La Stampa, 9 novembre 2024
Oates: amala tradita dalle donne bianche (e razziste)
Joyce Carol Oates ha scritto una quantità innumerevole di racconti, romanzi, poesie, opere teatrali, dalla fine degli anni’60 a oggi. In un ritratto del New Yorker di quattro anni fa Leo Robson ha scritto di lei: «In un’era che feticizza la forma, Oates è diventata la più importante romanziera americana facendo tutto ciò che non si dovrebbe». E, infatti, da tre giorni, la scrittrice ha ingaggiato su Twitter – oops, X – una disamina articolata del voto del 5 novembre. Di cosa lo ha provocato. Di quello che significa. Partendo da un dato di fatto: «Se non ci fosse stato Elon Musk, Donald Trump non avrebbe mai potuto vincere». E difendendo Kamala Harris: «Ora si pensa che non fosse una candidata valida perché ha perso; ma un altro candidato al suo posto, il migliore di tutti, assolutamente meraviglioso, brillante, attraente, carismatico, avrebbe potuto benissimo perdere proprio come Harris». Perché «nel 2024 stai combattendo un avversario molto diverso da quelli del passato; stai combattendo un avversario invisibile che è online, non pubblico, non nei talk show televisivi, non nel New York Times ma in una miriade di fonti di cospirazione i cui nomi non sono noti alla maggior parte di noi, che sembrano avere una presa su molti milioni di persone».Ribatte a tutti, Oates. A chi le dice che è tutta colpa dell’economia: «Strano che molti elettori sembrino pensare che il “prezzo delle uova” (sic) scenderà perché hanno eletto uno pseudo-miliardario più volte fallito sostenuto da miliardari che ha promesso di abbassare le tasse per i miliardari». Risponde anche a noi, che la raggiungiamo via mail in un intasato semestre di Princeton. Da cosa le viene questa convinzione? Perché una scrittrice che ha sempre riposto tutta la sua fede, che è più della fiducia, nell’incontro con le persone, pensa che l’esito del voto possa essere quasi interamente imputato alla propaganda?«Una mia amica che ha parenti cristiani evangelici mi ha raccontato che queste persone, adorabili, simpatiche, intelligenti, assolutamente detestano Kamala Harris e Joe Biden. Quando lei chiede perché, rispondono che Harris e Biden sono traditori e dovrebbero stare in prigione. Non è che gli spettatori evangelici di Fox News non amino i democratici, li odiano. Oggettivamente, visceralmente. Non ci rendiamo del tutto conto del grado di condizionamento che la propaganda di destra ha esercitato su gran parte della popolazione. Queste persone credono letteralmente nei demoni e sono convinte che i democratici “siano” diavoli. Mi dispiace dirlo, ma posso immaginarli essere d’accordo con veemenza sul fatto che i “traditori” dovrebbero essere giustiziati: sosterrebbero pienamente Trump se iniziasse a giustiziare i suoi nemici». «È chiaro che la propaganda di destra e le “fake news” attentamente orchestrate, in particolare su Kamala Harris – spiega Oates a La Stampa – hanno avuto un ruolo importante nella vittoria di Trump. Gli alleati di destra come Fox News trasmettono ormai da decenni una visione unilaterale e fortemente prevenuta della politica americana. La maggior parte degli americani ha parenti che sono stati spinti a credere che i democratici siano “demoni” e che i liberali siano “libtards” (che sta per “persone lucertola”, una falsificazione di cospirazionisti di destra che definiscono così le persone non bianche). In più, li chiamano “traditori”. È quasi impossibile contrastare queste continue accuse. Anche i media mainstream sono stati negligenti nel presentare Trump come un candidato “normale"». E qual è il ruolo della misoginia? «Misoginia è un termine estremo – sostiene la scrittrice – probabilmente la maggior parte degli elettori repubblicani sono più “sessisti” che misogini. Essere un “sessista” è abbastanza comune in America, specialmente tra i cristiani evangelici e di destra che vedono le donne come subordinate agli uomini». E su Harris: «Personalmente non pensavo che una donna nera, per quanto altamente qualificata, potesse essere eletta alla presidenza negli Stati Uniti vista la storia di questo Paese: sessismo casuale e intenzionale, razzismo onnipresente. Durante la campagna di Kamala Harris, tuttavia, era chiaro che la vicepresidente godeva di un sostegno molto forte e che era possibile che le questioni femminili potessero contribuire a spingere la sua candidatura fino al massimo risultato». Non è stato così. L’effetto donna non c’è stato. Il “momentum” in cui la candidata dem diceva di credere è sembrato solo un’illusione ottica. Come se i democratici americani e i loro sostenitori non fossero riusciti a uscire dalla propria bolla, a guardare a quel che davvero succedeva fuori dalle loro convinzioni.«Secondo i dati delle elezioni – dice Oates – sembra che molti uomini di colore non l’abbiano sostenuta, e che l’abbia fatto solo il 47 per cento delle donne bianche, sebbene le sue politiche includessero un forte sostegno ai diritti di tutte le donne. Sembrerebbe quindi che uno stretto margine di donne bianche sia pronto a votare per un uomo che non sostiene i diritti delle donne, invece che per una donna nera che lo fa. È un fatto indiscutibile su cui è doveroso riflettere».Anche per questo, «in tutto il Paese l’atmosfera generale è di incredulità da un lato, unita a una sensazione di esaurimento, di burn out, mentre dall’altra parte si celebra. Si dice che i seguaci del MAGA pubblichino post di esecuzioni di “traditori”. Sa cosa significa questo?». Oates non aspetta la risposta, la dà lei: «Il movimento MAGA si basa su rabbia, invidia, gelosia: senza dubbio, le radici classiche del fascismo populista».