Corriere della Sera, 9 novembre 2024
Il piano di Trump per l’Ucraina
Sono trascorsi solo tre giorni dalla vittoria elettorale di Donald Trump e già il conflitto russo-ucraino diventa tema incandescente. Il neoeletto presidente lo pone al cuore della sua politica estera e rilancia le vecchie simpatie per Vladimir Putin con l’intenzione di fare tacere presto le armi. Già più volte nel recente passato Trump aveva dichiarato di essere certo di poter terminare la guerra «in 24 ore». Da Mosca Putin apre al dialogo. Non è escluso un loro colloquio diretto a breve. Una mossa che de facto indebolirebbe grandemente la portata del mandato di cattura emesso contro il presidente russo dal Tribunale internazionale dell’Aja e lo riporterebbe al centro dei grandi giochi, dopo quasi tre anni di embargo da parte del campo occidentale. L’Europa si divide fra le posizioni filorusse di Viktor Orbán e pro ucraine di Emmanuel Macron. L’Ucraina trema, mentre sulla scena politica locale riemergono figure di attivisti filo Mosca. Volodymyr Zelensky mercoledì ha parlato al telefono con Trump. Il presidente ucraino teme di essere scaricato dagli americani, che sono stati la sua garanzia militare più importante. Zelensky appare oggi schiacciato tra l’incudine di Trump e il martello di Putin.
Il piano Trump non è ancora stato reso pubblico. Ma nelle ultime settimane la stampa anglosassone ne ha anticipato alcuni elementi, rivelati per lo più dal vicepresidente James David Vance.
1) Congelare subito la guerra in corso. La Russia si tiene le terre occupate con la forza sia nel 2014-15 che dal 2022. Si tratta di circa il 20 per cento del territorio ucraino e comprende la penisola di Crimea, il Donbass (con le regioni di Lugansk e Donetsk sino a Mariupol), tutta la fascia di territorio lungo il Mare di Azov sino a Kherson e larga parte della regione di Zaporizhzhia. In questo contesto, gli ucraini potrebbero cedere ciò che ancora controllano dal 6 agosto scorso della regione russa di Kursk (circa 500 chilometri quadrati) in cambio di altre zone occupate dai russi.
2) Viene creata una fascia demilitarizzata di circa 1.000 chilometri, che deve ancora essere definita. Potrebbe venire pattugliata da truppe europee: Trump non vuole inviare soldati americani o pagare con fondi Usa. Le spese per questo progetto devono soprattutto essere europee.
3) Il fronte alleato promette a Mosca che almeno per i prossimi 20 anni l’Ucraina non entrerà nella Nato. Non è ben chiaro invece quali garanzie militari dovrebbe ricevere l’Ucraina. In alcune versioni del piano si spiega che la difesa militare della nuova Ucraina «rimpicciolita» dovrebbe essere affidata soltanto agli europei. In altre viene ventilata la possibilità che gli americani possano inviare armi e attrezzature per aiutare a costruire e mantenere solide difese sui nuovi confini.
Il presidente ucraino vorrebbe tenere una conferenza di pace internazionale al più presto con la presenza di una delegazione russa, ma sulla base del suo piano di pace in 10 punti così riassumibili.
1) Garantire agli ucraini l’entrata certa a pieno titolo nella Nato entro un lasso di tempo ragionevole dopo la fine della guerra. Nel frattempo, la coalizione occidentale dovrebbe continuare a inviare armi e munizioni per fermare l’aggressione russa, liberare tutte le terre occupate e convincere Putin che non può sperare in alcuna vittoria militare. Gli alleati dovrebbero inoltre fornire missili a lunga gittata e aerei con il permesso di potere colpire le basi nel profondo della Russia. «I russi possono essere convinti alla pace soltanto con la forza», è la formula di Kiev.
2) L’Ucraina ha il diritto di tornare a controllare tutti i suoi confini che sono quelli definiti al momento della sua indipendenza dopo l’implosione dell’Unione Sovietica nel 1991. Dunque, la Russia deve ritirarsi da tutti i territori occupati, comprese la Crimea e le zone del Donbass prese dai separatisti nel 2014.
3) Mosca deve pagare i risarcimenti per i danni provocati dalla guerra e rendere conto dei crimini di guerra.
Il presidente russo ha più volte ribadito la sua convinzione per cui non esiste una nazione ucraina indipendente dal Rusky Mir. A suo dire neppure Zelensky è un presidente legittimo: il suo «regime va denazificato» e oltretutto il suo mandato è scaduto in primavera. Ciò premesso, Putin pone come condizione imprescindibile l’accettazione della sua piena sovranità sulle zone prese nel 2014-15, e delle quattro regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson occupate nel 2022. In queste ultime ha voluto il referendum per imporre la sovranità russa nel settembre 2022, ma al momento sono solo parzialmente controllate dai suoi soldati. Putin esige anche il ritiro ucraino da Kursk. Inoltre – secondo il Cremlino – l’Ucraina va demilitarizzata, deve diventare uno Stato neutrale e non potrà mai entrare nella Nato. Va punito qualsiasi tentativo di cancellare la lingua e cultura russe entro i suoi confini.