Corriere della Sera, 10 novembre 2024
Gli amici in adolescenza decisivi per tutta la vita
Nella Metamorfosi, Franz Kafka scriveva che la giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza e che chi la conserva non invecchierà mai.
Ora uno studio da poco pubblicato da ricercatori dell’Università dell’Arkansas e della Virginia sulla rivista scientifica Frontiers in Developmental Psychologyconferma tale intuizione del grande scrittore boemo.
Secondo l’indagine, le amicizie che con noi hanno condiviso questa capacità da giovani rimangono le più importanti nella vita adulta perché proprio a partire da quei primi rapporti sviluppiamo la nostra salute psico-sociale e il nostro benessere psicologico.
E non si tratta solo di felicità condivisa, ma di un vero e proprio apprendistato in cui impariamo la giusta competenza sociale, il valore dell’empatia, di comportamenti come la gentilezza o l’umorismo o la capacità di formare e mantenere vere amicizie.
Chi si sente considerato dai propri coetanei, percependosi come un pari nel gruppo, saprà adattarsi meglio nella vita e avrà un’autostima più forte. Ciò spingerà il giovane a fare meglio il primo passo di maturazione della vita quando nella tarda adolescenza (17-18 anni) uscirà dal gruppo per cercare relazioni personali più ristrette con l’esplorazione dell’identità e dell’intimità o, come dicono gli psicologi, del proprio Sé.
Nello studio, gli adulti che all’età di 13-18 anni si sentivano accettati e apprezzati dal gruppo sono risultati quelli che poi hanno avuto i livelli più bassi di ansia e aggressività, la miglior salute fisica, la maggior connessione sociale e la maggior soddisfazione nella vita professionale e nelle relazioni di coppia.
Avere coetanei
capaci di ascoltare e sviluppare dialoghi costruttivi, favorisce un forte senso d’identità
Anche la qualità delle amicizie più strette sviluppate dopo i 17 anni sembra avere un valore predittivo per il benessere da adulti e la ricerca degli studiosi californiani diretti da Emily Shah ha cercato di chiarire dove davvero affondino le radici più forti delle «piante cresciute meglio».
Finora si era data più importanza alle relazioni fra i 17 e i 18 anni spesso finendo col dare maggior peso psicologico alle relazioni romantiche, più frequenti in quella fascia d’età. E in effetti un altro studio americano, pubblicato su Child Development, ha confermato il detto secondo cui «il primo amore non si scorda mai» perché nell’adolescenza il rapporto romantico ha ovviamente un impatto psicologico più potente, anche rispetto a quello delle amicizie molto intime. Ma proprio per questo motivo non può sorprendere il disappunto di certi giovani che spesso apostrofano le loro amicizie più care con frasi del tipo: «Da quando è arrivato/a quello/a lì ti sei dimenticato/a di me!» rivendicando l’importanza di un rapporto amicale costruito con gran partecipazione reciproca.
I rapporti romantici sono invece importanti, sottolineano i ricercatori statunitensi, perché quelli soddisfacenti predicono un benessere bio-psicologico a lungo termine, mentre quelli conflittuali e incerti portano a un aumentato rischio di insoddisfazione nella vita.
D’altro canto, però, sono le buone amicizie a predisporre ai buoni amori perché le competenze che vengono apprese e praticate nel gruppo degli amici possono essere trasferite in altri contesti relazionali come sono, appunto, quelli romantici.
Chi ha avuto la fortuna di avere e coltivare amicizie intime di qualità, soprattutto amici e amiche che sapevano ascoltare sviluppando dialoghi costruttivi, acquisisce un senso d’identità più forte ed è in grado d’interpretare meglio le esperienze quotidiane e questo «buon senso» del Sé diventa nel corso del tempo un fattore protettivo per lo sviluppo del benessere psico-sociale da adulti.
Un’altra area in cui questo apprendistato giovanile è importante è il lavoro: il senso di appartenenza al gruppo è di buon auspicio per il raggiungimento delle mete scolastiche che ci si prefigge, così come di quelle di un buon reddito e di soddisfazione professionale, suggerendo che gli adolescenti che hanno maggiori opportunità di impegnarsi in comportamenti positivi durante l’adolescenza nell’ambito di relazioni di buona qualità con i coetanei, si trovano in vantaggio per avere soddisfazioni lavorative più avanti nella vita.
Come indica anche la Società Italiana di Neurologia l’interrelazione fra salute della mente e del corpo è una componente essenziale del benessere. I ragazzi che si sentono ben accetti nel gruppo s’impegneranno più facilmente in attività sportive che, anche se solo amatoriali, avranno un impatto anche sulla loro salute psichica. Non è ancora chiaro però se tale imprinting sportivo si sviluppi nella prima o nella tarda adolescenza e quanto persista.