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 2024  novembre 10 Domenica calendario

La Germania a tinte noir e gialle

Il giallo si colora di rosa e prende un sapore di zucchero se a intavolare il caso – criminale quanto si vuole – sono autrici e investigatrici donne? Può darsi. A volte. Non solo. Saranno quattro scrittrici, ribattezzate per l’occasione «Le signore del delitto», e cioè Jutta Günther, blogger di successo in Germania, Alexa Stein, per anni alla guida di Crime Time, il Krimifestival di Brema, e le due gialliste milanesi Rosa Teruzzi e Paola Varalli a rispondere a questa e altre domande domenica prossima nella cornice di BookCity. Che le due ospiti straniere invitate a partecipare alla manifestazione come rappresentanti della scena noir arrivino dalla Germania è presto spiegato. Dopo il filone di grandissimo successo editoriale del cosiddetto «giallo ghiaccio», il thriller proveniente dalla Scandinavia e dal grande Nord europeo, sembra profilarsi ormai da un po’ di anni una linea squisitamente tedesca del genere poliziesco. Ci sono nomi di spicco, come il bestsellerista Frank Schätzing (1957) o il caso eclatante di Sebastian Fitzek (1971), lo Stephen King tedesco, ultimamente rilanciato da Fazi ( Portami a casa ), ma già pubblicato da Elliot e Einaudi. Ma c’è anche uno stuolo di autrici e autori sempre più numeroso che coltiva il Kriminalroman con risultati sorprendenti. 
Tutti nipotini – e nipotine – dell’ispettore Derrick? Anche, ma ne hanno fatta di strada. Certo, il celebre capo della polizia criminale di Monaco, protagonista della serie andata in onda tra il 1974 e il ’98, ha dato un imprinting. Aveva un predecessore però, Der Kommissar, che di nome faceva Herbert Keller, nato pochi anni prima, nel 1969, dalla stessa penna del fertilissimo Herbert Reinecker (1914-2007), autore delle sceneggiature di entrambi i telefilm i quali, è vero, furono concepiti per emulare il poliziesco americano. Volendo risalire ab ovo, c’è chi sostiene che sia stato l’espressionismo tedesco – leggi registi come Friedrich Wilhelm Murnau (su cui Cue Press sta mandando in libreria una bella monografia), Josef von Sternberg e Robert Wiene – a influenzare il genere americano. 

Lasciamoci alle spalle la notte dei tempi e guardiamo avanti, però. Considerata la connivenza e complicità tra il piccolo e grande schermo e la Unterhaltungsliteratur, la letteratura di intrattenimento, è d’obbligo citare Tatort e Babylon Berlin. Quest’ultima, serie tutta berlinese ambientata negli anni della Repubblica di Weimar 1929-1934, nasce dalla fantasia di un solo autore, si basa sui libri di Volker Kutscher (1962) e vede come protagonista il commissario Gereon Rath. I libri di Kutscher, che con appassionante indagine storica ha ricostruito gli anni che condussero all’ascesa del Reich hitleriano, sono pubblicati in Italia: Il pesce bagnato da Mondadori, Babylon Berlin, Ombre su Berlino e La morte non fa rumore da Feltrinelli, Il tempo del piacere e Berlino brucia da Sem . La prima, Tatort, è la serie poliziesca tedesca più popolare e longeva, in onda dal 1970 a oggi, è ambientata su una «scena del crimine» (la traduzione del titolo) sempre diversa: il set varia, a seconda della produzione, dalle grandi città come Monaco, Berlino, Amburgo, Colonia, Lipsia fino ai centri più piccoli ed è scritta a più mani. Tra gli autori si segnalano Karl-Heinz Willschrei (1939-2003), che firmò anche la serie storica anni Ottanta Un caso per due, e Andreas Pflüger (1957), autore di una ventina di episodi e della serie di gialli con protagonista Jenny Aaron di cui è tradotto in Italia Nero assoluto (Emons), finalista al Cologne Crime Award. 
Due dettagli questi – un’eroina in gonnella e il premio di Colonia – che ci danno il la per sottolineare due aspetti di rilievo. Da una parte la grande popolarità del genere, celebrato in Germania da vari festival e premi: oltre al già citato Crime Time di Brema, ci sono appunto il Crime Cologne dal 2015, il Krimifestival München dal 2003, l’Hamburger Krimifestival dal 2007 e gli importanti Deutscher Krimipreis dal 1985 e Friedrich Glauser Preis dal 1987.
Quanto alle donne, non è una curiosità né una nota folkloristica che compaiano da protagoniste sulla scena di un delitto. Già al fianco del Kommissar Keller, il predecessore di Derrick, c’era, per una trentina di puntate e per l’epoca sì un’eccezione, un’ufficiale con l’apostrofo, Helga Lauer, attiva nelle indagini. Nel corso degli ultimi decenni, poi, di signore in giallo, novelle Miss Marple o avatar di Jessica Fletcher in salsa tedesca, si sono riempite le pagine dei polizieschi teutonici. La salsa, appunto: spesso e volentieri l’arte inquisitoria si sposa nel thriller tedesco in rosa all’arte culinaria e il condimento che dà sapore al caso non è (solo) letale. Basta citare i titoli, ma vale la pena di leggere le storie per intero fino alle ricette in appendice, di Brigitte Glaser (1955) — Bomba al gelato, Morte sotto spirito, Crimini al pistacchio, Delitto al pepe rosa, Buffet al veleno, Assassinio à la carte, tutti cucinati dalla cuoca e ispettrice Katharina Schweitzer e tutti editi in Italia da Emons con copertine da collezione – per capire che tra i fornelli la faccenda può diventare scottante. Sempre da Emons, la casa editrice che, nata da una costola dell’omonimo editore tedesco, ha contribuito non poco a dare luce alla serie dei gialli tedeschi, va in libreria a giorni Biscotti, omicidi e profumo di mandorle, il primo titolo tradotto in Italia di Elke Pistor (1967) e nuovo cosy crime con protagonista una pasticciera che si fa detective per necessità. Su questa linea va ricordata Rita Falk (1964) di cui in Italia si legge il romanzo non poliziesco Quando tornerai (pubblicato da e/o) ma che in Germania è una diva del noir, della sotto branca Regionalkrimi, con una serie di gialli ambientati nella fittizia Niederkaltenkirchen, parlati in un fittizio dialetto bavarese pieno di doppi sensi (per questo intraducibile), imperniati su un agente di paese del quale si conosce tutto il parentado fino alla bisnonna e intitolati a crauti, gnocchi di patate e testine di maiale (Winterkartoffelknödel, Schweinskopf al dente, Sauerkrautkoma). Altra giallista di classe è la viennese Beate Maly (1970), che ambienta i suoi casi — Morte in scena a Vienna, Omicidio al Grand Hotel e Morte sul Danubio (tutti Emons) – nella Vienna degli anni Venti e li fa risolvere dall’accoppiata amatoriale Ernestine e Anton, un’insegnante di latino in pensione e un vecchio farmacista: spesso è lei a trascinare l’amico nelle indagini prendendolo per la gola. 

