica alla magistratura che li rimette in libertà con troppa facilità. Dov’è la certezza della pena? La situazione in città è grave: se peggiora ancora, non resta che togliere i figli ai camorristi. Si salvano loro e ci salveremo noi».