Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  novembre 10 Domenica calendario

Il 2024 è l’anno più caldo: siamo già oltre il limite di + 1,5° C

In Italia – L’inizio di novembre è trascorso per lo più al sereno di un anticiclone esteso dall’Atlantico al Mar Nero, a parte il primo episodio stagionale di nebbie padane estese e talora persistenti anche di giorno. Al di sopra, sulle Alpi, nel ponte di Ognissanti le temperature erano tardo-estive, con zero termico fino a 4.282 metri nei cieli di Udine e temperature localmente da record per novembre in oltre un trentennio, come i 15,1 °C di sabato 2 al Rifugio Graffer (2.258 m, Madonna di Campiglio). Tepori inusuali per il periodo anche lungo pianure e coste del Centro-Sud e isole, con temperature massime tra 20 °C e 23 °C a Roma, 2-5 °C sopra la media. Da mercoledì 6 novembre correnti umide orientali hanno incentivato forti piogge ai piedi dell’Etna e dei Monti Peloritani (214 mm fino a ieri mattina a Riposto, nel Catanese, allagamenti ad Acireale) e molti temporali sul mare tra Tirreno, Sicilia e Sardegna.
Nel mondo – L’agenzia meteorologica spagnola (Aemet) ha completato il recupero dei dati del pluviometro di Turìs, 30 km a ovest di Valencia, luogo più colpito dallo storico diluvio del 29 ottobre: il valore definitivo è 772 mm, di cui 185 mm in un’ora, un nuovo primato nazionale, 476 mm – ovvero la precipitazione annua normale – in 3 ore, e 621 mm in 6 ore. Sono quantità tra le più elevate note anche a scala europea, e che nessun bacino idrografico, per quanto ben gestito, può smaltire senza disastri. Intanto, il bilancio delle vittime è salito a 211 (cui se ne aggiungono altre 8 nelle province di Albacete e Malaga), ma per lo meno la stima dei dispersi, che si temevano essere quasi duemila, è scesa a un’ottantina. Nubifragi ancora a inizio novembre con inondazioni intorno a Barcellona (150 mm di pioggia lunedì 4) ma senza conseguenze disastrose. Intanto il resto d’Europa viveva un caldo anomalo, e in Svizzera a Ognissanti si sono stabiliti nuovi record per novembre sia dello zero termico sopra la stazione aerologica di Payerne (4.284 m) sia di temperatura massima ai 3.571 m del Jungfraujoch, sulle Alpi Bernesi (4,8 °C). Altrove nel mondo non aveva mai fatto tanto caldo in un giorno di novembre anche negli Emirati Arabi (40,1 °C), in Iran (40,4 °C), in Giappone (32,2 °C), alle Canarie (37,0 °C), in Louisiana (35,5 °C) e in Lapponia norvegese (16,9 °C). L’uragano tropicale Rafael ha interessato l’area caraibica e il Centro America, causando otto vittime tra Giamaica, Colombia e Panama. Il servizio Copernicus segnala che ottobre 2024 è stato il secondo più caldo dopo quello del 2023 a livello globale (+0,8 °C rispetto alla media 1991-2020), mentre in Europa si è collocato quinto nella serie satellitare dal 1979. Date le marcate anomalie di questi primi dieci mesi, è ormai certo che il 2024 a scala planetaria diverrà l’anno più caldo mai registrato superando il già sorprendente primato del 2023, inoltre sarà il primo a far registrare un’anomalia superiore a +1,5 °C rispetto all’era preindustriale. L’Accordo di Parigi, per mantenere i cambiamenti climatici a livelli gestibili con l’adattamento, auspica di non oltrepassare tale soglia entro questo secolo considerando una media termica di vent’anni. Ma, anche se per ora il superamento del limite di +1,5 °C riguarda un anno soltanto, si tratta di un episodio simbolicamente importante che mostra quanto rapidamente ci stiamo avviando a varcare la soglia di “sicurezza climatica”. Da domani con l’apertura della Cop29 sul clima a Baku (Azerbaijan) si cercherà di compiere nuovi passi avanti nei faticosi negoziati per migliorare l’ambizione climatica, ma ora il neoeletto presidente Trump, come promesso in campagna elettorale, minaccia di fare piazza pulita delle politiche ambientali americane. I leader delle organizzazioni climatiche di tutto il mondo rispondono che la strada verso la decarbonizzazione non è in discussione, ma – senza il principale responsabile storico delle emissioni serra nella squadra – il percorso sarà ancora più in salita.