Ma al di là di quello che rischia di diventare un gustoso cliché, fuori dalle cucine, la declinazione femminile del giallo invita a mettere l’enfasi sui diversi aspetti sociali del mondo criminale. In primis il sessismo di cui soffre Fraulein Zeisig, la commissaria di una Monaco anni Sessanta inventata da Kerstin Cantz (1958) e osteggiata, nella fiction, dai colleghi maschi. Ricordiamo La signorina Zeisig e l’amico americano o La signorina Zeisig e il caso della bambina scalza (Emons). Trasgressiva e provocatoria è poi la figura di Chas (Chastity) Riley, procuratore di Amburgo che Simone Buchholz (1972) in Revolver , La notte del coccodrillo e Uomini in gabbia (Emons) immagina operare nel quartiere a luci rosse di Amburgo, St Pauli. C’è poi la più giovane Vera Buck (1986) che affida alla giornalista Smilla l’indagine sul caso dei Bambini lupo(Giunti). È invece un uomo, lo svizzero tedesco Marcel Huwyler (1968), ex inviato di guerra, a inventare l’indimenticabile personaggio della signora Morgenstern (la serie è ancora di Emons), donna vendicatrice che osservando come il sistema spesso non punisce i colpevoli, decide di farsi giustizia da sé. 
A proposito delle magagne della giustizia una testimonianza originale e diretta è quella del fuoriclasse Ferdinand von Schirach (1964), avvocato penalista e nipote di Baldur, il fondatore della Hitlerjugend, che dalla personale esperienza forense ha tratto la trilogia di racconti Delitto Colpa Castigo (Neri Pozza) e dal più nero passato tedesco e dalla storia della propria famiglia il romanzo, trasposto in una serie di successo, Il caso Collini (Longanesi). Il secolo breve nella letteratura tedesca, di genere e non, immancabilmente ritorna. Il poliziesco, si è visto, non cessa di investigare sulle ombre del passato e un nome di spicco a questo proposito è Harald Gilbers autore della serie di romanzi dedicati al commissario Oppenheimer e ambientati negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale, tra il 1944 e il 1945; con I delitti del Luxor esce da Emons il 15 novembre l’ottavo titolo della serie. 
Il carattere multietnico della Germania attuale e dell’odierna letteratura tedesca lasciano un’impronta ben riconoscibile anche nel noir. A complemento della rassegna preme citare la figura di Friedrich Ani (1959), che è nato in Germania ma ha padre siriano e ha inventato il personaggio del detective solitario, silenzioso e tenace Tabor Süden (Süden e la vita segreta, Il giorno senza nome, L’omicidio della felicità, Emons), attivo nella Monaco dei nostri giorni. Il turco tedesco Selim Özdogan (1971), che è bilingue, vive a Colonia, ha studiato letteratura inglese, insegna yoga e con i suoi gialli esplora il mondo giovanile underground dell’hip hop e della darknet (un titolo su tutti: I sogni degli altri, Emons). Özdogan è, tra l’altro, amico del regista turco tedesco Fatih Akin, a un suo film ha ispirato e intitolato un proprio romanzo, Im Juni, e viene citato nel lungometraggio Ai confini del paradiso. Vive in Italia, infine – da quasi un trentennio di stanza a Trieste – Veit Heinichen (1957), che ha esplicitamente scelto la terra di confine tra Friuli, Germania, Austria, Slovenia e Croazia come un osservatorio privilegiato, come «luogo in cui l’Europa è di casa». I suoi romanzi — I morti del Carso, Borderless, Lontani parenti, Ostracismo... – sono tutti pubblicati da e/o