la Repubblica, 10 novembre 2024
I russi all’attacco
L’offensiva russa ha cambiato passo poche ore dopo la vittoria di Trump. E non si tratta di un caso, perché l’operazione è stata pianificata da tempo. In più punti del fronte sono state intensificate le irruzioni di colonne corazzate: file di tank seguite dalla fanteria per cercare di fare breccia nelle difese ucraine. L’obiettivo è chiaro: occupare quanto più terreno possibile prima dell’insediamento del nuovo presidente, che ha promesso una soluzione del conflitto gradita al Cremlino. È come se fosse iniziato un conto alla rovescia, destinato a chiudersi in primavera: i confini futuri potrebbero seguire la linea raggiunta allora dal fronte.L’assalto nella regione di Kursk è cominciato giovedì lungo quattro direttrici per spaccare lo schieramento di Kiev, isolando i reparti ucraini penetrati più a fondo nel territorio russo. Tutto è avvenuto con nebbiae vento che limitano l’impiego dei piccoli quadricotteri telecomandati, lo strumento principale delle difese. A Nord un ruolo chiave sarebbe stato affidato alla 810ma brigata dei marines, con un battaglione di nuove autoblindo pesanti. Due repartidei parà avrebbero invece preso di mira il fianco delle forze di Kiev. A questi reparti russi sono state affiancate unità di Pyongyang: finora i nordcoreani sarebbero rimasti nelle retrovie, in attesa di intervenire.In tutto il Donbass l’avanzata diMosca procede con risultati senza precedenti soprattutto nel Donetsk. A ottobre i russi hanno conquistato 624 km quadrati; a settembre 467. Le risorse umane e materiali del Cremlino paiono inesauribili: i russi impostano manovre a tenaglia che circondano i capisaldi di Kiev. A quel punto i difensori devono scegliere tra il ripiegamento e la lotta a oltranza: finora la decisione è sempre stata quella di indietreggiare perché non hanno abbastanza fanti per contrattaccare. L’esercito ucraino nel Donetsk è drammaticamente a corto di uomini e la mobilitazione obbligatoria non garantisce rimpiazzi. La massima allerta riguarda la tenuta della linea Kurakhove-Pokrovsk, che rischia di venire frantumata in pochi giorni. Grande attenzione pure su Zaporizhzhia: viene segnalata una concentrazione di reparti con cui Mosca potrebbe tentare di marciare verso il fiume Dnipro e aggirare l’intero Donetsk.Il successo di Trump condiziona pure il dibattito nei comandi di Kiev. Giovedì il generale Syrsky, al vertice delle forze armate ucraine, ha diffuso il bilancio di tre mesi di combattimenti a Kursk e alcuni politici ucraini l’hanno interpretato come la premessa a una ritirata dalla provincia russa: una concessione che faciliti la trattativa.In realtà molti analisti si aspettano l’opposto: Syrsky e il numero uno dell’intelligence militare Budanov starebbero organizzando un’altra operazione a sorpresa: due brigate di coscritti e alcuni battaglioni di veterani sarebbero stati tenuti da parte per una “manovra strategica”, destinata a pesare sul quadro dei futuri negoziati. Ora però questa task force potrebbe venire spedita nel Donbass per impedire che cada. Finora la guerra ha provocato 900 mila tra morti e feriti nei due eserciti: i prossimi tre mesi potrebbero essere ancora peggiori.