Il Messaggero, 11 novembre 2024
Saremo tutti poliglotti, con l’interprete in tasca
«Entro il 2030, per le principali lingue del mondo, il problema della traduzione sarà risolto. Le macchine tradurranno straordinariamente un testo, anche con il giusto contesto. Per noi umani sarà impossibile percepire la differenza fra la macchina e i migliori traduttori». La previsione di Marco Trombetti, Ceo di Translated, è a un passo dall’essere realtà. Giusto la scorsa settimana, il 4 novembre, la sua azienda ha presentato al Forum Theatre di Roma un traduttore automatico basato su intelligenza artificiale: Lara. Il caso Già disponibile, Lara presenta diverse differenze rispetto ai traduttori a cui gli utenti sono stati abituati in questi ultimi anni di cavalcata sulle intelligenze artificiali. La possibilità di integrare il contesto della frase, ad esempio. Gli esseri umani lo sanno bene, le macchine un po’ meno: ci sono parole che in situazioni diverse possono avere altri significati. La parola “terra” può indicare per l’appunto il pianeta Terra, che verrà tradotto in inglese con “earth”, oppure “terreno”, in una discussione tra agronomi, e quindi venire tradotta con “soil”. Oppure, facendo il ragionamento inverso dall’inglese, la parola “chest”, che può voler significare “scatola” o “cassa”, a seconda del contesto potrebbe voler dire anche “petto”. Questa differenza, Lara, la coglie. Così non fosse, si può inserire una linea guida che la macchina seguirà. Inoltre, si può impostare la cosiddetta memoria di traduzione (Tm), per specifiche applicazioni (magari linguaggio legale e scientifico), permettendo all’IA di essere versatile e di imparare su dati nuovi. Quando si parla di intelligenze artificiali, infatti, la qualità dei dati è sempre alla base del successo. Ad ora sono disponibili sette lingue, ma l’obiettivo è arrivare a supportarne duecento. Lara è “cresciuta” all’Eur, a Roma, ma con motore Nvidia. Ha mosso i “primi passi” in una villa quartier generale di Translated, l’azienda co-fondata da Trombetti e Isabelle Andrieu, che una volta era una start-up, ma che ora definire tale significa quasi sottovalutarne la portata visti clienti come Airbnb, SpaceX, Uber e Glovo. Anche se quel passato e quelle emozioni ci sono ancora, e si manifestano in una forma mentis californiana in salsa italiana, mentre – sul bordo della piscina della villa – un galleggiante gonfiabile a forma di unicorno ricorda sempre qual è l’obiettivo: diventare quell’azienda su dieci che riesce a emergere nel mercato. Singolarità linguistica Con il boom delle IA, Translated si trova ad avere un certo vantaggio. Per allenare la sua macchina, l’azienda ha utilizzato dati che raccoglie dal 2010. Cento miliardi di parole, dice Trombetti, che afferma inoltre di essere vicino a quella che chiama “singolarità linguistica”, cioè un punto dove la percentuale di errore della macchina è uguale a quella dei migliori traduttori al mondo. In sostanza, Translated è un po’ una pioniera del settore, avendo cominciato prima il lavoro di machine translation post-editing (Mtpe), cioè collaborare con traduttori e traduttrici perché questi correggessero gli errori della macchina. Ma non solo, l’azienda di Trombetti voleva anche implementare la verosimiglianza di una discussione tra traduttori e revisori, cercando di ricostruire un percorso di pensiero. Lara, infatti, una volta effettuata la traduzione, restituisce una cosiddetta “chain of thought”, simulando un ragionamento umano: spiega come mai ha scelto una traduzione piuttosto che un’altra. «Questo sistema trasmette più fiducia, perché spiega le proprie scelte. E quando ha un dubbio mostra i propri limiti. Abbiamo introdotto questa funzionalità con una precisione decente, ma non ancora assoluta», spiega Trombetti. Mentre il settore si sta muovendo per implementare l’IA anche nel doppiaggio, Lara sogna di essere sì un traduttore testuale, ma soprattutto un’interprete vocale “tascabile”, addirittura traducendo videochiamate in simultanea, utilizzando la voce degli stessi interlocutori. Una funzionalità ancora in sviluppo. In una versione beta vista dal Messaggero, Lara ha ancora dei limiti ma capisce e traduce persino in romano e napoletano. «Il futuro di queste tecnologie di traduzione è prospero. Questo è un mercato latente enorme. Cadranno barriere linguistiche e aumenteranno i commerci, così anche la richiesta di traduttori. E se utilizzeranno la macchina per essere efficienti, guadagneranno molto di più per ora di lavoro», sostiene Trombetti. «Ma vedo di fronte a noi anche due anni difficili, perché all’uscita di queste tecnologie, si pensa a come poter risparmiare, mentre il pensiero dovrebbe essere inverso, cioè come usare questi strumenti per creare un mercato ancora più grande».