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 2024  novembre 11 Lunedì calendario

Il Pd ha paura di perdere l’Umbria

Li ricordano con una certa nostalgia, nel Pd, i tempi in cui le campagne elettorali in Umbria ed Emilia-Romagna sembravano serene passeggiate di salute. A una settimana dalle Regionali in un ex fortino già espugnato dalla destra e nel territorio rosso per eccellenza, nonostante gli sforzi della segretaria Elly Schlein impegnata in maratone di comizi tra tornanti e periferie dell’una e dell’altra regione, l’umore collettivo resta basso. Non tanto per l’Emilia, dove la preoccupazione si concentra sull’affluenza, tra polemiche sull’alluvione e sugli scontri di sabato a Bologna, quanto per l’Umbria. A fine estate, con una candidata civica e una coalizione larga, l’impresa di riprendersela sembrava a portata di mano: ora, dopo la batosta ligure, nessuno si sbilancia nelle previsioni. Complice un vento di destra che arriva da lontano, ma anche le tensioni nazionali tra alleati: mentre i leader di centrodestra saliranno su un palco tutti insieme oggi a Bologna e giovedì a Perugia, quelli di opposizione non faranno nessuna manifestazione unitaria. Non per caso, ma per precisa richiesta dei territori: riusciti miracolosamente a tenere insieme quel che a Roma fatica a trovare una composizione, dai centristi al Movimento cinque stelle, preferiscono giocarsi il fine partita da soli.
«Questa elezione è importantissima per gli umbri. Noi veniamo ad affiancare una candidata bravissima, Stefania Proietti, che ha già dimostrato da sindaca di Assisi di saper stare vicina ai bisogni delle persone e di dare risposte concrete», insiste da giorni Schlein, ieri impegnata su e giù tra Gualdo Tadino e Gubbio, Fossato di Vico, Città di Castello, Bastia Umbra. Non solo le città perché, insistono i dem, è con i piccoli centri che bisogna ritrovare una connessione. Assieme a lei, il presidente del partito Stefano Bonaccini, teoricamente leader della minoranza, a voler dare l’immagine di un partito compatto e unito: all’indomani della sconfitta in Liguria, quando qualcuno cominciava a non nascondere più l’irritazione verso i Cinque stelle, la segretaria era stata chiarissima, «nessuna polemica e nessuna divisione, tra pochi giorni si rivota». Per questo, si sarebbe evitata volentieri la frattura di inizio settimana con Vincenzo De Luca: dai vertici del partito glielo avevano anche chiesto, di rinviare il voto nel Consiglio regionale campano sulla possibilità del terzo mandato alla settimana prossima, dopo le urne di queste Regionali. Ma il governatore della Campania ha tirato dritto, e il Nazareno di conseguenza nel ribadire il no a una sua terza ricandidatura: risultato, tre giorni di campagna elettorale oscurata mediaticamente dalle divisioni interne.
«Abbiamo bisogno di un vero investimento sulla sanità pubblica, per questo sono grata a Proietti che della sanità sta facendo una priorità», scandiva ieri dal palco la segretaria. «Noi siamo per la sanità universalistica pubblica che possa curare tutti. La destra che sostiene in Umbria Donatella Tesei è la stessa che a livello nazionale sta portando l’Italia al minimo storico di spesa sanitaria sul Pil, siamo il fanalino di coda in Europa, così non possiamo andare avanti», batte dai comizi per le Regionali. Prima di Meloni, Tajani e Salvini che arriveranno tra qualche giorno, in Umbria nelle settimane scorse è stata una sfilata di ministri: «Aumenta il turismo grazie alle loro continue visite», ironizzano dal Pd. E allora, se la maggioranza di governo si butta coi suoi pesi massimi a tentare di confermare la Regione, la segretaria anche qui insiste sugli stessi temi su cui batte a livello nazionale: la sanità, che considera trascurata dalla manovra, ma ieri dal palco parlava anche di lavoro precario e di diritto allo studio. Non una parola, mai, sulle tensioni nel campo largo fra Giuseppe Conte e Matteo Renzi: parlarne, è convinta, serve solo ad approfondire il solco con gli elettori, che vogliono risposte e non polemiche. Con Conte si sono divisi persino pochi giorni fa sull’accoglienza dell’elezione di Donald Trump: eppure sa che per ora bisogna evitare dichiarazioni provocatorie, e aspettare con pazienza l’Assemblea costituente di fine mese, sperando che ne esca un Movimento più collaborativo.
D’altra parte sia in Umbria che in Emilia, senza simbolo, Italia Viva corre con la coalizione: Matteo Renzi sarà dopodomani a Bologna col candidato Michele de Pascale e poi, simbolicamente, nella Bibbiano su cui esplosero attacchi violentissimi cinque anni fa. «Mi sostiene un progetto per l’Emilia-Romagna e non l’embrione di una coalizione nazionale», ripete il sindaco di Ravenna che corre per la Regione, a cercare di tenere lontane le tensioni nazionali. Gli bastano quelle di questi giorni sotto casa, provocate dallo scontro tra polizia e collettivi che la destra ha cercato prontamente di addebitare alla sinistra. Non sposteranno voti, sono convinti i dem, almeno in Emilia. Ma chissà in Umbria. E se il messaggio della destra funzionasse, se riuscisse ad appiccicare al Pd l’immagine di quelli che «tollerano e foraggiano i facinorosi», per usare le parole di Giorgia Meloni, sarebbe un altro problema per Elly Schlein.