il Fatto Quotidiano, 10 novembre 2024
“Bella chat” s’è data alle purghe: fuori dal gruppo l’anti-israeliano
Si torna sempre dove si è stati bene. Come facciamo a non raccontarvi delle ultime tragiche convulsioni di “bella chat”, il gruppo Whatsapp aperto incautamente da Massimo Giannini lo scorso 25 aprile per combattere a colpi di emoticon e linkimpegnati l’ondata nera che minaccia il Paese (e il continente, e il globo intero)? Nelle prime settimane eroiche la chat raccoglieva mille partecipanti e quasi l’intero establishment della sinistra italiana (politici di campo largo e ben tre ex premier – Prodi, D’Alema e Letta –, il gotha del giornalismo nazionale, cantautori, artisti, intellettuali di ogni rango). Presto sono iniziate le divisioni e i “vip” hanno disertato il dibattito pubblico. Ma qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure.
Purtroppo la rielezione di Trump – oggetto di lunghissime riflessioni, traumatiche e sconsolate – è stata un altro colpo per la tenuta emotiva dei militanti digitali. Pochi giorni dopo si consuma il fattaccio. Lo scontro è sulle botte degli arabi di Amsterdam agli ultrà israeliani del Maccabi Tel Aviv, Luigi Amodio getta un sasso nello stagno un po’ conformista dei compagni di chat: “Francamente di 4 tifosi pestati non può proprio interessarmi più di tanto. Mo’ basta… – scrive – se un israeliano si fa male a un dito si strilla all’Olocausto, se ogni giorno muoiono grappoli di bambini donne e uomini arabi invece fa solo un +1 nel contatore dell’orrore. Israele e gli israeliani non possono restare impuniti, e prima o poi qualcuno ci penserà”.
L’intervento, a quanto pare, non rispetta l’etichetta progressista del gruppo. Iniziano le proteste e si passa rapidamente alla delazione: Alessio Aringoli, di mestiere editore (e collaboratore dell’Huff Post), si rivolge all’amministratore Giannini per rimuovere Amodio dalla chat. L’ex direttore della Stampa provvede. E spiega in poche righe l’intervento di pulizia (e polizia): “Cari tutti, (…) è penoso dover spiegare l’ovvio in questa chat (che peraltro ha già smarrito da tempo la via maestra iniziale e la ragione essenziale per la quale era nata). Considero Netanyahu una minaccia planetaria, che al pari di Hamas è il vero intralcio alla pace. Considero una forma di ‘pulizia etnica’ il massacro quotidiano su Gaza e sulla Cisgiordania. (…) Ma allo stesso modo, nulla può giustificare la ‘vendetta’ – quella sì, davvero anti-ebraica – contro i tifosi di una squadra israeliana. (…) Dare la caccia, e poi pestare la gente, riecheggia metodi nazifascisti. E mi dispiace che ci siano persone che liquidano fatti così gravi con la logica neanche troppo sottintesa del ‘se la sono cercata’. Come si dice: not in my name. Buona giornata a tutti”. Segue altro dibattito, che non altera la sostanza e il triste epilogo: la chat democratica, già sostanzialmente disconosciuta dal suo creatore, è talmente democratica che certe opinioni non si possono avere.